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Covid19 e amanti

Delle restrizioni imposte causa covid-19 ha risentito molto una fascia di popolazione più ampia di quanto si tenda a immaginare, quella degli amanti

Di Roberto Lorenzini

Pubblicato il 27 Mag. 2020

Esiste un fenomeno che, a somiglianza del lavoro in nero, è grandemente sottostimato e i cui protagonisti, appunto perché negati e sconosciuti, stanno pagando un prezzo altissimo per la attuale pandemia: quello degli amanti.

 

Se il paese tutto va in sofferenza sono soprattutto le fasce deboli a subirne le conseguenze e si allarga la forbice tra ricchi e poveri. Quando la ricchezza complessiva aumenta è soprattutto la media e alta borghesia ad avvantaggiarsene e si allarga la forbice tra ricchi e poveri il che mi riporta alla memoria un detto scarsamente raffinato sulla destinazione finale di un certo cetriolo di un non meglio identificato ortolano (cosa analoga avviene con il prezzo del petrolio: sia che l’OPEC lo aumenti, sia che crolli ai minimi storici l’effetto è sempre un aumento del prezzo dei carburanti alla pompa). Solo la morte pare essere davvero una imparziale “livella” quantunque le cure che la precedono nel tentativo di rimandarla o renderla più dolce non siano affatto livellate. Il governo ha preso e prenderà ulteriori provvedimenti per i più colpiti dalla frenata dell’economia, i piccoli lavoratori autonomi, i giovani precari, le partite IVA che rischiano di non poter fare la spesa nonostante i negozi di alimentari siano aperti. Ancora più in difficoltà sono i cosiddetti “lavoratori in nero” che rappresentano una grossa fetta del PIL del paese ma non risultano da nessuna parte e dunque non sono nemmeno facilmente raggiungibili da eventuali sussidi perché per lo Stato e per l’INPS semplicemente non esistono. Forse sarà l’occasione per un ennesimo condono fiscale ma ben venga se finalmente emergerà dal nulla questo enorme e rimosso problema del lavoro in nero, enorme ammortizzatore tra il lavoro riconosciuto e tassato e la disoccupazione. Esiste un altro fenomeno che, a somiglianza del lavoro in nero, è grandemente sottostimato e i cui protagonisti, appunto perché negati e sconosciuti, stanno pagando un prezzo altissimo per la attuale pandemia. Il fenomeno è quello dell’adulterio e i suoi lavoratori in nero senza diritti e riconoscimenti sono “gli amanti” improvvisamente separati, alienati dai loro consueti luoghi di incontro (specialmente il lavoro) e rinchiusi in una cattività domestica dove anche gli strumenti di comunicazione sul web sono requisiti a vantaggio dei più piccoli per le lezioni scolastiche o per i più istituzionali auguri e contatti con nonni soli e parenti lontani. Potreste obiettare che il fenomeno sia quantitativamente irrilevante invece è esattamente come per il COVID19 dove i positivi accertati sono un minuscolo sottoinsieme dei positivi reali che dunque sono potenzialmente e inconsapevolmente vettori di contagio. Sarà utile fornire dunque, prima di proseguire, alcuni dati epidemiologici sul fenomeno nella nostra cara vecchia Europa.

Cenni di epidemiologia:

Per la Corte di cassazione francese l’infedeltà non è più un atto contro la morale, in quanto scrive nel 2015: “con l’evolversi delle abitudini così come dei concetti morali, ad oggi non è più possibile considerare l’infedeltà coniugale come in contrasto con la comune rappresentazione della moralità nella società contemporanea”. L’infedeltà non è quindi diversa da qualsiasi altra forma di libertà di espressione e presto non sarà più considerata una delle cause che giustificano un divorzio.

Contemporaneamente i dati diffusi da “Gleeden.com”, il più grande sito di incontri dedicato a donne sposate in cerca di incontri, ci dice che in Italia nel corso dell’intera esistenza di coppia: il 30% resta per sempre fedele, nel 40% dei casi uno dei due partner tradisce mentre nel restante 30% entrambi tradiscono e dunque nel 70% dei casi le coppie vivono una situazione di tradimento singolo o doppio.

Secondo i dati raccolti su base europea dall’IFOP (istituto francese di opinione pubblica) il 45% degli italiani ha dichiarato di aver tradito il partner almeno una volta contro il 43% della Francia, il 39% della Spagna e il 36% della Gran Bretagna. Ancora più interessanti dei fatti per noi psicologi sono le opinioni che si hanno sui fatti e la ricerca ci dice che alla domanda “ti sei pentito/a di aver tradito il partner?” solo un 27% di italiani ha risposto sì contro il 73% di no. E anche stavolta la percentuale è la più alta d’Europa (Francia e Germania 28%, Spagna 36% e Gran Bretagna 50%). Ma quale valore morale danno gli italiani all’infedeltà? Quello che appare particolarmente interessante non è solo l’intensa pratica dell’adulterio ma il fatto che sia in corso un mutamento della comune morale per cui si tende sempre più a ritenerlo accettabile. Secondo una ricerca condotta su scala mondiale dall’americana Pew Research il nostro Paese appare molto più laico di quello che si pensa: se è vero che il 64% degli italiani pensa che l’infedeltà sia moralmente inaccettabile, la percentuale risulta comunque tra le più basse del mondo. Negli Stati Uniti, ad esempio, ben l’84% condanna pubblicamente il tradimento, così come il 76% dei Britannici e solo il 47% dei francesi e il 60% dei tedeschi.

