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Fratelli e sorelle. Psicoanalisi delle relazioni laterali (2019) di Juliet Mitchell – Recensione del libro

Nel libro Fratelli e sorelle l'autrice si interroga su come mai i rapporti tra fratelli e sorelle siano spesso poco considerati e ne evidenzia la centralità

Di Alice Mannarino

Pubblicato il 18 Mar. 2020

Con questo Fratelli e sorelle Juliet Mitchell, psicoanalista e femminista britannica, affronta il tema delle relazioni tra fratelli e sorelle, soffermandosi proprio sull’importanza delle relazioni laterali, ovvero tra pari.

 

Nella storia della psicoanalisi e della psicologia, per lungo tempo gli studi si sono concentrati esclusivamente sull’asse di indagine verticale, ovvero sul rapporto tra figura genitoriale e bambino. Dal punto di vista dell’autrice l’importanza dei rapporti fraterni e/o tra pari è nota a tutti, ma collegarla alla riscontrata o potenziale patologia, alle ragioni più remote dei nostri amori e della nostra vita, all’odio e alle morti, apre un filone di ricerca molto interessante.

Nella prima parte del saggio, Julian Mitchell fornisce un’ampia analisi della storia delle relazioni laterali percorrendo il pensiero dei grandi teorici: Bowlby, Bion, Winnicott ma anche Freud e Klein, e si interroga, con tutti gli strumenti che ha a disposizione, su come mai i rapporti tra fratelli e sorelle siano spesso stati ignorati e poco considerati. La tendenza a trascurare il rapporto tra fratelli è, paradossalmente, parte dell’importanza che il mondo psicoanalitico riserva all’infanzia a discapito dell’età adulta come fase formativa dell’esperienza umana. Questa tendenza è cominciata in Occidente nel XVII secolo e da allora si è espansa fino a raggiungere la sua massima intensità nel XIX e XX secolo. Gli studiosi dei bambini però sono adulti e l’effetto è una duplicazione nelle modalità di indagine della relazione verticale genitore-bambino. Questo è particolarmente vero nell’ambito psicoanalitico, che utilizza come modalità di indagine il transfert nei confronti di un terapeuta adulto dei sentimenti che il bambino prova per i genitori. L’autrice sostiene che sia stato da sempre minimizzato l’impatto che l’arrivo di un nuovo figlio può avere sulla psiche del primogenito e viceversa.

La Mitchell porta il lettore a riflettere sulle guerre e su come, durante un combattimento, lottiamo fianco a fianco dei nostri fratelli e non dei nostri padri; sembrerebbe che la risoluzione dell’amore e dell’odio fraterni siano alla base della possibilità di uccidere qualcuno e non qualcun altro. E’ stato rilevato che durante la Prima Guerra Mondiale la lealtà fraterna tra commilitoni è un elemento imprescindibile per il successo militare. Ciò che accade tra fratelli, che siano biologici, acquisiti, o mai nati ma sempre attesi, si riproduce nel rapporto tra coetanei e compagni di gioco. I fratelli sono importanti anche per i figli unici che aspettano il loro arrivo e si chiedono cosa possa esser loro accaduto. È necessario quindi proporre un cambiamento di paradigma che metta in discussione la centralità assoluta dell’interpretazione condotta esclusivamente attraverso il paradigma madre-bambino. L’autrice sottolinea l’importanza immensa dei padri e delle madri, ma il bambino nasce in un mondo di coetanei oltre che di genitori. Sarà possibile quindi andare oltre questo schema binario tipico delle teorie psicoanalitiche occidentali? Un processo del genere porta a rianalizzare da una prospettiva differente l’isteria, la violenza, l’incesto tra fratelli così come le nevrosi e le psicosi.

Il testo è scritto utilizzando un’ampia gamma di risorse, dalle nozioni di neuropsichiatria alla psicoanalisi, dalla politica agli studi filosofici di genere, dalla narrativa ai film, all’antropologia ed è il frutto della convinzione che si debba utilizzare qualunque strumento a disposizione capace di aiutarci a creare un’immagine che dia senso all’oggetto dell’indagine. Mettere al centro dell’indagine i rapporti all’interno della fratria, determina una trasformazione del quadro che si sta osservando; una relazione fraterna consente di amare profondamente e al tempo stesso odiare la stessa persona, consente l’accesso ad una forma di aggressività che se elaborata rende possibile l’interazione sociale con i pari, esterni al nucleo familiare. I fratelli sono importanti in quanto tali e al tempo stesso centrali nel determinare le dinamiche di interazione con i coetanei. Entro un certo limite il rapporto fraterno può essere sostituito proprio dalla relazione con i pari. Tutto ciò ci consente di crescere, ci porta ad accettare il fatto di non essere unici e onnipotenti: la perdita del sé grandioso e l’accettazione di altri che sono proprio come noi. È fondamentale imparare a sopravvivere in un mondo di altre persone, l’autostima e il rispetto degli altri, ricorda l’autrice, sono due facce della stessa medaglia.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Mitchell, J. (2019). Fratelli e sorelle. Psicoanalisi delle relazioni laterali. Astrolabio Ubaldini
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