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“Gli Dei con gli Ani” della Quarantena: il recupero della Sensazione di Morte al tempo del Covid 19

Il coronavirus permette di abbandonare la presunzione dell’eterna giovinezza, tipica di un secolo che combatte una guerra disperata conto l’invecchiamento

Di Giovanni Carlo Bruni

Pubblicato il 15 Apr. 2020

Il Coronavirus ha costretto i vari Governi ad attenersi a nuove misure di prevenzione, cambiando improvvisamente le abitudini e lo stile di vita dei paesi interessati, e ha portato l’uomo riscoprire elementi psico-culturali ormai dimenticati, come la salienza della mortalità. 

 

Fra i meccanismi di difesa dell’Ego Umano, la Negazione della mortalità ha assunto un ruolo principale nella società odierna, grazie al declino del senso religioso e alla maggior importanza data all’Immagine grazie ai Social Media. Tuttavia, con l’avvento della pandemia del Coronavirus, si sta riscoprendo il valore della fragilità e del senso del limite del corpo umano.

Segue una breve analisi di ciò su basi didattiche e di cultura generale.

Sin dalla sua diffusione ufficiale, il virus Covid-19, conosciuto maggiormente col termine di “Coronavirus”, ha portato delle conseguenze assai corpulente nelle questioni economiche, geopolitiche e culturali (Bollettino ANSA, 2020). Il virus in questione, grazie alla facilità di trasmissione e alla assenza di vaccini e di strumenti scientifici per combatterlo, che attualmente sono sotto fase di studio e in attesa della fase di sperimentazione (Loiacono, 2020; Bollettino Ansa, 2020), ha costretto i vari Governi ad attenersi a nuove misure di prevenzione, come il mantenere la distanza prossemica di un metro, l’utilizzo obbligatorio di mascherine, l’utilizzo di gel disinfettanti il più possibile e la chiusura degli esercizi commerciali non considerati necessari (Foschi, 2020). Tutto ciò ha portato a un cambiamento improvviso delle abitudini e dello stile di vita dei paesi interessati, accolto con una grandissima resistenza dalle loro popolazioni, sebbene le onerose multe legate alle loro violazioni (Ziniti, 2020).

Dal punto di vista psicosociale si è potuto constatare empiricamente un aumento di ansia sociale, di paranoia di massa e di sintomi derivanti dall’isolamento: il livello epidemiologico è stato tale che il mondo medico psichiatrico si è mosso in massa per offrire elementi di prevenzione mentale (Sandal, 2020). Inoltre, il Covid-19 ha avuto conseguenze importanti dal punto di vista psicopolitico e sociologico, aumentando ulteriormente la ricerca di sicurezza e il richiamo ad un governo dell’Uomo Forte di stampo ultraconservatore (Applebaum, 2020; Haski, 2020).

Uno degli elementi psico-culturali, nella cultura accademica e generale, che ha ricevuto un grande riscoperta come conseguenza di questo periodo è la salienza della mortalità. Come sottolinea lo scrittore Domenico Starnone nella sua rubrica Parole del 20 Marzo (2020), uno delle poche conseguenze positive di questo periodo attuale è l’abbandonare la presunzione dell’eterna giovinezza: di fatto, come indica Starnone, in questo ventennio del ventunesimo secolo si è combattuta una guerra disperata conto l’invecchiamento naturale del corpo e il senso di Vecchiaia in generale, soprattutto dovuta al ruolo essenziale dell’Immagine nella società attuale ampiamente influenzata dai social media. Guerra persa ovviamente in partenza, dato che il riscoprire la materialità del corpo è un ulteriore invito a reintegrare nelle proprie vite il Senso del Limite e il Senso di Saggezza (Galimberti, 2012).

La cultura occidentale, principalmente quella di stampo europeo, ha avuto sempre un rapporto controverso con la Mortalità del Corpo: come sottolinea lo psichiatra Vittorino Andreoli, rispetto ad altre culture, l’Occidente ha cercato sempre di nascondere o di minimizzare gli effetti della salienza della Mortalità attraverso vari meccanismi di difesa, come la sua spettacolarizzazione, la sua negazione o la creazione di un aldilà di stampo religioso in modo da dominare teoricamente il proprio destino (2020).

Uno dei problemi principali alla conoscenza della propria fine è dovuta alla autoconsapevolezza (Arndt, Greenberg., Simon, Pyszczynski, Solomon, 1998), vista l’anticipazione del Dolore che essa causa nella propria vita e dei propri cari (Andreoli 2003), conducendo a quella gestione delle risorse interne che l’antropologo Ernst Becker ha identificato come terror theory management (1973), ovvero la negazione inconscia e subconscia della nozione di mortalità come meccanismo di sopravvivenza. Meccanismo di sopravvivenza che si è evoluto e modificato nelle varie epoche culturali e sociali dell’essere umano, fino ad avere una grande rilevanza soprattutto alla esposizione corporea e fisica richiesta dai social media (Bisceglio, 2013).

Tuttavia, come sottolinea il sopracitato Starnone, questa fuga perenne dell’uomo dalla sensazione di morte avrà forse un “alt” più sano oggigiorno, visto le conseguenze (purtroppo) testimoniabili del Sars-Cov-2. Una conclusione che riporta ad una frase celebre del già citato Becker e ricondotta spesso anche allo psicanalista Otto Rank, “We are Gods with anuses”: invero gli esseri mammiferi autocoscienti che hanno raggiunto l’apice della Catena Alimentare grazie anche all’ autoconsapevolezza dalla quale allo stesso tempo sfugge, soprattutto quando riguarda il Limite e la nostra Fine.

 

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