La menopausa può rappresentare un momento critico nella vita di una donna. Durante questa transizione, oltre alla sintomatologia (come le vampate) e alla necessità di una ridefinizione personale, non è insolito che venga riportato un declino nella memoria semantica per il materiale verbale.
Il climaterio è un processo biologico naturale causato dalla diminuzione della produzione di ormoni sessuali come il progesterone e gli estrogeni da parte delle ovaie e sancisce, con la menopausa, la fine del periodo di fertilità di una donna. Allo stesso tempo, rappresenta un momento estremamente critico, sia a causa della sintomatologia che l’accompagna, che può avere delle importanti ripercussioni sulla vita quotidiana e sul benessere individuale, sia come importante momento di ridefinizione personale nel proprio ruolo di donna ed eventualmente di madre (o di donna che non ha figli e non potrà averne in futuro).
Durante questa transizione, non è insolito che venga riportato dalle pazienti un declino nella memoria semantica per il materiale verbale, come possono esserlo i racconti o le stesse parole (Greendale et al., 2010; Kennedy Shriver, 2013): in particolare l’attività cerebrale dell’ippocampo e della corteccia prefrontale (PFC), aree dedicate appunto all’encoding e al recupero del materiale verbale, sembrano subire l’influenza dovuta ai cambiamenti nei livelli di estradiolo, differenziandosi nelle diverse fasi della menopausa (Craig et al. 2008; Maki et al. 2011).
Alcuni recenti studi (Maki, 2011; Thurston et al., 2015; 2016) hanno riscontrato come le alterazioni delle funzioni cerebrali fin qui elencate siano inoltre associate ad uno dei sintomi più tipici della transizione alla menopausa: le vampate di calore e i sudori notturni, definibili più tecnicamente come Sintomi Vasomotori (VMS), intese come un rapido aumento della conduttanza cutanea di almeno 2µmho in un lasso di tempo di 30secondi. È stato ad esempio dimostrato come la misurazione puntuale di questi sintomi piuttosto che la percezione soggettiva degli stessi sia associata in maniera attendibile con i punteggi di memoria e performance cognitive (Maki, 2011; Thurston et al., 2015, 2016); inoltre, cambiamenti nei sintomi vasomotori indotti da un trattamento farmacologico sono risultati associati con un miglioramento della memoria verbale (Maki et al., 2011).
Un recente studio di Maki e colleghi (2020) si è proposto di integrare tecniche di neuroimaging funzionale ai test cognitivi e alla misurazione della sintomatologia vasomotoria per ottenere un riscontro valido dell’attività dell’ippocampo e della corteccia prefrontale (PFC) durante dei task di memoria semantica. Per l’esperimento sono state reclutate 14 donne entrate in menopausa da almeno sei mesi che riportassero almeno 35 episodi di sintomi vasomotori o “vampate” alle quali è stato chiesto di indossare un apparecchio in grado di rilevare i cambiamenti nella conduttanza cutanea per misurare gli episodi vasomotori, dovendo al contempo riportare, premendo un bottone, la percezione soggettiva degli stessi valutando in seguito la severità dell’effetto della vampata su una scala Likert con punteggio da 0 a 10.
Le partecipanti hanno poi completato diversi test di funzionalità cognitiva legati alla memoria tra cui: il subtest della memoria logica della Wechsler Memory Scale-revised che consiste nel ripetere una breve storia dopo un intervallo di 20 minuti dalla prima presentazione; il California Verbal Learning Test (CVLT-Modified) composto di tre fasi successive nelle quali ai partecipanti viene richiesto di imparare una serie di parole e di rievocarle liberamente in un primo momento, in seguito di riconoscerle in un elenco comprendente parole distraenti non apprese, infine di rievocarle a seguito di un periodo di delay di 20 minuti. Durante lo svolgimento dei compiti le partecipanti si trovavano in un macchinario di risonanza magnetica funzionale (fMRI) ricevendo le istruzioni via interfono e segnalando le proprie rispose mediante dei pulsanti nella loro mano.
Le analisi di regressione lineare hanno confermato che soltanto la misurazione dei sintomi vasomotori rendeva conto della varianza riscontrata nei punteggi di memoria logica, nei termini di un peggioramento della performance nei compiti di memoria verbale e accompagnato da una maggiore attivazione dell’ippocampo, del paraippocampo e di diverse porzioni della corteccia prefrontale.
Gli autori concordano con altri nell’ipotizzare che le alterazioni della funzionalità dell’ippocampo e della PFC possano essere dovuti a cambiamenti nell’attività del sistema nervoso simpatico (Freedman&Blacker, 2002; Freedman, Woodward, &Sabharwal, 1990) e dell’asse ipotalamo-ipofisi (Woods et al., 2006).
Sebbene lo studio non possa inferire un nesso causale tra l’insorgere dei sintomi vasomotori e il declino della memoria, se questo venisse dimostrato potrebbe costituire un potenziale target per interventi terapeutici sui fattori di rischio nel declino mnestico proprio della mezza età.