La Token Economy consiste nell’erogare rinforzatori simbolici (i gettoni/token) ogni volta che il comportamento bersaglio viene emesso, fino a quando non si arriva a un numero stabilito che permetterà l’accesso al rinforzatore vero e proprio. Quando si decide di presentare uno strumento del genere a un bambino con autismo bisogna rispettare una serie di accorgimenti.
La Token Economy, o economia a gettoni, viene proposta spessissimo dagli operatori per incrementare l’emissione di comportamenti desiderabili/adeguati da parte di bambini e/o ragazzi. Viene proposta perché, nonostante tutti i dubbi che suscita in chi si approccia ad essa per la prima volta, funziona! Inoltre, è adattabile ad età e funzionamenti diversi (“adattamento” è una parola chiave quando si ha a che fare con la disabilità!). Ma, concretamente, di che cosa si tratta?
Poniamo il caso che desideriamo alla follia quel robot da cucina che proprio non possiamo permetterci e che scopriamo che al supermercato X c’è una nuova raccolta di bollini. Se ne raccoglieremo a sufficienza, il robot potrà finalmente essere nostro. Che cosa faremo quindi? Andremo più spesso a fare la spesa nel supermercato X (comportamento bersaglio desiderato) e ci faremo dare i bollini (o gettoni, o token) così, quando ne avremo un numero sufficiente, precedentemente stabilito (o contrattato), potremo finalmente ritirare il nostro robot da cucina nuovo di zecca.
Ecco, in buona sostanza la Token Economy è questo. Si basa sul rinforzo positivo e consiste nell’erogare rinforzatori simbolici (i gettoni/token) ogni volta che il comportamento bersaglio viene emesso, fino a quando non si arriva a un numero precedentemente stabilito di token, che darà accesso al rinforzatore vero e proprio.
Quando si decide di presentare uno strumento del genere a un bambino con autismo bisogna rispettare una serie di accorgimenti.
Individuare in maniera operativa il comportamento che vogliamo incrementare (comportamento bersaglio). Questo significa che esso è già presente nel repertorio comportamentale del bambino, ma non con la frequenza attesa. La Token Economy non è adatta per insegnare nuovi comportamenti e, se la usassimo a questo scopo, non faremmo che generare frustrazione disincentivandone l’utilizzo.
Per evitare la perdita di motivazione, è consigliabile fare in modo che, le prime volte, sia più semplice accedere alla ricompensa, prevedendo ad esempio un numero ridotto di token da conquistare. Specie all’inizio, è bene non ricorrere allo stesso strumento per più comportamenti perché potrebbe confondere. Una volta che il suo funzionamento sarà acquisito si può (si deve?) fare.
Bisogna quindi stipulare un contratto: la persona deve essere a conoscenza di quello che ci aspettiamo da lui e di che cosa gli permetterà di guadagnare gettoni. Se si tratta di bambini piccoli o di individui con un funzionamento basso, sarà indispensabile, prima di proporre la nostra tabellina con la ricompensa finale, associare i token scelti (stelline? smile? monete? stickers di Harry Potter? Dipende da chi abbiamo davanti, ovviamente!) a un rinforzo tangibile. Ovvero, se sappiamo che per quella persona è molto gradita la cioccolata (perché abbiamo già fatto il nostro assessment delle preferenze) ogni volta che emetterà il comportamento target, noi elargiremo un pezzo di cioccolata e un gettone. Così quest’ultimo assumerà un valore che manterrà anche quando lo proporremo senza cioccolata. Con funzionamenti più alti è possibile associare la Token Economy a una storia sociale che chiarisca quali comportamenti verranno premiati e quali no, senza lasciare troppo spazio ad ambiguità.
I gettoni non si sottraggono a meno che ciò non sia specificato nel contratto (in questo caso però, se siamo di fronte a un individuo ansioso, il timore di perdere gettoni potrebbe offuscare la voglia di vincere la ricompensa finale). E dopo tutta questa teoria…la pratica?
Nella pratica clinica è possibile utilizzare la Token Economy con individui di ogni età e con differenti livelli di funzionamento. Si può usare per allungare i tempi di attesa e di permanenza a tavolino, per aumentare l’autonomia personale, per limitare i comportamenti di controllo verso gli altri, per promuovere la richiesta di aiuto come strategia per prevenire crisi comportamentali. Se ne possono costruire di semplici e complesse. Si tratta di uno strumento estremamente versatile ed efficace, se si tengono a mente questi consigli.