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La trasformazione di Sansa Stark – La LIBET nelle narrazioni

Ripercorriamo in termini LIBET la storia di Sansa Stark in Game of Thrones e la sua trasformazione a seguito delle molteplici invalidazioni che sperimenta

Di Davide De Rosa Saccone

Pubblicato il 06 Apr. 2020

Nel momento in cui Sansa Stark ottiene potere e riconoscimento tramite la sua intelligenza e il suo spirito combattivo, si assiste alla sua evoluzione finale: si riappropria del suo corpo, in seguito alle violenze subite, e del suo destino, senza delegare la propria realizzazione alla presenza di un principe azzurro.

La LIBET nelle narrazioni – (Nr. 13) Sansa Stark

 

Attenzione: l’articolo può contenere spoiler!

Il personaggio di Sansa Stark è, probabilmente, uno dei personaggi che ha mostrato un percorso di cambiamento più forte all’interno delle 8 stagioni di Game of Thrones. Dapprima, infatti, Sansa appare come una giovane ragazza che sogna di essere data in sposa al principe Joffrey, così come nelle favole che la madre le raccontava quando era piccola. Per poter diventare una lady, a Sansa viene chiesto di essere sempre bella e posata, senza immischiarsi nelle vicende considerate da uomini: il suo aspetto è sempre curato, i suoi modi sempre educati e si dedica al cucito.

La realizzazione e la validazione da parte dei genitori sembrerebbero secondarie ad una condizione: “Sarai riconosciuta solo se sarai una regina”.

Per poter rispondere a questa condizione, Sansa adotta una strategia di Metacontrollo molto strutturata per la protezione dal tema, che potrebbe essere quello di indegnità. Il piano, prescrittivo, per riuscire a ottenere considerazione pare quello di conformarsi allo stereotipo della Lady nobildonna, controllandosi nei comportamenti e negli atteggiamenti, senza mai contraddire il principe.

Quello che la attende nel corso delle successive stagioni, tuttavia, invaliderà più volte il suo piano.

Quando Joffrey, suo promesso sposo ed erede al trono, arriva a Winterfell, Sansa è subito preoccupata di non essere abbastanza bella per lui. Durante uno scambio con sua madre, dimostra quanto sia importante per lei diventare sposa di Joffrey, tanto da non considerare il lasciare la sua famiglia e la sua terra di origine, un deterrente per la realizzazione del suo sogno. Ma è in un evento chiave successivo che Sansa dimostra quanto il bisogno di sposare il principe e diventare regina sia per lei importante. Joffrey, infatti, dimostra subito il suo lato violento intimidendo con la sua spada il figlio di un macellaio e quando Arya, la sorella di Sansa, interviene per difenderlo, il principe le punta la spada al collo. È solo grazie all’intervento del metalupo Nimeria, che azzanna il principe al braccio, se Arya rimane illesa. Arya viene accusata da Joffrey di averlo attaccato senza motivo ed è qui che Sansa prende le parti del principe e non della sorella, arrivando a sacrificare come gesto di scuse il suo metalupo.

Da questo momento, tuttavia, si susseguono alcune invalidazioni al piano. Joffrey si rivela, infatti, sempre più violento, manipolativo e sempre meno interessato a Sansa, tanto che prenderà in sposa l’erede di una diversa casata. A Sansa toccherà in sposo lo zio di Joffrey, Tyrion Lannister, detto “il folletto” in quanto affetto da nanismo. Tyrion continua a sua volta a fornire una immagine diversa dal principe idealizzato di Sansa: nonostante non abbia le caratteristiche canoniche del principe (bell’aspetto, cura di sé, rispetto, potere ecc.) si rivela essere gentile con lei, tanto da non consumare il matrimonio. Stesso ruolo ha nello stesso periodo anche il Mastino, il quale la difende prima da Joffrey e poi la salva da un possibile stupro durante alcune sommosse. Questi incontri costituiscono delle prime invalidazioni del piano prescrittivo, ma non sembrano sufficienti ad una sua modifica.

La successiva e probabilmente invalidazione chiave per Sansa è il matrimonio con Ramsay Bolton, figlio illegittimo di Roose Bolton, il quale riconquista Grande Inverno, terra natia di Sansa. Questi si dimostra addirittura più feroce di Joffrey, dando spesso in pasto ai propri cani i suoi nemici e stuprando Sansa la prima notte di nozze. Tuttavia in questo momento sembra esserci una trasformazione. Sansa, infatti, convince Ramsay della pericolosità del nuovo nascituro di suo padre, inducendolo a pugnalare il padre e dare in pasto ai cani la matrigna e il nuovo genito. In seguito, riesce a fuggire e a ricongiungersi con il fratello Jon Snow, con il quale riconquisterà Grande Inverno spodestando i Bolton. Sarà lei stessa, poi, a dare Ramsay in pasto ai suoi cani.

