Il fenomeno del bullismo, purtroppo, si sta diffondendo sempre di più e non solo nel nostro paese. Sono sempre più numerosi i genitori, sia delle piccole vittime che dei bulli, che si rivolgono agli specialisti dell’età evolutiva, quali gli psicologi, per poter chiedere consigli o addirittura come fare per poter capire se il minore è vittima o meno di questo tipo di fenomeno.
Alessia Micoli
Riuscire ad individuare le possibili cause, poi, è relativamente facile mentre più difficile è la terapia.
Bullismo: i campanelli d’allarme a cui fare attenzione
Spesso il minore che è vittima di comportamenti di bullismo da parte di coetanei ha difficoltà nel parlare con i propri genitori per svariati motivi, uno tra i tanti è la paura che questi possano aggravare la situazione, possano arrabbiarsi con i professori, possano andare dal dirigente scolastico, oppure semplicemente per evitare di far soffrire i genitori o per semplice vergogna.
Questi minori affrontano il tutto con la speranza che la situazione problematica si risolva presto e che tutto divenga un vecchio ricordo in modo tale da poter riprendere la propria vita in maniera tranquilla.
La qualità della relazione tra il genitore ed il figlio ha un ruolo fondamentale in quanto offre la possibilità di non sentirsi soli e riuscire ad affrontare il problema giungendo ad una soluzione effettiva.
Un genitore attento è in grado di rendersi conto, anche quando mancano le parole, che vi è qualcosa che turba il figlio poiché i campanelli di allarme che vengono trasmessi sono svariati: il figlio/a diviene agitato, preoccupato, cerca di ritardare l’orario dell’entrata a scuola; inizia a sviluppare una sintomatologia fisica cioè comincia con il soffrire di mal di testa o mal di pancia, dolori che scompaiono durante le vacanze; torna a casa con ematomi in diverse parti del corpo o con libri o quaderni stracciati, riceve delle telefonate o dei messaggi che lo rendono ansioso e si chiude in se stesso.
Possono esservi dimostrazioni di labilità emotiva come lo scoppiare in pianti improvvisi; oppure non viene mai invitato dai compagni ad uscire il pomeriggio o alle feste; mostra un calo nel rendimento scolastico; diviene evasivo circa le domande inerenti il proprio stato umorale; comincia a mettere in atto degli agiti di regressione, cioè inizia a comportarsi come un bambino più piccolo dell’età che ha e ciò per attirare l’attenzione delle figure di riferimento; a volte può far uso di alcol o di droga.
Una volta osservati è fondamentale fare in modo che il minore non si senta né solo nel vivere questa situazione né impotente, il genitore deve fare in modo di trovare la forma di comunicazione migliore per poi arrivare a condividere ogni azione assieme.
Bullismo: famiglia e scuola possono fare tanto
I figli hanno bisogno di essere ascoltati e di poter esprimersi per trovare la propria identità, è fondamentale l’educazione familiare.
A volte non basta parlare del bullismo per affrontarlo, occorre analizzare assieme tutte le forme di violenza e di trasgressione, riuscendo a discutere di violenza scolastica di cui vengono a conoscenza ed analizzare quegli episodi che portano a scoprire la causa e l’effetto.
I genitori dovrebbero ispirarsi all’approccio danese, in Danimarca il bullismo non è considerato come una responsabilità, oppure come una colpa individuale. E’ visto come una conseguenza di una minore tolleranza e quindi come effetto delle dinamiche gerarchiche del gruppo.
I genitori devono creare una forza attiva con la scuola, perché è all’interno della classe che il minore porterà il suo bagaglio educativo ed inizierà a maturare la sua personalità.