Ancora dati IFOP ci dicono che per il 56% degli italiani si può essere innamorati del proprio partner e comunque tradirlo. Un approfondimento dello studio tutto dedicato all’Italia in quanto patria del cattolicesimo ha rivelato che per il 63% degli italiani è del tutto possibile amare due persone contemporaneamente, con un 21% degli intervistati che ha rivelato una stabile e duratura relazione con l’amante contro un 41% di avventure occasionali; il 43% degli infedeli si aspetta di essere perdonato dal partner qualora venga scoperto.

Rispetto ai tempi del tradimento il sondaggio IPSOS afferma che il 35% degli intervistati dichiara di aver ceduto al tradimento dopo il 5° anno di matrimonio, il 30% tra il 2° e il 5° anno. Per un 20% un anno di fedeltà è stato più che sufficiente, mentre un 15% ha resistito solo 3 mesi.

Ad essere intervistati sulle proprie relazioni extraconiugali sono stati 1565 italiani, uomini e donne, sposati e di età compresa tra i 24 e i 64 anni. Questi i risultati dettagliati:

Nel primo anno di matrimonio: il tasso di infedeltà è del 27% per gli uomini e del 21% delle donne. C’è però da considerare che tra coloro che tradiscono già al primo anno c’è un 35% che era stato infedele almeno una volta anche negli anni del fidanzamento.

Nel 2° e 3° anno di matrimonio: il divario tra l’infedeltà maschile e quella femminile aumenta. Il 36% degli uomini contro l’11% delle donne. Generalmente questo è il periodo in cui nasce il primo figlio, nuova situazione vissuta in maniera spesso diametralmente opposta dai due partner: le donne, prese del nuovo arrivato, trascurano un po’ il marito che così è costretto a rifugiarsi nelle braccia di qualcun’altra (o almeno questo è il luogo comune e la classica scusa utilizzata per giustificarsi!).

Tra il 3° e il 9° anno di matrimonio: il tasso di infedeltà cresce esponenzialmente e non si registrano più grandi differenze tra uomini e donne. Il 58% degli intervistati uomini ha confessato uno o più tradimenti, per le donne invece la percentuale è del 46%.

Dal 9° al 25° anno, l’infedeltà si fa “seriale”: il tradimento è ormai una routine per il 49% degli intervistati uomini e per il 36% delle donne.

Dopo il 25° anno di matrimonio: il tasso di infedeltà è solo del 13%. Ovviamente il fatto è probabilmente da imputare ad un fattore di età.

L’Italia presenta forti contraddizioni tra la pratica, che la vede come il paese più infedele d’Europa, e la teoria, mostrandosi ancora in bilico tra rivendicazioni laiche ed un eredità ancora fortemente cattolica.

Il 76% degli Italiani ha infatti dichiarato che rimanere fedeli per tutta la vita è possibile e la risposta è trasversale a qualsiasi fascia d’età, religione e orientamento politico.

E’ evidente la contraddizione tra ciò che si fa e ciò che si dice di credere. Meglio sarebbe dire “tra ciò che si dice di fare e ciò che si dice di credere”.

Quello che gli italiani non riescono ad accettare quando si parla di infedeltà è la manifestazione del suo lato puramente sessuale: tra gli atti che costituiscono fonte di tradimento infatti figurano baciare alla francese una persona diversa dal partner (77%), avere rapporti orali (89%), fino al rapporto sessuale vero e proprio, sia che si tratti di un episodio momentaneo (89%) che di una pratica regolare (92%). Innamorarsi di un’altra persona ve bene quindi, basta che l’amore rimanga platonico e non si traduca in qualcosa di più fisico.

Un dato incontrovertibile sia per gli Stati Uniti che per l’Europa è che le donne hanno raggiunto e molto spesso superato gli uomini nella tendenza a tradire e che le differenze precedenti che volevano gli uomini tradire per motivi sessuali e per relazioni occasionali mentre le donne per motivi sentimentali e per relazioni più profonde e prolungate, non sono più attuali e le differenze nel tipo di tradimento non riguardano il genere ma la singola personalità. Un importante stereotipo che voleva gli uomini interessati ad una cosa sola sembra dunque superato in nome di una raggiunta parità di genere. Tutte queste ricerche si basano su interviste degli interessati che possono comunque mentire e tendenzialmente in un’unica direzione, quella negazionista. Dati più oggettivi ci giungono da quella che in ambito giuridico è diventata ormai “la prova regina” ovvero il test del DNA utilizzato per l’accertamento di paternità in continuo aumento in Italia dove dice l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente dell’associazione dei matrimonialisti italiani:

Secondo le stime ricavabili dai dati statistici, il 15% dei secondi figli è di un padre diverso da quello ufficiale e la percentuale arriva al 25% nel caso dei terzi figli. Sono in aumento vertiginoso le perizie che i tribunali dispongono per accertare la paternità. Inoltre, è aumentata di circa il 30% la vendita online di kit per l’accertamento ‘fai da te’ della paternità. Tali stime dimostrano che le infedeltà coniugali sono in netto aumento nel nostro Paese o almeno il livello del sospetto degli uomini di non essere padri dei propri figli oggi è particolarmente elevato e preoccupante.

