Sembra che i cantanti d’opera debbano mantenere una forte motivazione e una capacità di auto-regolazione per fronteggiare lo stress e l’ansia legate alle condizioni di lavoro e alle pressioni psicologiche.
Non è insolito per i cantanti d’opera fronteggiare momenti di stress e ansie dovute alla propria condizione occupazionale e alla performance (Kenny, Davis, & Oates, 2004), convivendo spesso con una sensazione d’incertezza dovuta anche alla condizione itinerante dei programmi di lavoro e il conseguente isolamento personale (Kenny et al., 2004).
Sembra che in questa categoria di artisti più alto è il livello di ambizione, maggiori sono perfezionismo e ansia (Barbara, Crippab, & Osoriob, 2014; Kenny et al., 2004; Ryan & Andrews, 2009).
Date queste premesse – psicologiche e lavorative – appare fondamentale per i cantanti d’opera mantenere una forte motivazione e una capacità di auto-regolazione per fronteggiare le numerose situazioni stressanti (Gratz & Roemer, 2004).
Nonostante esistano programmi di trattamento (Kenny, 2005) e di training (Bartle, 1990; du Plessis et al., 2001; Ryan et al., 2006) specifici per i cantanti, sinora c’è pochissima letteratura in merito agli effetti di questi programmi sul benessere psicologico dei cantanti.
A questo scopo Thomson et al. (2017) hanno investigato gli effetti di un programma intensivo che si focalizzasse sia sulla performance sia sul benessere psicologico dei cantanti d’opera. Per questo studio 123 cantanti d’opera (19 maschi e 104 femmine) sono stati reclutati e sottoposti a un programma di training – indifferentemente di 2 o 4 settimane – che includeva lezioni di canto, di tecnica sulla performance, sulla visualizzazione, sulla recitazione, e anche sullo yoga, il movimento, l’improvvisazione, il marketing e i social media.
La filosofia dietro questo programma, e l’ipotesi dello studio, era che un ambiente supportivo in cui esercitarsi per l’affinamento di diverse skill – non solo musicali – senza la scure della critica avrebbe avuto benefici sul senso di autostima e di regolazione delle emozioni, oltre che sulle sensazioni legate alla vergogna, all’ansia e al perfezionismo.
Per la valutazione di questi costrutti sono stati consegnati ai partecipanti i seguenti questionari in tre tempi diversi – immediatamente prima del training, immediatamente dopo e sei mesi dopo: Difficulties in Emotion Regulation Scale (DERS, Gratz & Roemer, 2004) per la valutazione della regolazione delle emozioni; Dispositional Flow Scale-2 (DFS2, Jackson, & Eklund, 2004) per la valutazione del flow, connesso alla performance; Internalized Shame Scale (ISS, Cook, 2001) per la valutazione della sensazione di vergogna; Multidimensional Perfectionism Scale (MPS, Hewitt & Flett, 2004), una scala sui tratti perfezionistici; Trait Anxiety (STAI-Y2, Spielberger, 1983), per la valutazione dell’ansia.
Dai risultati è apparso che i cantanti (sia che avessero seguito il corso di due, sia di quattro settimane) hanno migliorato la propria performance, riportando di aver percepito intervalli più consistenti di flow, sia dopo il training sia nel follow-up di sei mesi. I partecipanti hanno inoltre riportato benefici nella regolazione delle emozioni e in termini di autostima, oltre che un abbassamento delle sensazioni legate alla vergogna, dei tratti perfezionistici e ansiosi. Questi benefici sono rimasti stabili anche a distanza di sei mesi.
Questi risultati – che incoraggiano anche un’attenzione verso l’evidenza empirica in questo ambito – hanno confermato l’ipotesi iniziale, e rappresentano un tassello importante per la definizione e la messa in pratica di programmi strutturati specifici per i cantanti d’opera: fornire gli strumenti pratici per l’aumento dell’autostima e della regolazione delle emozioni può essere senz’altro considerato di beneficio anche dal punto di vista artistico.