expand_lessAPRI WIDGET

La psicoterapia in età evolutiva (2018) di Fabio Celi – Recensione del libro

La psicoterapia in età evolutiva è un manuale che approfondisce le complessità e gli interrogativi legati alla presa in carico di bambini ed adolescenti.

Di Silvia Dioni

Pubblicato il 15 Ott. 2019

La formula dell’ultimo manuale scritto da Fabio Celi, La psicoterapia in età evolutiva, è, come nei precedenti, accattivante; consiste in una risposta dettagliata, pratica, semplice (ma mai semplicistica) ad un elenco di domande cliniche, spesso interconnesse tra di loro o approfondite da un glossario interattivo e da contenuti video correlati.

 

Gran parte degli interrogativi sono calati nella pratica lavorativa (ad esempio cosa fare quando un genitore non accetta di venire ad un appuntamento o di fronte ad un bambino che non riesce ad aprirsi su un argomento per lui troppo doloroso) che danno la misura di quanto sia articolato e complesso il lavoro quotidiano di uno psicoterapeuta in età evolutiva.

La presa in carico dei bambini è infatti tutt’altro che semplice, occorrono competenze specifiche, sensibilità, predisposizione, interesse per il mondo infantile ma anche capacità di tenere sempre in mente il funzionamento globale del bambino all’interno della sua famiglia, del contesto scolastico e di quello extra-scolastico.

La dimensione famigliare, in particolare, costituisce un’importante sfida per i terapeuti, poiché ogni nucleo ha le proprie caratteristiche uniche, i propri ritmi, rituali, credenze, strategie individuali di soluzione dei problemi.

Difficile quindi pensare di poter ricorrere ad un catalogo di soluzioni pre-confezionate, e così l’autore ci accompagna alla scoperta di come lui stesso declini di volta in volta specifiche tecniche standard (quelle cognitivo-comportamentali, derivate dalla sua personale formazione) rispetto ad un ampio ventaglio di situazioni cliniche; dai disturbi dell’apprendimento a quelli dell’umore, dall’elaborazione del lutto alla gestione di comportamenti problematici, paure, dipendenze.

Solitamente alla base di una richiesta di aiuto per un bambino c’è il fatto che di fronte ai sintomi o al disagio di un figlio i genitori reagiscono con inquietudine e (a volte) con qualche errore educativo, rischiando talvolta di amplificare, anche inconsapevolmente, la sofferenza dei piccoli, che a loro volta risuonano dell’angoscia dei genitori.

L’intervento del terapeuta, quello descritto in questo volume, ha proprio lo scopo di interrompere questo potente circolo vizioso, promuovendo un graduale processo di riorganizzazione individuale e famigliare e di recupero delle capacità genitoriali, di cui ogni bambino ha estremamente bisogno.

E poi c’è il rapporto esclusivo del professionista con i bambini; il coinvolgimento della famiglia deve sempre conciliarsi con il diritto del minore di non vedere tradita l’intimità che si crea con il terapeuta nell’ambito dei colloqui individuali.

Questo aspetto, particolarmente delicato nella terapia con gli adolescenti, viene più volte ribadito, con un richiamo a stabilire un rapporto di cooperazione con i genitori che tuttavia non infranga mai la privacy dei pazienti, anche se minori.

Per l’autore la ricerca di un rapporto di fiducia con i piccoli è un tema prioritario, poiché anche loro, così come i pazienti adulti, possono porsi nei confronti del terapeuta con un atteggiamento restìo, sospettoso, carico di dubbi circa il fatto che ci si possa fidare o meno di qualcuno che, a tutti gli effetti, è comunque un estraneo.

L’invito è di maneggiare la diffidenza dei bambini con misura, prudenza e tatto; innanzitutto favorendo la comunicazione anche a livelli più agevoli per i più piccoli rispetto a quello prettamente verbale (il disegno, il gioco, lo spostare a tratti il dialogo dal sintomo alle tematiche più care e quotidiane di ogni piccolo paziente) ma anche, banalmente, accettando con equilibrio e senza forzature che un bambino può, a volte, non aver alcuna voglia di parlare con un professionista della propria sofferenza.

Non mancano nel manuale indicazioni preziose ai professionisti su come gestire anche questi ed altri possibili aspetti di criticità e stallo, discussi con invariato entusiasmo per questo lavoro; ciò grazie all’esperienza e umanità di Fabio Celi, un terapeuta che richiama alla mente una nota poesia di Gianni Rodari per la capacità che dimostra, nel tempo, di mantenere intatti sia un orecchio maturo, in contatto con il mondo dei grandi, ma anche uno acerbo, aperto sul meraviglioso mondo dei bambini.

 

Un giorno sul diretto Capranica-Viterbo
vidi salire un uomo con un orecchio acerbo.
Non era tanto giovane, anzi era maturato,
tutto, tranne l’orecchio, che acerbo era restato.
Cambiai subito posto per essergli vicino
e poter osservare il fenomeno per benino.
“Signore, gli dissi dunque, lei ha una certa età,
di quell’orecchio verde che cosa se ne fa?”
Rispose gentilmente: “Dica pure che son vecchio.
Di giovane mi è rimasto soltanto quest’orecchio.
È un orecchio bambino, mi serve per capire
le cose che i grandi non stanno mai a sentire:
ascolto quel che dicono gli alberi, gli uccelli,
le nuvole che passano, i sassi, i ruscelli,
capisco anche i bambini quando dicono cose
che a un orecchio maturo sembrano misteriose…”
Così disse il signore con un orecchio acerbo
quel giorno sul diretto Capranica-Viterbo

 

 

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Silvia Dioni
Silvia Dioni

Psicologa Psicoterapeuta laureata presso l’Università degli Studi di Parma e specializzata in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale all’Istituto “Studi Cognitivi” di Modena.

Tutti gli articoli
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Celi, F. (2018) La psicoterapia in età evolutiva. Firenze, Hogrefe Editore.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
psicoterapia con i bambini e le famiglie
Psicoterapia con bambini e famiglie: interventi cognitivo-comportamentali in età evolutiva (2016) – Recensione

Il libro di Nerina Fabbro si focalizza sulla psicopatologia dell'età evolutiva e su possibili interventi cognitivo-comportamentali con bambini e famiglie

ARTICOLI CORRELATI
All I want for Christmas is Truth. Scoprire che Babbo Natale non esiste è traumatico?

Quando i bambini scoprono che Babbo Natale non esiste? Verso gli 8-9 anni (ma vi è un’estrema variabilità). Come avviene questa scoperta? 

La diagnosi di sordità del proprio figlio: un percorso di elaborazione del lutto

In questo articolo vengono presentati i risvolti psicologici di ognuna delle cinque fasi di elaborazione della diagnosi di sordità

WordPress Ads
cancel