La bulimia nervosa si manifesta attraverso una evidente preoccupazione per la magrezza e per il peso, che si traduce tecnicamente nel decidere di seguire un regime alimentare estremamente restrittivo che il fisico non è in grado di sostenere, visto lo scarso apporto calorico ingerito.
Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano
Di conseguenza, si finisce col provare una forte e irrefrenabile fame che inevitabilmente conduce a una abbuffata. L’abbuffata oggettiva consiste nell’ingestione di grosse quantità di cibo che tendono a soddisfare sia la voglia di dolce sia quella del salto, durante la quale sia avverte una evidente perdita di controllo. L’abbuffata, a sua volta, è seguita sempre dalla messa in atto di comportamenti compensatori come il vomito autoindotto, i clisteri, etc. aventi come scopo l’eliminazione di quanto è stato ingerito. In ogni caso, dopo aver completato questa prassi solitamente si è invasi da forti sensi di colpa e pensieri autosvalutativi, che si tende a contrastare attraverso pensieri rigidi volti a voler ricominciare con la dieta. Ovviamente, tutto questo circolo vizioso porterà nuovamente alla restrizione e a quello che ne consegue.
Tendenzialmente, chi è affetto da bulimia mostra un peso nella norma o, in alcuni casi, superiore, ma da un punto di vista medico all’esame obiettivo si ha un quadro seriamente compromesso che può variare da gravi alterazioni elettrolitiche, a complicanze renali e aritmie, fino a lacerazioni esofagee, rottura gastrica, e sintomi gastrointestinali importanti. Nelle donne sono spesso presenti irregolarità nel ciclo mestruale.
L’autostima, in queste persone, è un elemento cardine poiché intorno a essa gira l’intero assetto del funzionamento bulimico. Erroneamente queste persone credono che star bene con se stessi e stimarsi derivi dall’avere una forma fisica eccellente e quindi essere magri. Di conseguenza, se non si è all’altezza delle proprie aspettative significa che non ci si apprezza o non si vale abbastanza. Per questo capire che l’autostima non è esteriorità ma altro, diventa un passaggio fondamentale.
Altri fattori di rischio per lo sviluppo della bulimia possono essere di tipo personologico, riguardanti la modalità con cui si entra in interazione con l’ambiente circostante, o ambientali derivanti da situazioni familiari difficili emotivamente da sostenere che incidono sul benessere quotidiano.
Bulimia e Neuroscienze
Alcuni studi hanno indagato le relazioni esistenti fra disturbi alimentari e diversi circuiti neurali associati al senso del gusto. Grazie all’utilizzo di strumenti medici come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) è stata analizzata sia la modalità con cui l’insula processa i segnali di ricompensa legati al senso di fame e sazietà, sia il processo di sensibilizzazione agli stimoli gustativi in individui con e senza disturbi alimentari. Per processo di sensibilizzazione si intende l’aumento iniziale della risposta fisiologica a stimoli gustativi mostrati ripetutamente, che a livello neurale è associato all’attivazione del talamo sinistro, del nucleo lentiforme sinistro, del cervelletto sinistro, del precuneo destro e del giro cingolato destro. In particolare, per quanto riguarda la bulimia, sembrerebbe che essa sia associata ad un aumento del volume dell’insula ventrale anteriore sinistra. Poichè l’insula è responsabile del processamento dei segnali di ricompensa provenienti dal cibo, un suo aumento di volume potrebbe alterare questo meccanismo (Frank et al., 2013). In particolare, l’insula ventrale anteriore sinistra sembrerebbe associata alla sensazione di pienezza e sazietà, pertanto, un aumento di volume potrebbe interferire con l’autopercezione del senso di pienezza, spiegando le abbuffate dell’individuo bulimico.
Per quanto riguarda il processo di sensibilizzazione, uno studio del 2015 ha evidenziato un aumento della sensibilizzazione agli stimoli gustavi nella bulimia (Wagner et al., 2015). Lo studio ha coinvolto un campione composto da un gruppo di donne guarite dall’anoressia e dalla bulimia ed un gruppo di controllo. Alle donne vengono somministrate due soluzioni gustative: saccarosio (calorico) e sucralosio (non calorico). Attraverso fMRI sono valutate le risposte neurali dell’insula e delle regioni associate al processo di sensibilizzazione. I risultati evidenziano come le risposte cerebrali delle donne guarite da anoressia mostravano una sensibilizzazione ridotta al saccarosio (calorico) ed una maggiore al sucralosio (meno calorico), mentre le donne guarite da bulimia evidenziavano una maggiore sensibilizzazione sia al saccarosio che al sucralosio. Dunque, sembrerebbe che le abbuffate degli individui bulimici siano spiegate da una percezione eccessiva del senso di fame, gestito dall’insula, e da una maggiore sensibilizzazione verso stimoli gustativi generici (calorici e non calorici).
RUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA