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Il “Sistema” Coppia: come si passa dall’infatuazione all’amore

L’amore di coppia si costruisce giorno per giorno, dando una grande attenzione alle esigenze del partner e mettendo in campo atteggiamenti di caregiving

Di Patrizia Frongia

Pubblicato il 14 Apr. 2020

Ogni coppia segue un percorso che passa attraverso fasi diverse: attrazione, innamoramento, amore. Oltre alle componenti chimiche, comuni a tutti gli esseri umani, altri aspetti della storia individuale, psicologica, famigliare e trigenerazionale influenzano gli individui nella scelta e nel legame duraturo con il partner.

 

Non c’è fine al mio stupor, al mio tacerlo
Senti
Come mi batte forte il tuo cuore…

Recita così la poesia della poetessa premio Nobel Wislawa Szimborska, descrivendo la sensazione di quando la persona innamorata sente nel suo petto il battito del cuore del suo amato. Quando siamo all’inizio di una storia d’amore il nostro cuore batte forte, non riusciamo a contenere le emozioni, viviamo una vera ossessione per il partner. In realtà per alcuni mesi i nostri ormoni hanno il potere di travolgere e stravolgere la nostra esistenza dove testa, cuore e corpo collaborano per farci vivere in uno stato di euforia. Vi parlerò di questo, perché in ogni coppia tutto è in evoluzione dal momento in cui veniamo attratti da qualcuno, ci innamoriamo e realizziamo che amiamo proprio quella persona. C’è un percorso che ogni coppia segue e che passa attraverso fasi diverse: attrazione, innamoramento, amore. Oltre alle componenti chimiche, comuni a tutti gli esseri umani, altri aspetti della storia individuale, psicologica, famigliare e trigenerazionale influenzano gli individui nella scelta e nel legame duraturo con il partner.

La chimica

All’inizio siamo attratti da un partner di cui non sappiamo nulla, ma che ci attrae per motivi sconosciuti, e questo è il preludio dell’innamoramento. Quello che sta avvenendo dentro di noi è opera del cervello dove ha sede l’intelligenza, la fantasia, il linguaggio, le emozioni e dei suoi correlati chimici. I neurofisiologi, insieme a psicologi, antropologi, biologi e genetisti, ci raccontano che anni di evoluzione, ancorati al nostro patrimonio genetico, che fanno parte del nostro DNA, giocano un ruolo fondamentale al di fuori della nostra consapevolezza, inducendo a comportarci e a provare sensazioni che non immaginavamo.

Infatuazione

Durante l’infatuazione siamo in preda ad un vero disturbo ossessivo-compulsivo: continuiamo a pensare in modo spontaneo e ossessivo al partner fino ad occupare tutta la giornata. Ci sentiamo onnipotenti, pieni di energia, euforici. Tutto quello che accade è legato agli ormoni androgeni che sono i responsabili dell’attivazione del desiderio sessuale. Testosterone in misura maggiore combinato con l’estrogeno per gli uomini e l’estrogeno in misura maggiore combinato con il testosterone per la donna sono una vera tempesta chimica per il desiderio. Siamo in preda ad una vera iper-eccitazione.

Innamoramento

Durante l’innamoramento il livello del testosterone diminuisce nei maschi, lasciando posto alla tenerezza, mentre lo vediamo aumentare nelle donne comportando un atteggiamento più determinato. In questa fase i partner sperimentano atteggiamenti di cura e tenerezza reciproca. Ma è la feniletilamina che fa sì che le nostre pupille si dilatino quando qualcosa ci attrae, ci fa brillare gli occhi, riduce l’appetito, rende iperattivi sessualmente e stimola il rilascio di dopamina. La dopamina quando è a livelli molto alti produce effetti d’euforia, rendendoci simili ai dipendenti da droghe e facendoci perdere la testa. Ma se da una parte esiste questa dipendenza dovuta all’aumento della dopamina nelle fasi iniziali dell’innamoramento, dall’altra si verifica una diminuzione della serotonina che abbassa il nostro umore, inducendo uno stato di stress e ansia elevata. Quindi se da un lato all’inizio di una storia d’amore siamo euforici, dall’altra siamo in uno stato di ipervigilanza: ci allarmiamo se l’amato non ci presta attenzione o se non ci risponde.

Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi, alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore…

(Antoine De Saint-Exupery – Il Piccolo Principe)

Amore

Tutti i correlati chimici che abbiamo visto sono presenti nei primi 6/8 mesi della fase iniziale di una coppia, mentre nella fase dell’amore sono l’intimità e l’impegno di caregiver a prevalere. In questa fase la dopamina, che produce il nostro benessere, esaurisce la funzione che ci fa sentire euforici. A questo punto si attivano altre aree cerebrali, che hanno un gran peso nell’amore e che permettono il rilascio di un altro ormone: l’ossitocina. L’ossitocina è l’ormone dell’amore, quello che induce le contrazioni del parto, che entra in gioco nel mettere in atto atteggiamenti di cura materni quando diventiamo genitori, ma è anche quello che rimane nel tempo permettendoci sentimenti di tenerezza e di mantenere il contatto per l’attività sessuale.

