Negli ultimi anni ci si è interessati al potenziale utilizzo dell’ossitocina per aiutare a superare le difficoltà sociali. Quanto il metodo di somministrazione di questo ormone riesce ad influenzare l’effetto desiderato?
L’ossitocina è un ormone conosciuto per il suo ruolo nel parto e nell’allattamento. Durante il parto, infatti, nell’utero si denota un aumento di recettori dell’ossitocina indotto dagli estrogeni che porta a massimizzare la sensibilità nei confronti di questo ormone. Inoltre, l’ossitocina causa la stimolazione delle cellule muscolari delle mammelle, provocando così secrezione di latte (Kosfeld et al., 2005). Questo ormone è principalmente prodotto dalla neuroipofisi, presente in tutti i mammiferi. È stato inoltre dimostrato il suo ampio utilizzo nello sviluppo e nella regolazione dei comportamenti sociali in molte specie.
Negli ultimi anni si è assistito ad un crescente interesse verso il suo potenziale utilizzo per aiutare le persone a superare le difficoltà sociali, in quanto quest’ultimo risulta essere uno dei sintomi più difficili da trattare in molte condizioni psichiatriche (Kosfeld et al., 2005).
La ricerca ha quasi sempre utilizzato l’applicazione di spray nasale per la somministrazione di ossitocina, ma poco si sa sull’efficacia di questo metodo nel fornire la dose necessaria per raggiungere le diverse aree del cervello (Kosfeld et al., 2005).
Uno studio, pubblicato su Nature Communications, confronta per primo le diverse tipologie di somministrazione di ossitocina sintetica, per comprendere come influenzano il flusso sanguigno, il cervello e l’attivazione neuronale. Le misure sono state effettuate mediante l’utilizzo della risonanza magnetica funzionale fMRI (Martins et al., 2020). I ricercatori hanno sperimentato l’utilizzo di tre diverse tipologie di somministrazione in un campione composto da 17 maschi. Sono stati presi in esame i seguenti metodi: l’iniezione di ossitocina nel sangue, la somministrazione tramite spray nasale e quella tramite nebulizzatore.
I risultati mostrano che tutti i metodi utilizzati riducono il flusso sanguigno nell’amigdala, quest’ultima rappresenta un’area principalmente coinvolta nel processare informazioni sociali ed emotive. Inoltre, la ricerca ha dimostrato che i soggetti che soffrono di disturbo d’ansia sociale presentano un iper-attivazione dell’amigdala. Tuttavia, si verificano diversificazioni a livello cerebrale a seconda del metodo di somministrazione utilizzato, comportando importanti implicazioni per quel che riguarda l’utilizzo clinico di questo ormone (Martins et al., 2020). Ad esempio, nei casi clinici in cui ci fosse la necessità di avere come target dell’ossitocina il lobo frontale e l’insula risulta più efficace la somministrazione per via nasale, mentre se si volesse avere un effetto a livello della corteccia cingolata anteriore e un maggior controllo della dose somministrata è consigliata la somministrazione per via endovenosa (Martins et al., 2020).
Trattandosi del primo studio che indaga le differenze tra i vari metodi di somministrazione di ossitocina, non abbiamo ancora una chiara categorizzazione delle varie zone cerebrali stimolate da ogni metodo. Inoltre, il campione è tutto sommato piccolo (17 soggetti). Il presente contributo risulta quindi essere uno studio pilota che fungerà da stimolo per compiere ulteriori studi ed arrivare a comprendere con più precisione le varie differenze tra una tipologia di somministrazione e l’altra (Martins et al., 2020).