In conclusione un figlio su 5 (il 20%) non è del padre legittimo. Credo sia ragionevole ipotizzare che tale percentuale sia molto superiore tra gli aborti in quanto tale esito, volontario o meno, è un rischio molto maggiore in una gravidanza adulterina. Se infine consideriamo che non tutti i rapporti sessuali comportano una gravidanza, soprattutto se si tratta di rapporti sessuali non consentiti, si può avere una stima di quanti coiti avvengano in coppie non istituzionali. Nel mondo omosessuale poi, sia maschile, come si è sempre affermato in nome del pregiudizio succitato che vedeva come il maschio sempre sex-oriented, sia femminile, entrambi liberi dal rischio gravidanza, la percentuale dei tradimenti occasionali o prolungati è certamente maggiore. La vita da amante benché, parrebbe, scelta da molti per periodi più o meno brevi è tutt’altro che semplice.

Per gli amanti le feste comandate ed in generale le vacanze sono sempre stati periodi neri perché predominano le esigenze delle famiglie d’origine, i pranzi a cui non si può mancare, la condivisione assoluta delle 24 ore con coniugi, generazioni precedenti e progenie e persino la ricerca di silenziosa solitudine senza scopi reconditi è stigmatizzata come colpevole diserzione dal festoso regolamentare ritrovarsi. Ora siamo in un momento dolorosissimo in cui la serrata amorosa da pandemia rischia, non trattandosi di attività produttiva essenziale senza neppure la difesa di Renzi, di trapassare direttamente nelle vacanze estive su cui, da buoni italiani motivati a far ripartire il turismo almeno interno, investiremo fino all’ultimo euro. A parziale conferma di quanto detto sopra, dall’inizio dei provvedimenti di lockdown le farmacie segnalano un crollo nella vendita di preservativi compensato da un incremento del consumo di ansiolitici. Le associazioni di “amanti anonimi”, di concerto con le varie rappresentanze LGBT, che unite radunano circa l’85% del mondo dell’amore in nero (restano escluse le potentissime ma ancor più segrete congreghe e confraternite per il cosiddetto “amore disordinato” in tonaca che comunque hanno modo di far valere la loro pressione nelle sedi giuste sensibili all’appoggio ecclesiale) hanno proposto al governo una serie di misure urgenti (un decalogo) perché il mondo dell’amore in nero non si fermi del tutto con drammatiche conseguenze anche sull’indotto (fiorai, regali di lusso, alberghetti, motel e localini fuori porta):

  • Sconto del 50% sull’acquisto di telefoni satellitari in grado di connettersi da qualsiasi esotica località di vacanza con inclusi programmi di crittografia che abbiano superato il test “enigma” della macchina di Alan Turing che concorse alla vittoria alleata nella seconda guerra mondiale.
  • Voucher spendibili per un soggiorno di un week end in qualsiasi albergo, pensione, bed and breakfast e agriturismo italiano.
  • Accesso gratuito a totale carico dello Stato a tutti gli alberghi con servizio a ore diurno.
  • Sconto del 70% sui programmi di computer per un sexting avanzato e multisensoriale (in linea con gli analoghi provvedimenti per lo smart-working).
  • Aggiunta al modello di autocertificazione per l’allontanamento da casa della motivazione “impellenti e improrogabile esigenze affettivo/sessuale”
  • Libero accesso alle seconde case, garconierre e similari.
  • Transitoria sospensione del reato di “atti osceni in luogo pubblico” per chi dimostri di non avere altro luogo possibile che la propria vettura.
  • Riservare a loro, quando avverrà la riapertura e per i successivi tre mesi dell’ultima fila di posti in cinema e teatri.
  • Esenzione del pagamento di qualsiasi prodotto sanitario e parasanitario connesso all’attività sessuale o alle sue conseguenze.
  • Riscatto agevolato ai fini pensionistici del periodo di astinenza dovuto al distanziamento sociale da COVID19.

PS: è del tutto evidente, spero, che la maggior parte delle cose soprascritte siano delle bischerate, ma non i dati epidemiologici. Ammesso che di malattia si tratti, perché in tal caso dovremo parlare di una ulteriore nascosta pandemia. Meditiamoci.

Naturalmente, figuriamoci! Tutto ciò non riguarda certamente la vostra bella famigliola. Semmai, al massimo, quella del vostro vicino di casa. Peccato che lui pensi esattamente la stessa cosa ed è forse per questo che quando vi incontrate vi guarda con quel sorrisetto da demente che però la sa lunga.

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