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Body Dismorphic Disorder: quando la bassa autostima non è che la punta dell’iceberg

La persona con Body Dismorphic Disorder è preoccupata per le caratteristiche di viso o corpo, ma un recente studio ha approfondito altri aspetti correlati

Di Carlotta Olivari

Pubblicato il 16 Apr. 2020

Uno studio pubblicato di recente su Psychiatry Research (Grant et al., 2019) ha cercato di indagare la prevalenza del Body Dismorphic Disorder (BDD) e le conseguenze di tale condizione sulla salute fisica e mentale degli individui.

 

Il BDD è caratterizzato da una forte preoccupazione da parte della persona per i difetti fisici percepiti, spesso focalizzati su un’unica parte del corpo (APA, 2013). Questa preoccupazione, provoca un forte disagio e risulta associata a un maggior rischio suicidario rispetto alla popolazione non clinica (Phillips & Menard, 2006; Weingarden et al., 2016;).

Le persone con BDD sono tendenzialmente preoccupate per le caratteristiche del proprio volto, come la pelle o la bocca (Phillips, 2014) anche se alcuni soggetti riferiscono di sentirsi a disagio anche su altre parti del corpo (attenzione che il focus non sia solo sul peso corporeo, sulla pancia, sui fianchi o sulle cosce: in quel caso si potrebbe pensare più a un Disturbo dell’Alimentazione; APA, 2013). All’interno del DSM-5, troviamo il BDD inserito nella sezione dedicata ai disturbi ossessivo-compulsivi e correlati, poiché vi sono alcune caratteristiche in comune tra il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) e il BDD, in particolare per quanto riguarda la compulsività (APA,2013).

Diversi studi condotti negli ultimi decenni hanno sottolineato la presenza di forti correlazioni tra BDD e depressione (Cerea et al., 2018; Schneider et al., 2017), ansia (Cerea et al., 2018) e abuso di sostanze (Grant et al., 2005); inoltre, è stato dimostrato che individui con BDD abbiano livelli di impulsività e di compulsività significativamente maggiori rispetto ai controlli (Jefferies-Sewell et al., 2017).

Nel presente studio, gli autori hanno analizzato la prevalenza del BDD in un campione universitario, composto da 3.459 partecipanti, ipotizzando che il disturbo sarebbe stato associato a una scarsa autostima, a un peggior rendimento scolastico, a tassi più elevati di abuso di sostanze, a depressione e ansia e, infine, a maggior impulsività e compulsività (Grant et al., 2019).

I risultati hanno mostrato una prevalenza del BDD dell’1,7% nel campione analizzato (composto per il 63% da femmine e per il 37% da maschi).

Rispetto agli studenti che non risultavano affetti da BDD, quelli che mostravano la sintomatologia del disturbo analizzato avevano avuto, o erano a rischio di mettere in atto in futuro, un numero significativamente maggiore di comportamenti sessuali a rischio; in aggiunta, avevano una quantità significativamente superiore rispetto ai controlli di sintomi depressivi, di sintomi ansiosi e di sintomi correlati al Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD).

Infine, il BDD è stato associato a punteggi più alti di impulsività e di compulsività, e con una maggiore maggior propensione a fare uno di sostanze stupefacenti o di alcolici (Grant et al., 2019).

In conclusione, gli autori mettono in luce alcune caratteristiche di un disturbo che sta attirando l’attenzione degli esperti solo da qualche anno: la bassa autostima di cui soffrono gli individui affetti da BDD, non è che la punta dell’iceberg.

 

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