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Come posso essere certo che il mio dubbio sia un’ossessione?

Nell'intervista al Prof. Mancini si parla di ossessioni e pensieri intrusivi approfondendo l’ossessione circa il dubbio di poter essere o diventare pedofilo

Di Valentina Nocito

Pubblicato il 27 Nov. 2019

Dubbi e pensieri intrusivi possono riguardare tutti, ma a volte per alcune persone il dubbio diventa una condanna. È il caso di quelle forme Disturbo Ossessivo Compulsivo dove le ossessioni hanno per oggetto tematiche fortemente angoscianti legate al danno, al senso di colpa e alla vergogna.

 

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), infatti, non riguarderebbe solo le forme di controllo, pulizia, ordine e simmetria, ma altre forme di sintomatologia sarebbero rappresentate da pensieri proibiti come pensieri blasfemi, pensieri aggressivi (voler far del male a qualcuno o potere attentare alla propria vita), pensieri perversi con contenuti incestuosi o pedofilici. La chiarezza andrebbe fatta sull’interpretazione, il significato, la ricorsività del pensiero stesso, dove il soggetto non riesce a tollerare neppure 1% di probabilità che il timore rappresentato nel pensiero ossessivo possa verificarsi, dunque tutti i suoi atti mentali e/o comportamentali avranno come finalità quello di poter escludere la probabilità che ciò che si teme in qualche modo possa realizzarsi o nascondere del vero.

Nello specifico, nel presente articolo verrà approfondita l’ossessione circa il dubbio di poter essere o diventare pedofilo, un dubbio che per paura, angoscia e vergogna, spesso impedisce alla persona che lo sperimenta, di chiedere aiuto ad un professionista.

Per provare a fare chiarezza ho realizzato con molta emozione una video-intervista con il Prof. Francesco Mancini, massimo esperto in tema di Disturbi Ossessivo-Compulsivi, che ringrazio per la disponibilità offertami e che tramite il presente elaborato ho il piacere di condividere.

I dubbi possono riguardare tutti. Come capire se il nostro dubbio (ad esempio di essere o poter essere pedofilo) sta diventando o è diventato un’ossessione?

Questo il primo quesito posto al Prof. Francesco Mancini, il quale per dare risposta ha fatto un interessantissimo riferimento ad uno scritto storico del 1650 in cui un arcivescovo inglese che si chiamava Taylor, descrisse con estrema accuratezza un caso di un suo fedele ossessionato dal dubbio di aver detto delle bestemmie intenzionalmente. Il suo interrogativo era del tipo: La bestemmia, il pensiero blasfemo che mi viene in testa, è un pensiero che ho voluto? L’ho pensato intenzionalmente? Lo condivido? Oppure sono solamente pensieri che mi sono capitati in testa? È un pensiero peccaminoso oppure no?

Già ai tempi Taylor riconobbe questa situazione come un caso patologico che definì ‘malattia dello scrupolo’.

Francesco Mancini tende a sottolineare l’interessante definizione che l’arcivescovo in questione offrì del concetto di scrupolo, ossia il dubbio che sorge dopo che la certezza era stata raggiunta. In tal senso dunque, ricollegandosi alla domanda di partenza, il professore spiega che per poter comprendere il confine tra un pensiero intrusivo e un’ossessione è importante notare se il nostro dubbio sta assumendo le caratteristiche della scrupolosità, ossia se a conclusione di un ragionamento seguono nuovi dubbi o ragionamenti del tipo e se magari…, e se fossi davvero…, e se non fosse un ossessione… A quel punto la ricorsività e la scrupolosità ci indicherebbero che siamo nel campo dell’ossessività.

Le persone ossessionate dal dubbio di poter essere pedofili, quali comportamenti più frequentemente metterebbero in atto peggiorando il problema?

Anche in questo caso Francesco Mancini spiega come i comportamenti che queste persone metterebbero in atto nel tentativo di neutralizzare il proprio dubbio risulterebbero altamente disfunzionale e tra questi sono ritrovabili:

  • La ruminazione del pensiero (pensare tanto al tema del pensiero);
  • Mettersi alla prova mentalmente. In questo caso la persona ad esempio può provare ad immaginare delle scene di carattere pedofilico, per studiare su se stesso l’effetto sperimentato. In questo caso però, si verrebbe a creare una confusione in quanto il soggetto tenderebbe a pensare che il fatto stesso di averci pensato tanto, non sarebbe legato al terrore generato dal contenuto del pensiero, ma questo elemento diventerebbe piuttosto un indizio a conferma del proprio sospetto, che in questo caso è quello di poter essere un pedofilo. In tal senso, si innescherebbe un meccanismo secondo il Prof. Francesco Mancini, ricorsivo a circolo vizioso, dove il tentativo di soluzione messo in atto dal soggetto con lo scopo di eliminare il sospetto, costituirebbe un nuovo indizio a sostegno del sospetto che ossessiona il soggetto;
  • Ragionamento ricorsivo;
  • Comportamenti di evitamento (evitare luoghi frequentati da bambini, evitare contatti con bambini).

Francesco Mancini inoltre riporta i dati di una ricerca in merito a questi comportamenti di evitamento denominati comportamenti di sicurezza, dove il solo fatto di aver messo in atto tale comportamento di sicurezza, confermerebbe nella mente del soggetto la minaccia e la certezza che quel comportamento meritava di essere messo in atto.

Un’ultima domanda non poteva che riguardare quale tipo di terapia per questi pazienti.

In questo senso il Prof. Francesco Mancini riferendosi a ciò che le linee guida internazionali affermano e sottolineano senza esitazioni, risponde: ‘la Terapia Cognitivo Comportamentale’.

L’ovvio è quello che non si vede mai finché qualcuno non lo esprime con la massima semplicità. (Kahlil Gibran)

 

GUARDA L’INTERVISTA AL PROF. MANCINI IN VERSIONE INTEGRALE:

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SCRITTO DA
Valentina Nocito
Valentina Nocito

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Mancini, F. (2016) La mente ossessiva. Curare disturbo ossessivo-compulsivo. Cortina Raffaello Editori
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