Diversi studi con utilizzo di neuroimaging stanno rilevando un ruolo del cervelletto e delle sue alterazioni nei processi cognitivi e affettivi, con particolari implicazioni per quanto riguarda i disturbi del tono dell’umore, come la depressione.
Il cervelletto è sempre stato studiato per il ruolo che esso ha nei processi motori. Ultimamente la ricerca si sta orientando a capire la funzione che questa struttura del Sistema Nervoso Centrale ha nei processi cognitivi e affettivi, grazie all’applicazione delle moderne tecniche di neuroimaging. In particolare, si stanno sondando le implicazioni che il cervelletto ha nei disturbi del tono dell’umore. Nei pazienti depressi si rileva una ridotta connettività nei circuiti nervosi cerebellari. Tali alterazioni funzionali provocherebbero alcuni sintomi che si manifestano nel corso delle sindromi depressive, quali, ad esempio, l’impoverimento della memoria di lavoro e il rallentamento psicomotorio.
Keywords: cervelletto, sindrome depressiva, impoverimento memoria di lavoro, rallentamento psicomotorio.
Il cervelletto è sempre stato studiato per il ruolo che esso ha nei processi motori. Ultimamente la ricerca si sta orientando a capire la funzione che questa struttura del Sistema Nervoso Centrale ha nei processi cognitivi e affettivi, grazie all’applicazione delle moderne tecniche di neuroimaging. In particolare, si stanno sondando le implicazioni che il cervelletto ha nei disturbi del tono dell’umore.
A tal proposito, lesioni a carico dell’emisfero cerebellare posteriore e del verme cerebellare sono frequentemente associate a disturbi cognitivi ed affettivi (Depping e al., 2018). Dal punto di vista cognitivo, si hanno alterazioni nell’ambito delle funzioni esecutive e linguistiche e, nell’ambito affettivo, si ha un processo di disregolazione emotiva, caratterizzato da labilità emotiva, alterazione delle abilità emotive sociali e umore depresso (Hoche e al., 2018).
La stimolazione elettrica dei circuiti neuronali cerebellari produce negli animali da esperimento un incremento dei comportamenti ansiosi e impulsivi (Huguet e al., 2017).
Buckner e al. (2011), attraverso indagini compiute con la risonanza magnetica funzionale, hanno dimostrato che buona parte dei circuiti neurali, che appartengono alla corteccia cerebellare, sono implicati nella psicofisiologia cognitiva ed emozionale.
Altre ricerche (Alalade e al., 2011; Liu e al., 2012; Guo e al., 2013) hanno evidenziato che in pazienti affetti da depressione si riscontra un rallentamento delle connessioni funzionali fra alcune zone della corteccia cerebellare e in alcune vie nervose che collegano il cervelletto alla corteccia cerebrale. Tali alterazioni funzionali sarebbero responsabili di un impoverimento della memoria verbale di lavoro, sintomo che si nota in molti pazienti depressi. In aggiunta, esse sarebbero alla base del rallentamento psicomotorio, che si osserva in molti soggetti nel corso dei disturbi del tono dell’umore (Buyukdura e al., 2011; Bracht e al., 2012; Hyett e al., 2018).
In conclusione, nei pazienti depressi si rileva una ridotta connettività nei circuiti nervosi cerebellari. Tali alterazioni funzionali provocherebbero alcuni sintomi che si manifestano nel corso delle sindromi depressive, quali, ad esempio, l’impoverimento della memoria di lavoro e il rallentamento psicomotorio.