Ma cosa succede nelle relazioni…

 Siamo fatti di relazioni.

Ognuno di noi è unico al mondo e quello che siamo è determinato dalle nostre relazioni con gli altri. Ognuno di noi ama ed è amato da persone diverse e va rispettato nella propria unicità, nel proprio desiderio di compagnia o di solitudine. La fase più difficile nella crescita di un individuo è la sua autonomizzazione e differenziazione dall’organizzazione familiare.

Perché si formi una coppia gli individui devono essersi svincolati in maniera adattiva dalle proprie famiglie d’origine (Scabini, 1995).

Canevaro descrive molto bene questo passaggio tra vincolo di alleanza e vincolo di filiazione:

Nel corso del suo ciclo di vita, la coppia è guidata dal vincolo di alleanza tra i coniugi. Questo vincolo è inversamente proporzionale al vincolo di filiazione che unisce ogni individuo alla propria famiglia e ai figli che genera. Se aumenta la capacità nella coppia il vincolo di alleanza si accentua, di conseguenza si indebolisce il legame con la famiglia di origine e viceversa.

Un individuo che abbia elaborato un progetto esistenziale e di inserimento nella società diventa disponibile alla formazione di una coppia.

Fatta questa premessa, possiamo considerare la coppia come un sistema aperto, un’organizzazione complessa di relazioni di parentela che è esposta, lungo il suo ciclo vitale, a momenti di sviluppo. Ogni membro della coppia intrattiene relazioni interpersonali caratterizzate da uno scambio reciproco. In ogni relazione ognuno di noi si aspetta qualcosa dall’altro; così anche nella ricerca di un partner non ci sorprende che ci si orienti a cercare nell’altro caratteristiche che rispondano alle nostre aspettative e bisogni.

Così come siamo poco consapevoli di ciò che avviene dal punto di vista chimico nella scelta di un partner, possiamo osservare in egual misura la poca consapevolezza dei nostri bisogni più profondi e di quanto veniamo influenzati nella scelta dalla nostra storia familiare e dai modelli con cui siamo cresciuti.

Dall’innamoramento all’amore

L’innamoramento è il momento in cui avviene la costruzione dell’identità di coppia, quella fase iniziale, come abbiamo visto prima, in cui la sessualità ha giocato un ruolo fondamentale favorendo l’unione e la fusione con il nuovo partner. Quando due persone formano una nuova coppia, non pensano che la loro relazione sia influenzata da modelli, rituali, tradizioni e miti che hanno interiorizzato nella loro storia con la famiglia d’origine. Durante l’innamoramento osserviamo un’idealizzazione reciproca, dove ogni individuo propone inconsapevolmente all’altro un’immagine ideale di Sé. Quello di cui ci innamoriamo è l‘immagine che l’altro rimanda di noi e dell’immagine che noi rimandiamo a lui.

Ci innamoriamo di persone estranee a noi ma affini per educazione, valori, intelligenza, visione della vita, ma anche interessi, orientamento religioso e politico e non ultimo per il senso dell’umorismo. Lo sguardo dell’altro rispecchia un immagine di noi stessi: l’immagine che noi desideriamo. Se chiedete perché le persone si sono innamorate proprio di una data persona, non sanno rispondere se non descrivendo il comportamento, lo sguardo, l’odore il modo di fare (“Il piacere nella coppia”, Frongia P., Toffanetti D., 2012).

Da questo incrocio e scambio reciproco di immagini scaturisce quella che chiamiamo “relazione” (Cancrini, Harrison, 1991). In questa fase i membri della coppia sono immersi in una fusione che procede parallelamente ai processi di individuazione e autonomizzazione dal resto del mondo. Per individuazione, intendiamo quel processo di distacco emotivo che permette ad un individuo di formare una nuova famiglia senza sentirsi limitato nei confronti della famiglia d’origine. Bowen (1979) pioniere della terapia familiare, descrivendo la costituzione di una nuova coppia parla di “contratto fraudolento”: ritiene che, mentre ognuno dei membri della coppia è intento a dare il meglio di sé, contemporaneamente coglie l’immagine dei bisogni più profondi del partner e si ritrova ad agire come se fosse proprio lui a soddisfarli. Questo porta entrambi i partner ad assumere un compito di impossibile realizzazione, in quanto nell’innamoramento la scelta del partner è scarsamente legata alle caratteristiche dell’amato; infatti osserviamo spesso come, pur rimanendo inalterate queste caratteristiche, le coppie si separano e l’amore finisce. Ognuno di noi nella fase di innamoramento propone inconsapevolmente all’altro, ma anche a se stesso, un’immagine ideale di sé. Il partner sarà più o meno attratto da questa immagine, se questa corrisponde ai suoi bisogni più profondi.

La parte nascosta di questo contratto è costituita dall’illusione, dove ognuno vede nell’altro l’unica possibilità di realizzare i propri bisogni. Malagoli M. e Togliatti et al (1999) descrivono la presenza di due patti /contratti: uno dichiarato, esplicito, che riguarda gli accordi come la sessualità e le norme sociali e che ci fa sentire uniti e ci contiene, ed uno segreto, implicito, sommerso che rappresenta i vincoli non consapevoli di natura affettivo-emotiva, relativi al considerare il partner come l‘unico capace di soddisfare le nostre esigenze e le aspettative più profonde, convalidando anche una specifica immagine di Sé.