Sembra, dunque, che sebbene il piano resti prescrittivo, il rispetto e il prestigio non siano più ottenibili per Sansa solo tramite il matrimonio ma tramite l’ottenimento di potere esercitando un controllo estremo, un “pugno di ferro”. Nei successivi avvenimenti, infatti, Sansa viene eletta Lady di Grande Inverno, meritandosi la stima di tutti gli alleati della casata Stark.

Continuando a ottenere potere e riconoscimento, non per quei comportamenti definiti in ambito familiare come importanti per essere date in mogli ad un principe, ma tramite la sua intelligenza e il suo spirito combattivo, si assiste all’evoluzione finale di Sansa: si riappropria del suo corpo, in seguito alle violenze subite, e del suo destino, senza delegare la propria realizzazione alla presenza di un principe azzurro.

Colloquio immaginario

Sansa arriva al castello dei Lannister convinta di essere data in sposa al suo principe azzurro Joffrey.

Accede in terapia per umore depresso. Si è nel momento di invalidazione del piano prescrittivo alla cui base sta: “Se sarò una lady, allora avrò il mio principe azzurro”. Fino ad ora Sansa si è infatti comportata secondo gli insegnamenti della madre, è sempre curata nel suo aspetto e nei suoi modi, come si addice ad una nobildonna. Comportamenti come quello della sorella Arya, la quale preferisce alla mondanità lezioni di duello, vengono scoraggiati indicandola spesso come un maschiaccio.

Quando Sansa viene finalmente promessa in sposa al primogenito della casata reale Lannister, il suo sogno sembra avverarsi. Il piano è talmente forte e il bisogno di difendersi dal tema di indegnità è così prevalente da farle sacrificare il suo metalupo a seguito di un litigio tra Arya e Joffrey, durante il quale Sansa si schiera dalla parte di quest’ultimo. Sacrificherà nuovamente una parte della sua famiglia, quando re Joffrey farà decapitare il padre.

Nonostante questi avvenimenti, tuttavia, Sansa resta al palazzo reale nella speranza di vivere la sua favola con il principe Joffrey. A questo punto, però, la natura violenta dell’erede al trono della casata Lannister si riversa su Sansa stessa: dapprima la umilia di fronte a tutta la corte e, in seguito, passa alla violenza fisica facendola picchiare dalle guardie e minacciando ripetutamente di ferirla con una balestra.

T: Signorina Sansa lei mi ha detto che ultimamente sta provando una forte tristezza e un senso di impotenza, soprattutto legate alle sue aspettative nei confronti del principe Joffrey. È corretto?

S: Sì, è così. Mi aspettavo che una volta giunta ad Approdo del Re, sarei finalmente stata amata come le principesse dei racconti che mi faceva mia madre quando ero piccola. Avrei voluto vivere la mia favola. E invece mi ritrovo ad essere umiliata in pubblico e a subire le sue torture.

T: E’ comprensibile provare tristezza e frustrazione in una situazione di forte stress come quella che sta vivendo in questo momento. Specialmente visto che le sue figure più importanti e che potrebbero aiutarla in questo momento sono distanti. Tuttavia è positivo che lei abbia deciso di intraprendere un percorso di terapia; questo indica una forte volontà di cambiare le cose e di reagire a questa situazione, non crede?

S: Sì penso di sì…non so. Forse è come dicevamo l’altra volta: sono stanca di dover sempre dire di sì e di stare zitta. Devo essere sempre controllata in tutto. Ma mi sento come se non fossi libera di fare quello che voglio…di modificare le cose.

T: cambiare non è un processo semplice, occorrono tante energie e tanta forza per rimettere in gioco ciò che ci è stato insegnato quando eravamo piccoli e il nostro modo di comportarci. Si ricorda quando abbiamo parlato della Sansa “bambina” e di cosa le fosse stato insegnato?

S: Sì ricordo, che si è amati solo se ci si comporta come una principessa…

T: Esattamente. Comportarsi in questo modo, tuttavia, è stato utile e funzionale all’interno del suo contesto familiare. Ora però, mi corregga se sbaglio, mi sembra che le stia un po’ stretto.

S: Decisamente stretto. Ma non so cosa fare, ho sempre fatto così e mi aspettavo che sarei stata regina. Forse aveva ragione Cersei quando mi ha detto “Non amerai mai il re”… Forse dovrei fare come fa Arya.

T: Mi spieghi meglio.

S: E’ sempre stata la ribelle. Invece che farsi fare i capelli o di scegliere il vestito da indossare passava il tempo ad addestrarsi nella lotta o nel tiro con l’arco. Ormai è anche più brava dei nostri fratelli. L’ho sempre guardata dall’alto verso il basso per questo, ma forse ha fatto bene lei.

T: Mi faccia capire: in che senso ha fatto bene?

S: A fregarsene di cosa dicevano i miei genitori. Sono sempre stati troppo legati alle tradizioni, sempre a criticarci e pronti a puntare il dito quando sbagliavamo. Con me di meno, ma perché io sono sempre stata quella che faceva quello che dicevano. Arya invece ha avuto la forza di fare quello che le pareva. Forse a me manca questo, forse non sono abbastanza forte.

