L’adolescenza è un periodo particolarmente importante per lo sviluppo della sessualità, sia nella prospettiva di uno sviluppo sano e normativo sia nella prospettiva di comportamenti a rischio (es. O’Sullivan & Thompson, 2014).
I metodi di ricerca incentrati sulla genetica del comportamento, sono particolarmente indicati per l’analisi dei contributi ambientali e genetici sulle varie dimensioni dello sviluppo sessuale; tuttavia, i principali studi presenti in letteratura, si focalizzano più sui comportamenti a rischio e sulle conseguenze negative sulla salute psico-fisica che questi comportano che sulla sessualità ‘sana’ (es. Zietsch et al., 2010). Inoltre, diversi aspetti della sessualità adolescenziale possono avere diversa eziologia e vanno considerate nel loro specifico contesto (Clark et al., 2019).
La sessualità adolescenziale è molto più variegata rispetto alle comuni interazioni che prevedono una penetrazione pene-vagina eterosessuale: infatti, accanto alle condotte a rischio suscettibili di disapprovazione sociale (es. rapporti vaginali o anali), vi sono molti altri comportamenti che sono visti positivamente (tenersi la mano in pubblico, uscire insieme per un appuntamento romantico). Ecco perché la sessualità adolescenziale è da considerarsi come un continuum ‘normativo’ (Clark et al., 2019) inquadrato nel contesto storico e sociale. I comportamenti meno normativi sono associati a un livello inferiore di funzionalità psicologica e con conseguenze negative a lungo termine (come gravidanze indesiderate), mentre quelli più normativi promuovono una regolazione psicologica positiva e un minor numero di condotte a rischio; inoltre, è stato dimostrato che i comportamenti normativi sono molto più comuni rispetto a quelli non normativi (Carver et al., 2003; Kost, et al., 2010; Stone & Ingham, 2002).
Un comportamento sessuale, tuttavia, non può definirsi staticamente fissato in un punto del continuum, ma può variare a seconda delle abitudini del gruppo sociale di riferimento, dell’identità dei giovani e della tempistica (per esempio il sesso prematrimoniale può essere o meno tollerato a seconda dell’età dell’individuo e del fatto che faccia parte o meno di una minoranza; Tolman & McClelland, 2011).
Il presente studio si focalizza soprattutto sulle tempistiche dei comportamenti normativi e non, partendo dal presupposto che le esperienze sessuali non possono essere prese in considerazione se non alla luce del loro contesto di sviluppo (es. Campbell et al, 2013).
La genetica comportamentale, prendendo in analisi soggetti geneticamente simili (come gemelli omozigoti o fraterni) si pone l’obiettivo di misurare le differenze individuali stimando il peso dell’ambiente e della genetica nel determinare queste diversità (Clark et al., 2019); come precedentemente citato, la maggior parte delle ricerche viene condotta per individuare i comportamenti a rischio piuttosto che per verificare lo sviluppo normativo della sessualità (es. Harden, 2014; Zietch et al., 2010).
Il presente studio si è posto l’obiettivo di proporre, utilizzando i metodi della genetica comportamentale, una visione più olistica dello sviluppo della sessualità adolescenziale utilizzando sia misure psicometriche che biometriche (ovvero le influenze eziologiche alla base dello sviluppo di un comportamento; Clark et al., 2019).Il campione era costituito da 3,762 gemelli, reclutati dal Minnesota Twin Family Study (MTFS), uno studio longitudinale non ancora concluso nel momento del reclutamento (Iacono et al., 1999), di età compresa tra gli 11 e i 17 anni. Tutti i partecipanti sono stati invitati a partecipare a follow-up ogni 3-5 anni. Le abitudini sessuali sono state misurate tramite un’intervista, la Life Event Interview for Adolescent, e la frequenza dei comportamenti è stata misurata per età e genere. Sono stati presi in considerazione gli appuntamenti romantici, le rotture, i rapporti sessuali, la paura delle gravidanze e le gravidanze effettive.
I risultati hanno mostrato che i comportamenti normativi (come gli appuntamenti romantici) sono significativamente influenzati sia dalla genetica del singolo sia dall’ambiente e sono maggiormente influenzati dall’ereditabilità rispetto a quelli meno normativi (come le gravidanze indesiderate). Inoltre, i comportamenti più a rischio, ovvero quelli meno normativi, hanno mostrato grandi influenze dell’ambiente condiviso, come l’ambiente familiare. Infine, questi risultati mostrano che l’ambiente è in grado di moderare le predisposizioni genetiche, il che mette in luce l’importanza di promuovere un ambiente sano e una buona informazione riguardo alla sessualità giovanile (Clark et al., 2019).
Spesso nel citare gli articoli viene messo “es.”, non so se le è stato detto di farlo visto che ha scritto tante altre flash senza mai metterlo