Siamo nel pieno della cosiddetta industry 4.0, periodo di profondi cambiamenti tecnologici che comportano nuove opportunità e responsabilità. Leonhard, con il suo libro Tecnologia vs umanità, ci propone un manifesto ispirato, un monito per il futuro e un insieme di riflessioni sull’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie.
Un manifesto ispirato
Siamo sempre più immersi in un mondo digitalizzato in cui possiamo delegare e utilizzare le nuove tecnologie per effettuare i compiti più disparati: pagare una bolletta, fare la spesa, sapere che tempo fa chiedendolo ad uno smart speaker. Parliamo con i nostri amici più attraverso dispositivi digitali come app e molto meno dal vivo vis à vis. Siamo sempre più preoccupati di esserci persi qualcosa, temiamo di rimanere disconnessi (nomofobia): siamo degli obesi digitali, sempre connessi e tecnocentrici, focalizzati e sempre più dipendenti dalle tecnologie (pensiamo alla digifrenia, ovvero l’esperienza di cercare di esistere in più di un’incarnazione di se stessi allo stesso tempo in simultanea e in parallelo: profilo Twitter, profilo Facebook, profilo di posta elettronica, ecc., e a quanto ci rende ‘digitalmente vulnerabili’).
Dove ci porterà tutto questo? Possiamo cominciare a parlare di salute digitale e dieta digitale? Forse sì secondo l’Autore di Tecnologia vs umanità: dovremmo riflettere su quanto sia davvero necessario.
La società sta diventando sempre più automatizzata, stiamo abdicando al nostro potere di scelta per cedere il controllo alla tecnologia: prendiamo ad esempio Tripadvisor o Google Maps, o la personalizzazione del feed dei contenuti su un social network, che ci indicano dove è meglio andare o mangiare, cosa è meglio fare o leggere. Saremo ancora liberi di prendere decisioni che non siano basate sulla logica degli algoritmi? La domanda di fondo è: dobbiamo proprio farlo solo perché siamo in grado di farlo?
La sfida del rimanere umani
Le sfide che ci troviamo ad affrontare sono molteplici: dal punto di vista cognitivo siamo sempre più stimolati; le tecnologie sono sempre più combinate ed integrate, non più applicate solo a specifici campi; hanno sempre più miglioramenti ricorsivi, cioè che si sviluppano da sé (ad esempio, esistono già i primi modelli di robot capaci di riprogrammarsi o aggiornarsi autonomamente).
Ma sfide ancora più impegnative sono gli enormi passi evolutivi, passi che, se all’inizio sono graduali, manifestano il proprio impatto in maniera improvvisa: Leonhard li chiama megashift. L’Autore di Tecnologia vs umanità ne individua dieci che vanno dalla digitalizzazione alla schermizzazione, dalla automazione alla robotizzazione. In breve, tutto ciò che potrà essere digitalizzato lo sarà e sempre più saremo immersi in contesti automatizzati, con l’intermediazione di schermi, con conseguenze di decentralizzazione e virtualizzazione dei rapporti e delle interazioni.
La tendenza alla digitalizzazione e all’automatismo ci porta a considerare le persone quasi come macchine, come un sofisticato wetware, ovvero una versione di software in carne e ossa. Ma noi, come ci ricorda l’Autore, siamo qualcosa di più, qualcosa di diverso: siamo creatività, originalità, reciprocità, responsabilità ed empatia, norme ed etica. Viviamo l’esperienza di essere umani che è una esperienza olistica, esperienza che non si compone esclusivamente dalla somma delle parti che la compongono.
Alla legge dell’algoritmo, della macchina che si autogestisce secondo regole di logica e matematica, Leonhard si oppone e risponde con la definizione di androritmi, cioè degli esseri dotati di qualità umane, di mente, spirito o anima, di una parte che forse non siamo nemmeno in grado di definire o localizzare, ma che ci rende unici. La nostra umanità, compresa questa parte impalpabile, è qualcosa con cui dobbiamo confrontarci; qualcosa che dobbiamo proteggere e sforzarci di conservare. Non esiste una tecnologia che la replichi o sostituisca e non esisterà.
Per un’etica digitale
Le tecnologie digitali hanno indubbiamente avuto un impatto in diversi campi di applicazione, portando profondi cambiamenti e interrogativi culturali, pratici, etici. Ma le tecnologie, come tutti gli strumenti, sono neutre finché non vengono applicate: non è la tecnologia in sé responsabile, ma è l’uso che se ne fa a determinarne il valore etico.
Quello dell’autore di Tecnologia vs umanità è un invito a mantenere e tenere salde le doti tipicamente umane, l’empatia, la compassione, la coscienza, a non demonizzare questi strumenti, ma ad adottare un approccio proattivo e non passivo, di precauzione e non di imprudenza, di non lasciarci sedurre da scorciatoie e semplificazioni, di ricordarci che la mediazione e la simulazione della realtà non coincidono con la realtà stessa. Di agire consapevolmente, offline come online.