Questa è la parte di cui non siamo consapevoli e che gioca un ruolo sommerso nell’innamoramento.

Anche Jackson (1978) nella formazione delle coppie ritiene che spesso ci troviamo di fronte ad un “Quid pro quo” cioè: qualcosa per qualcosa d’altro. Cosa significa? Stiamo parlando di uno scambio relazionale tra due persone dove ognuno desidera ricevere qualcosa per ciò che ha dato o ritiene di aver dato. Dove quid, riguarda le aspettative a cui pensiamo l’altro debba rispondere, mentre per pro quo si intende quello che ci aspettiamo di condividere con l’altro e le aspettative di cui investiamo l’altro. Per esempio stare in una relazione di coppia sana, significa che i due individui devono poter contrattare esplicitamente come collaborare in un gran numero di compiti, come guadagnare dei soldi, occuparsi della casa, dei figli, avere rapporti sociali con l’esterno e sessuali.

Può accadere che le attese della famiglia di un individuo siano più elevate rispetto a quelle dell’individuo. In questo caso le richieste familiari si scontrano con i desiderata individuali. In questo caso sarà necessario un compromesso tra il mandato familiare e le esigenze personali. Dipenderà allora dal grado di autonomizzazione dell’individuo e dalla sua capacità di rielaborare i miti familiari la risoluzione dei legami con la famiglia d’origine.

Siamo nella fase dell’innamoramento, dove la dopamina, ormone della passione, ci ha fatto perdere la testa. Questi 6/8 mesi restano impressi nella memoria della coppia come quelli più belli e intensi. La fine dell’innamoramento e l’inizio della coppia consistono nel prendere coscienza che l’altro è diverso da noi, non sarà mai come lo avevamo pensato e desiderato ma soprattutto non potrà coprire i nostri vuoti dei patti dichiarati.

Alla prima fase dell’illusione potremmo dire che segue quella della delusione, dove scopriamo che l’altro è diverso da noi, che ha bisogni e desideri differenti. Questa fase è la fase cruciale per la costituzione della coppia. Se non cediamo all’idea di cambiare il nostro partner, ma lo accogliamo nonostante le aspettative e i patti espliciti non siano stati mantenuti, potremmo passare alla disillusione dove l’altro verrà percepito e accettato per quello che è con pregi e difetti, traghettandoci verso l’amore.

L’amore è un processo evolutivo che si costruisce giorno per giorno, caratterizzato da una maggiore attenzione alle esigenze del partner e la messa in campo di atteggiamenti di caregiving.

Nella fase dell’amore il rapporto affettivo si stabilizza e cominciano a concretizzarsi maggiormente altri aspetti come l’intimità, il dialogo, la condivisione della vulnerabilità, dell’impegno reciproco a costruire un “amore coterapeutico”, come viene definito da Canevaro (Canevaro, 1990, 1992).

Il piccolo principe strappò anche con una certa malinconia gli ultimi germogli di baobab. Credeva di non tornare mai più. Ma tutti quei lavori consueti, quel mattino, gli sembravano estremamente dolci. E quando, innaffiò per l’ultima volta il suo fiore, e si preparò a metterlo a riparo sotto una campana di vetro, scoprì che aveva una gran voglia di piangere.
Addio, disse al suo fiore.
Ma lui non gli rispose.
Addio, ripeté.
Il fiore tossì. Ma non era perché fosse raffreddato.
Sono stato uno sciocco, disse infine al fiore. Scusami e cerca di essere felice.
Restò colpito dalla mancanza di rimproveri, e rimase lì sconcertato, con la campana di vetro sospesa per aria. Non riusciva a capire quella dolcezza.
E sì, ti amo, disse il fiore. Tu non lo hai saputo per colpa mia. Questo non ha alcuna importanza. Ma tu sei stato sciocco quanto me. Cerca di essere felice e lascia quella campana di vetro. Io non lo voglio più.
(…) Poi aggiunse: Non indugiare ancora, è fastidioso. Hai deciso di partire. Allora vai.
Non voleva che io lo vedessi piangere. Era un fiore così orgoglioso…

(Antoine De Saint-Exupery – Il Piccolo Principe)

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Andolfi, M   “La crisi della coppia, in una prospettiva- sistemico relazionale”, Raffaello Cortina Milano, 1999
  • Bowen, M   “Dalla famiglia all’individuo”.Tr. it. Astrolabio Roma 1980
  • Canevaro, A  “Nec sine te nec tecum vivere possum” in Andolfi, M, “La crisi della coppia, in una prospettiva- sistemico relazionale”, Raffaello Cortina Milano, 1999
  • Cancrini MG, Harrison L. “Potere in amore. Per una psicoterapia dei problemi di coppia. Roma, Editori Riuniti, 1986
  • David, J. Linden “La bussola del piacere”, Codice Edizioni Torino, 2017
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