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Riattivare i neuroni ‘’spenti’’ delle persone in stato di alterazione di coscienza? Potrebbe essere possibile grazie alle stimolazioni trans-craniche

La stimolazione tramite la tDCS e la rTMS sembra essere efficace e in grado di apportare dei benefici ai soggetti in stato di minima coscienza

Di Marco Dicugno

Pubblicato il 06 Nov. 2019

Un recente studio mostra come alcuni tipi di stimolazione transcranica possano migliorare le funzioni uditive, visive, motorie e comunicative, ma non le capacità verbali di pazienti in stato di minima coscienza.

 

Quando parliamo di coscienza facciamo implicitamente riferimento alla vigilanza e alla consapevolezza: la prima riguarda la capacità della persona di rimanere deliberatamente sveglia, mentre la seconda si riferisce alla consapevolezza che l’individuo ha di se stesso e dell’ambiente circostante.

Può capitare che, dopo un trauma a livello cerebrale, si verifichi un’alterazione dello stato di coscienza. Le alterazioni di coscienza possono quindi riguardare la vigilanza, rappresentata da un continuum che va dalla veglia al coma, e la consapevolezza, nella quale abbiamo da una parte la piena consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante e all’opposto troviamo la totale assenza di queste facoltà cognitive.

Una delle alterazioni di coscienza maggiormente studiate in letteratura è lo stato di coma. Ippocrate lo definì come ‘’Il cadavere in sonno letargico”. La persona che si trova in questa condizione ha perso totalmente la consapevolezza di sé e dell’ambiente; anche la vigilanza risulta completamente assente, infatti il soggetto non può essere svegliato né con stimoli verbali né tramite stimoli dolorosi. È tuttavia diverso dalla morte cerebrale, dato che alcune funzioni cerebrali nello stato di coma rimangono attive (ad esempio, in alcuni casi il soggetto è in grado di respirare da solo) (Baruss, 2003).

Si parla di stato di minima coscienza (MCS) quando il soggetto mostra consapevolezza di sé e/o dell’ambiente minime, come ad esempio l’apertura degli occhi se stimolato, oppure seguire con lo sguardo uno stimolo visivo (Giacino et al., 2002). L’ MCS è una condizione clinica che si può verificare a seguito di danni cerebrali, o come evoluzione di stadi come il coma o lo stato vegetativo (presenza di vigilanza ma assenza di coscienza). Questa condizione è oggetto di molteplici studi sperimentali atti a trovare terapie efficaci: le due metodologie più indagate al momento sono la stimolazione transcranica a corrente diretta continua (tDCS) e la ripetuta stimolazione magnetica transcranica (rTMS).

Entrambe sono metodologie non invasive, più nello specifico:

  • tDCS: tecnica di neuro-modulazione, che consiste nell’applicare due elettrodi sullo scalpo della persona che genereranno una corrente elettrica continua di 1-2mA; la stimolazione può essere anodica, nel caso si volesse provocare un’eccitazione delle zone stimolate, e catodica, per inibire le zone stimolate (Sadleir et al., 2010).
  • rTMS: tecnica di neuro-modulazione, basata su una bobina che genera un campo magnetico che va a interferire con l’attività elettrica neuronale; anche in questo caso è possibile applicare una stimolazione ad alta frequenza per eccitare, oppure a bassa frequenza per inibire, determinate zone cerebrali (Paulus,2005).

I ricercatori Yicong Lin e Yuping Wang hanno condotto uno studio sperimentale atto a verificare l’effetto di una stimolazione anodica tramite la tDCS e di una stimolazione ad alta frequenza tramite la rTMS su pazienti in stato di minima coscienza. Si tratta di uno studio pilota, infatti il campione era composto da due soggetti con condizioni cliniche simili, quindi entrambi in stato di MCS.

I due partecipanti sono stati suddivisi uno nella condizione sperimentale (veniva quindi stimolato tramite tDCS e rTMS) e uno nella condizione di controllo (nessuna stimolazione). Al fine di valutare l’efficacia del trattamento, i ricercatori hanno misurato il grado di severità del coma tramite degli appositi strumenti, come la Glasgow Coma Scale (GCS) prima, durante e dopo il trattamento.

I risultati mostrano un miglioramento significativo, che perdura nel tempo nel soggetto che è stato sottoposto alla stimolazione: in particolare si registra un miglioramento nelle funzioni uditive, visive, motorie e comunicative; rimangono tuttavia invariate le capacità verbali (Lin et al., 2019).

In conclusione, la stimolazione tramite la tDCS e la rTMS risulta essere efficace e in grado di apportare dei benefici ai soggetti in stato di minima coscienza; tuttavia i ricercatori suggeriscono il bisogno di ulteriori studi, per perfezionare e comprendere al meglio come utilizzare le suddette procedure cliniche, per massimizzarne gli effetti terapeutici (Lin et al., 2019).

 

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