Come nasce uno stereotipo? O meglio, quando nasce? Riusciamo, fin dalla più tenera età, a riconoscere a colpo d’occhio una persona brillante? Se ci dicessero di immaginarci una persona molto intelligente, quali caratteristiche dovrebbe avere?
Uno studio recentemente pubblicato su Journal of Social Issue, cerca di dare una risposta a questi delicati quesiti, partendo da un campione formato da 203 bambini di diversa etnia, con un’età compresa tra i 5 e i 6 anni.
I bambini iniziano a identificarsi e ad adottare le caratteristiche del proprio genere addirittura dall’età di 2 o 3 anni (Gelman, Taylor, & Nguyen, 2004). Come mai questo avviene così presto nella vita? Perché i bambini sono particolarmente sensibili agli stimoli che ricevono dalle figure di riferimento: in poche parole, impariamo facilmente ciò che è più comune per i maschi e ciò che lo è per le femmine e tendiamo a identificarci con le persone del nostro genere. Così iniziano a formarsi nella mente i primi stereotipi, che concernono la dimensione più concreta della vita, per esempio, quali giochi sono adatti ai maschi e quali colori alle femmine (Serbin, Poulin-Dubois, Colburne, Sen, & Eichstedt, 2001).
Due o tre anni dopo (intorno ai 5-6 anni d’età), gli stereotipi di genere passano dalla dimensione concreta a quella più astratta: così i maschi iniziano a essere, nell’immaginario comune, più bravi delle femmine nella matematica, nelle scienze e, in generale, in tutte quelle materie in cui è richiesta una mente brillante e intuitiva (Cvencek et al., 2011). Questa tipologia di preconcetti rimane pressoché invariata anche durante età adulta, andando a intaccare la vita lavorativa e le prospettive di carriera delle donne impegnate in campi professionali dove le abilità intellettive hanno un grande peso (es. Bian, Leslie, & Cimpian, 2018).
Nonostante le numerose ricerche svolte su questo argomento, sono ancora pochi i dati in nostro possesso sull’associazione tra stereotipo di genere e gruppo etnico, in quanto l’analisi è stata portata avanti soprattutto con osservatori e osservati della medesima etnia: un dato interessante in questo ambito, ricavato dallo studio di Livingston e colleghi (2012), ha mostrato che solo gli uomini caucasici sono considerati più brillanti delle donne della medesima etnia, mentre, nel caso delle popolazioni nordafricane accade l’esatto opposto.
Nello studio qui riportato, Jaxon e colleghi (2019), si sono posti l’obiettivo di indagare gli stereotipi di genere tenendo in considerazione il gruppo etnico dei bambini sia nel caso in cui il partecipante dovesse giudicare una persona della stessa etnia, sia nel caso in cui dovesse farlo su una persona di etnia differente.
I 203 bambini che hanno partecipato allo studio, dei quali il 37,7% era bianco, il 4,9% di colore, il 29,9% ispanico e il 6,1% asiatico, sono stati sottoposti a due prove differenti: la prima prova, il training task, consisteva nella spiegazione dei bambini di quello che per loro significava brillante e con l’eventuale correzione da parte degli esaminatori nel caso la risposta non fosse del tutto corretta; la seconda prova (stereotype task) mirava a comprendere gli stereotipi di genere nei partecipanti.
I risultati hanno mostrato che i bambini, a prescindere dalla loro stessa etnia, tendevano ad associare il termine molto brillante più agli uomini caucasici che alle donne della stessa etnia e alle donne di colore piuttosto che agli uomini del medesimo gruppo etnico. Questi risultati, in linea con la precedente letteratura, dimostrano come, nonostante il gruppo etnico dell’osservatore, gli uomini caucasici vengano considerati fin dalla giovanissima età più intelligenti e brillanti di tutti gli altri, seguiti dalle donne di colore.