Il tradimento è uno degli eventi della vita di coppia più difficili da affrontare ed anche uno tra i più comuni. Una stima rileva che circa il 20-25% di questi episodi avviene durante il matrimonio (Laumann et al., 1994) e che una percentuale maggiore (75% dei casi) si osserva tuttavia nel corso della frequentazione romantica (Shackelford, LeBlanc & Drassn 2000).
La scoperta dell’infedeltà subita è vissuta comunemente come una dolorosa trasgressione al rapporto di fiducia instaurato nella coppia e porta la persona tradita a esperire sintomi ansiosi o depressivi (Bird, Butler, & Fife, 2007), in quanto è opinione diffusa reputare il tradimento come un evento altamente nocivo alla coppia e come segnale che la relazione romantica potrebbe non avere le basi per continuare (Shackelford et al., 2000). La consapevolezza di aver perso tempo in un rapporto non autentico e la pressione sociale alla realizzazione della famiglia, potrebbero incidere sulla salute mentale di questi soggetti, che vedono crollare le certezze e i progetti costruiti fino a quel momento.
Il presente studio (Shrout & Weigel, 2020) si propone quindi di esplorare la relazione tra le valutazioni cognitive negative vissute in seguito al tradimento e i livelli di stress connessi agli esiti sulla salute mentale dell’individuo, oltre al ruolo che l’autostima gioca in questa relazione. Per valutare le variabili oggetto di indagine sono stati somministrati dei questionari online agli individui che riferivano di essere stati traditi negli ultimi 3 mesi. Il campione, costituito da 148 soggetti prevalentemente di sesso femminile, ha quindi risposto ad una serie di domande che permettevano di valutare attraverso la Relationship Attribution Measure (Fincham & Bradbury, 1992) la causalità e la responsabilità percepita del partner infedele, attraverso la Break-Up Distress Scale (Field et al., 2009) lo stress esperito da chi ha subito il tradimento, attraverso la Center for Epidemiologic Studies Depression Scale-Revised (Eaton et al., 2004) i sintomi depressivi, attraverso la Generalized Anxiety Disorder Scale (Spitzer et al., 2006) i sintomi ansiosi, e infine attraverso la Rosenberg Self-Esteem Scale (Rosenberg, 1965) i livelli di autostima.
I risultati ottenuti mostrano che l’attribuzione al partner della causalità e responsabilità del tradimento è collegata allo stress vissuto in conseguenza dell’evento, il quale a sua volta risulta essere in grado di esacerbare i sintomi depressivi e ansiosi. Inoltre, si è trovato che l’autostima è in grado di moderare la relazione tra le valutazioni cognitive negative, lo stress associato all’infedeltà e in ultima analisi la salute mentale della persona.
In conclusione, i dati a nostra disposizione consentono di individuare una relazione indiretta tra le valutazioni negative cognitive e i sintomi depressivi e ansiosi esperiti successivamente, oltre a evidenziare un importante ruolo ricoperto dall’autostima. E’ stato infatti dimostrato che una percezione di sé stessi positiva può essere considerata un fattore protettivo, in grado di fornire all’individuo le risorse adeguate ad affrontare e superare le conseguenze che il tradimento può avere in termini di salute mentale, permettendo quindi di aumentare la capacità di resilienza dell’individuo.