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La dittatura del godimento: il disagio della società postmoderna (2018) di D. Luciani – Recensione del libro

'La dittatura del godimento' descrive un uomo dedito alla ricerca del piacere, che sceglie la propria felicità tra le innumerevoli offerte del mercato

Di Mirko Cario

Pubblicato il 25 Ott. 2019

Daniele Luciani, psicologo e psicoanalista di stampo lacaniano, nel testo La dittatura del godimento: il disagio della società postmoderna (2018) racconta il disagio dell’uomo contemporaneo attraverso un’analisi dei cambiamenti che hanno caratterizzato il passaggio dall’epoca moderna a quella attuale.

 

Diversamente da quanto accade oggi, gli esseri umani nell’epoca moderna vivevano affidandosi a modelli esistenziali universali, fatti di norme e riferimenti ideali condivisi dalla maggior parte delle persone. Abbracciando gli ideali collettivi trasmessi dalle famiglie e dalle istituzioni si era in grado di definire progetti di lunga durata, compatibili anche con la presenza dell’Altro.

Questa scelta, che imponeva la posticipazione della soddisfazione e costringeva la pulsione a passare attraverso un sistema di norme sociali condivise, era possibile grazie alla Legge del Padre. Il padre, incarnando un riferimento simbolico capace di “coniugare la Legge con il desiderio”, costringeva il figlio a rinunciare a un soddisfacimento immediato dei propri desideri, dandogli la possibilità di sperimentare una quota di sana infelicità, con cui proiettarsi nel mondo. Con il declino dell’immagine paterna viene a mancare quell’ordine che permetteva di fondare una comunità di individui solidali. La scienza, in grado di orientare la vita delle persone anche attraverso le sue innumerevole applicazioni tecnologiche, prende il posto delle leggi religiose e morali.

É il capitalismo, alimentato anche dai prodotti della scienza e delle tecnologie, che oggi impone uno stile di vita dedito alla ricerca del piacere, promuovendo i gadget che il mercato produce. L’uomo nell’epoca postmoderna è sicuro di poter scegliere il proprio bene e la propria felicità tra le innumerevoli offerte del mercato, sottomettendosi a ciò che l’autore definisce una “dittatura del godimento”, che lo rende sempre più insoddisfatto. Questa mancanza che l’uomo cerca invano di colmare è in realtà parte integrante del suo stesso essere. Una mancanza strutturale che, secondo gli psicoanalisti, caratterizza l’uomo in quanto animale votato all’insoddisfazione.

Anche per quanto riguarda i legami affettivi l’epoca attuale è caratterizzata da un profondo cambiamento. Nonostante le facilitazioni offerte dal mondo postmoderno (social network, siti di incontri, viaggi organizzati, speed date ecc.), gli stili di vita che escludono la presenza di un partner fisso sono in aumento, così come la percentuale dei single e delle persone che prolungano la permanenza nella famiglia d’origine anche in età avanzata. L’incontro con l’Altro, che è per definizione un incontro caratterizzato dall’incertezza (non posso sapere se fidarmi o meno della persona che ho di fronte), si è trasformato in un rischio, nella possibilità di “fare” trauma e diventare quindi patologico, al punto da richiedere l’intervento psicoterapeutico. Prende così il sopravvento l’aspetto “paranoico” che ci fa immaginare l’Altro come una persona che voglia godere di noi, approfittandosene. Come difenderci quindi dal pericolo dell’Altro nella nostra epoca postmoderna? “Investendo narcisisticamente su se stessi e sui gadget del mercato capitalistico”.

Il corpo per esempio, diventato un feticcio, è al centro dei pensieri dell’uomo di quest’epoca. Tentando di avvicinarsi ai modelli proposti dall’industria della moda, del cinema e dello spettacolo, l’individuo si illude di poter colmare quella mancanza strutturale che caratterizza la sua natura e avere “accesso a uno stato di compiutezza in cui finalmente basterebbe a se stesso”, ma “quanto più si prodiga a edificare il corpo a tempio della perfezione, tanto più apre la porta all’insoddisfazione”.

La scomparsa della funzione simbolica del Padre, segna inevitabilmente anche la famiglia e i suoi componenti. In tutte le nazioni scompaiono le famiglie numerose, mentre aumentano quelle monogenitoriali, allargate e unipersonali (costituite da persone che vivono sole). Inoltre la diminuzione dei matrimoni e l’aumento delle separazioni e dei divorzi ci mostra la debolezza dei legami che caratterizzano le nostre famiglie.

Per quanto riguarda i nostri figli, l’autore descrive il “bambino smarrito” dell’epoca postmoderna come un bambino che deve fare i conti con le storie personali di ogni padre e di ogni madre, con il loro narcisismo, con i miti familiari, con gli insuccessi e le perdite, tutti elementi che costituiscono il desiderio genitoriale. In assenza della funzione simbolica del Padre, il bambino, spesso figlio unico, impatta con una realtà che risulta difficile da interpretare, perché priva di quel sistema di regole che permette a ogni individuo di orientarsi nel mondo. La clinica infantile contemporanea ci mostra infatti come i bambini di oggi risultino segnati da uno smarrimento inaudito: negli Stati Uniti undici milioni di minori utilizzano psicofarmaci per curare patologie come depressioni e disturbi alimentari. Il bambino che rappresenta inizialmente l’oggetto delle aspettative narcisistiche dei genitori, diventa un adolescente che deve imparare a realizzare investimenti significativi su oggetti d’amore al di fuori della famiglia. Nell’incontro con l’Altro l’adolescente sperimenta per la prima volta il rischio di non essere accettato. Proprio di fronte a questa possibilità di scelta gli adolescenti di oggi sembrano indietreggiare. L’adolescenza postmoderna viene quindi descritta come un’età “patologicamente” in crisi: “scegliendo di non scegliere, i nostri giovani rinviano a data da destinarsi la possibilità di un autentico incontro con l’Altro”.

L’ultimo aspetto preso in considerazione dall’autore è il sistema educativo. All’interno di questo scenario caratterizzato da profondi cambiamenti, la scuola non poteva essere esclusa. L’insegnante oggi deve necessariamente fare i conti con l’evaporazione del principio di autorità che investe tutte le figure che rappresentano simbolicamente la funzione del Padre. Di fatto, la relazione tra studenti e insegnanti diventa sempre più simmetrica, e questi ultimi non vengono più percepiti come simboli sufficientemente forti, tanto da essere umiliati e derisi attraverso video e foto sul web. Le opportunità offerte dalla rete sono innumerevoli, basti pensare alla facilità con cui reperire le informazioni in modo trasversale e dinamico. Ma avere accesso a un’infinità di contenuti non significa apprendere efficacemente. È necessaria la presenza dell’Altro, molto spesso un maestro, per imparare a effettuare una sintesi, mettere in collegamento i vari ambiti e sviluppare un pensiero critico, valutando anche le fonti e la veridicità delle informazioni.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • D. Luciani (2018). La dittatura del godimento: il disagio della società postmoderna. Alpes Italia editore
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