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La minaccia dello stereotipo: vale anche per gli uomini?

Chiunque può essere soggetto alla minaccia dello stereotipo ma nel mondo reale in che misura è presente negli uomini e con che effetti a livello lavorativo?

Di Margherita Rovida

Pubblicato il 18 Mag. 2020

La minaccia indotta dall’attivazione dello stereotipo, definita nella letteratura internazionale “stereotype threat”, è un fenomeno complesso.

 

Prevede due condizioni: la prima è che la persona sia consapevole di uno stereotipo esistente sul proprio gruppo di appartenenza, ad esempio “le donne non sanno guidare”. La seconda condizione è che la persona si trovi in una situazione in cui una propria caratteristica o comportamento potrebbe confermare lo stereotipo su di sé. Riprendendo l’esempio di prima, possiamo immaginare una ragazza che debba parcheggiare l’auto proprio mentre per strada sta passando un uomo. La ragazza potrebbe sentirsi osservata e diventare improvvisamente consapevole del rischio che, se non riuscirà a parcheggiare l’auto correttamente, confermerà con il proprio comportamento lo stereotipo secondo cui le donne non sanno guidare. La minaccia dello stereotipo è quindi la consapevolezza del pericolo di essere giudicati in base a uno stereotipo (Carnaghi e Arcuri, 2007).

I primi ad occuparsi di stereotype threat sono Aronson e Steele, nel 1995. A questo primo studio, sono seguite numerose ricerche sulla stereotype threat. Lewis e Sekaquaptewa (2016) sottolineano che la maggior parte della ricerca sul fenomeno si è focalizzata sulle conseguenze sulla performance. Ad esempio, sono stati indagati gli effetti sulle prestazioni sportive o sui risultati ai test di matematica. Tuttavia, gli autori specificano che la minaccia dello stereotipo può avere anche altre conseguenze, tra cui rendere più difficili le interazioni tra gruppi diversi e condurre a minor coinvolgimento sul lavoro (Kalokerinos, Kjelsaas, Bennetts e Hippel, 2017).

La ricerca si è concentrata su alcune categorie tradizionalmente discriminate, come le donne o le persone anziane. Kalokerinos e collaboratori (2017) invece hanno studiato gli effetti della stereotype threat su uomini che lavorano in professioni a prevalenza femminile, nello specifico su uomini insegnanti e assistenti sociali. L’obiettivo dello studio è duplice: verificare se una categoria tradizionalmente avvantaggiata possa subire la minaccia dello stereotipo e se, in tal caso, questo conduca a minor impegno nella propria professione.

Lavorare come insegnante o assistente sociale richiede qualità come gentilezza e capacità di prendersi cura dell’altro, ossia caratteristiche stereotipicamente associate alle donne. Gli uomini invece sono stereotipicamente descritti come aggressivi, dominanti e competitivi, aspetti che mal si accordano a professioni che coinvolgono dei bambini.

La questione è particolarmente interessante se si parte da questa considerazione: secondo la teoria originaria di Steele (1997), chiunque può essere soggetto alla minaccia dello stereotipo, indipendentemente dal fatto che il suo gruppo di appartenenza sia stigmatizzato o meno nella società. Le ricerche in laboratorio confermano questa teoria. Gli autori del presente studio però si chiedono se, nel mondo reale, al di fuori del laboratorio, lo status di privilegio che caratterizza gli uomini possa proteggerli dalla minaccia dello stereotipo.

Perché gli autori ipotizzano che gli uomini, seppur soggetti a stereotipi, possano non subire le conseguenze della minaccia dello stereotipo? Per via di un fenomeno chiamato “glass escalator”: gli uomini che lavorano nelle professioni a prevalenza femminile tendono ad avere stipendi più alti e migliori opportunità di lavoro, ad essere promossi più rapidamente e ad essere sovrarappresentati nelle posizioni di leadership. Gli autori quindi ipotizzano che questi fattori possano proteggere gli uomini dalle conseguenze negative della minaccia dello stereotipo.

Per verificare queste ipotesi contrastanti, Kalokerinos e colleghi (2017) hanno condotto due studi. Il primo ha coinvolto insegnanti di scuola elementare. I risultati di questo studio correlazionale indicano che gli insegnanti uomini riportano livelli più elevati di minaccia dello stereotipo. La minaccia dello stereotipo è associata in questo campione a minore soddisfazione lavorativa e minor commitment verso la professione di insegnante. Tuttavia il livello di minaccia percepita è in media relativamente basso. Questo indica che la minaccia dello stereotipo potrebbe avere degli effetti meno pervasivi negli uomini rispetto a gruppi tradizionalmente svantaggiati.

Il secondo studio, sperimentale, coinvolge assistenti sociali che operano nell’ambito della protezione dei minori. I partecipanti devono leggere il report di un caso che è stato gestito adeguatamente e con sensibilità dall’operatore o, al contrario, con scarsa sensibilità e senza successo. Devono poi rispondere alle domande “Secondo te, quanto bene ha gestito la situazione l’operatore?” e “Rispetto a questo operatore, quanto meglio avresti gestito la situazione?”. L’obiettivo è generare un paragone sociale tra il partecipante e l’ipotetico operatore. L’ipotesi è che gli assistenti sociali uomini, dovendosi paragonare con qualcuno che ha gestito correttamente il caso, sperimentino un maggior senso di minaccia dello stereotipo. I risultati confermano questa ipotesi: gli assistenti sociali uomini sperimentano la minaccia dello stereotipo quando devono confrontarsi con un operatore capace. La minaccia dello stereotipo è inoltre connessa a maggiori intenzioni di abbandonare la professione di assistente sociale negli uomini che sperimentano più elevati livelli di minaccia. Un dato contrastante però indica che, complessivamente, sono le donne ad avere maggiori intenzioni di lasciare la professione.

Come si spiegano questi dati? Da un lato, lo studio di Kalokerinos e collaboratori (2017) supporta la teoria di Steele (1997): tutti, anche i gruppi tradizionalmente avvantaggiati, possono subire la minaccia dello stereotipo e le sue conseguenze negative. Dall’altro, i risultati indicano che i livelli di minaccia sperimentati dagli uomini in professioni a prevalenza femminile sono più bassi in media rispetto ai livelli sperimentati dai gruppi tradizionalmente svantaggiati. Lo status di cui godono gli uomini in ambito lavorativo potrebbe agire da fattore protettivo rispetto alla minaccia dello stereotipo. Per questo le donne avrebbero comunque più elevate intenzioni di abbandonare la professione, poiché sanno che le posizioni di potere saranno più probabilmente attribuite ai loro colleghi maschi.

Una possibile limitazione a queste conclusioni è che i partecipanti uomini coinvolti sperimentino bassi livelli di minaccia in quanto gli uomini che considerano minacciosi gli stereotipi di genere potrebbero del tutto evitare di lavorare in ambiti a prevalenza femminile o abbandonare precocemente tale professione. Per questo gli autori suggeriscono ricerche future che possano coinvolgere partecipanti agli inizi delle loro carriere.

Avere un maggior numero di uomini in professioni tradizionalmente femminili aiuta a rendere migliori le condizioni di lavoro, ad esempio la retribuzione, e contribuisce a rendere meno rigidi gli stereotipi di genere. Per questo abbiamo bisogno di studi come quello di Kalokerinos e colleghi (2017).

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