T: Mi pare che lei stia vivendo una situazione molto difficile tra la recente perdita di suo padre e del suo metalupo e ciò che sta affrontando con Joffrey. Ci sono momenti nella vita che ci mettono di fronte ad una sofferenza che è difficile da sopportare e da affrontare. Ma questo non ci rende persone deboli, anzi.

S: […]

T: Non è d’accordo?

S: Sì è solo che, non so… Vorrei che tutto si risolvesse da solo. Vorrei svegliarmi domani mattina ed essere la principessa che ho sempre desiderato essere.

T: Vede Sansa, questa è la strategia di comportamento che avevamo identificato le scorse volte: cerchiamo di controllarci aspettandoci che la situazione si risolva. Secondo lei in questo momento questa strategia sta funzionando?

S: Direi di no. È quello che mi sono ripetuta quando ho sacrificato Lady, il mio metalupo. E alla fine non è servito a nulla. Alla fine comunque sono finta qui, ad essere picchiata e umiliata da Joffrey.

T: Ecco vede: se questa strategia, come dicevamo prima, è servita alla Sansa bambina con la sua famiglia, è anche vero che al momento sembra avere dei costi troppo alti. E forse, mi corregga se sbaglio, questo suo senso di impotenza potrebbe derivare da qui. Ha imparato un modo di comportarsi che fino ad ora ha sempre funzionato ma adesso sta un po’ scricchiolando e lei si sta chiedendo, anche iniziando un percorso di terapia, come mai non funziona più.

S: Forse ho capito che l’idea che avevo di principessa non è poi quella reale. Voglio dire, di facciata ho ottenuto quello che volevo. Ma non mi sento felice. Ho sacrificato tutto per arrivare qui e ora non mi piace.

T: Ho capito. Allora le chiedo: secondo lei esiste un modo per cambiare la sua situazione attuale?

S: […] Non so, forse dovrei impormi. Ma non ci riesco. Alla fine sono venuta qui per questo no? Perché vorrei che lei mi dicesse cosa devo fare.

T: Sansa, io non posso dirle che cosa deve o non deve fare. Posso però aiutarla a capire se esiste una strategia o una modalità di comportamento differenti da quelle che abbiamo usato fino ad ora e vedere se questo può aiutarla a stare meglio. E’ d’accordo con me?

S: ok…

T: Molto bene. Proviamo allora a pensare ad una situazione in cui ha provato i sentimenti di tristezza e di impotenza di cui mi parla e proviamo a immaginare di imporci, come lo definisce lei.

S: Mi viene in mente subito quando ho preso le parti di Joffrey nel suo litigio con Arya. Avrei dovuto difenderla…del resto aveva ragione lei.

T: Ottimo, proviamo a pensare nello specifico come avrebbe voluto reagire.

S: Gli avrei detto che è un viziato, un idiota e lo avrei fatto sbranare dalla mia metalupa.

T: Certo, sono emozioni e parole forti, ma che sono comprensibili visto quello che le sta capitando. Proviamo però a ridimensionare e a cercare un altro modo che possa comunicare quello che proviamo senza però usare la violenza e passare così dalla parte del torto.

S: Beh, allora avrei potuto dire che Arya non aveva fatto nulla. Che era stato Joffrey a minacciare il figlio del macellaio e poi ad atterrare Arya. Nimeria l’ha solo difesa.

T: Proviamo a immedesimarci nel momento, cosa pensa proverebbe?

S: […]

T: Proviamo come l’altra volta a pensare a che informazioni ci trasmette il corpo. Chiudiamo gli occhi e focalizziamoci sulle sensazioni corporee. Cosa pensa proverebbe in quel momento a livello fisico?

S: Mi tremano le mani…Mi sento il cuore in gola…Avrei voglia di urlare penso

T: Molto bene Sansa, molto bene. Possiamo dare un’emozione a queste sensazioni?

S: Non so… In questo momento mi sembra così distante da cosa provo ora… Forse, felicità?

T: Ottimo, rimaniamo un attimo in quel momento e sentiamo quella emozione.

[…]

Quanto è forte da 1 a 10?

S: direi 6 o 7

T: Molto bene, signorina Sansa. Quindi abbiamo visto come da un lato le strategie che abbiamo utilizzato fino ad ora ci risultino poco efficienti in questo momento e ci diano emozioni negative, mentre dall’altro, immaginando di comportarci in maniera differente, abbiamo provato delle emozioni positive e forti. Lei stessa mi ha detto 6-7 su 10. Giusto?

S: Sì.

T: Mh. Allora direi che potremmo vedere qui insieme come riuscire ad utilizzare comportamenti e strategie nuove. Sarà un percorso che richiederà tempo ed energie, ma sono convinto che abbia le risorse per poterlo affrontare. Che ne dice, è d’accordo?

 

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