Se il rapporto tra Psicologia ed Economia è da sempre risultato difficile, in realtà sono stati svariati i tentativi di avvicinamento. L’ approccio comportamentale all’ Economia rappresenta oggi un ambito di notevole interesse e sviluppo, che potrebbe rappresentare il punto di contatto tra Economia, Etica e Psicologia.
Armando Biamonte
Il rapporto tra Economia e Psicologia è da sempre risultato difficile.
In realtà possiamo evidenziare svariati tentativi di contatto tra due le discipline.
Lo studio del comportamento offre la possibilità di fuggire dalla trappola dell’interpretazione: l’approccio comportamentale all’ Economia rappresenta oggi un ambito di notevole interesse e sviluppo, che potrebbe rappresentare il punto di contatto tra Economia, Etica e Psicologia.
La teoria della scelta razionale
La teoria della scelta razionale rappresenta, il primo passo verso l’approccio comportamentale all’ Economia, dove sarà l’essere umano a scegliere attraverso la propria razionalità.
Per rispondere a qualsiasi domanda sul processo decisionale di un individuo si è passati da un punto di vista in cui la razionalità la faceva da padrone, attraversando anche un punto di vista in cui l’utilità raccoglieva al suo interno preferenze e gusti del consumatore, fino a giungere alla necessità di un terreno d’unione tra diverse discipline, in grado di creare nuovi rapporti proprio tra Psicologia ed Economia.
Dietro al comportamento di scelta del consumatore si nascondono bisogni e motivazioni che nulla hanno a che fare con il prodotto ma con il bisogno emotivo che desidera essere soddisfatto.
La teoria della scelta razionale ha dimostrato i suoi punti di forza nell’analisi del comportamento dei piccoli gruppi fino ad assumere sempre maggiore consistenza nell’analisi del comportamento individuale delle persone all’interno di un panorama istituzionale. Sostiene Collins:
bisogna considerare il termine scelta razionale come essenzialmente una metafora e non come una descrizione dei processi mentali consci.
L’approccio dell’ Economia Comportamentale
L’ Economia Comportamentale ha il merito di partire dalle teorie classiche, accettandone la validità, ma, allo stesso tempo, le mette in discussione.
Il 1979 con la pubblicazione del lavoro di Daniel Kahneman, Psicologo (1934), premio Nobel per l’ Economia nel 2002 e di Amos Tversky, Psicologo (1937-1996), The Prospect Theory, rappresenta il momento storico fondamentale dell’ Economia Comportamentale.
La teoria del consumatore razionale tende a concentrarsi sulle situazioni nelle quali è possibile confrontare i diversi vantaggi determinati dalle alternative a disposizione.
Se gli approcci economici tradizionali hanno il merito di aver affrontato per primi l’analisi del comportamento del consumatore, gli approcci più moderni cercano di affrontare i temi tradizionali dell’ Economia attraverso le prospettive teoriche che appartengono ad altre discipline scientifiche.
L’approccio comportamentale all’ economia si muove su un doppio filone: da una parte ci si focalizza sui processi cognitivi legati al processo di scelta con un approccio che prende il nome di Economia Cognitiva, e dall’altro si muove su un percorso caratterizzato dalle scelte che per loro natura sono condizionate dall’ambiente sociale.
Per poter effettuare un’analisi del comportamento del consumatore e un’analisi su come le decisioni vengono prese dagli individui, sono state analizzate la teoria definita “discovered preference hypothesis” (inteso come ipotesi di costruzione delle preferenze) di Smith, Plott e Binmore, l’esperimento noto come il “dilemma della malattia asiatica” di Kahneman e Tversky, nonché i classici giochi del Dilemma del Prigioniero e del Bene Pubblico utilizzati come modelli di riferimento proprio nell’approccio allo studio comportamentale.
Il rapporto tra Economia e Psicologia è da sempre risultato difficile
Andando a curiosare nella storia delle due discipline emergono delle analogie e dei rapporti.
È interessante notare come lo sviluppo storico delle due discipline prosegue quasi su un binario parallelo: se la corrente classica dell’ Economia inizia attorno alla prima rivoluzione industriale del ‘700 e alla seconda rivoluzione industriale del 1870, anche la moderna Psicologia Scientifica nasce e si sviluppa tra il 1850 e il 1870.
L’economia ha da sempre dato importanza ai fenomeni sociali, spostandosi da una analisi economica “micro” ad una “macro”, muovendosi cioè dal comportamento individuale per arrivare ai fenomeni sociali.
Lo studio delle norme e delle convenzioni sociali costituisce quindi un ambito di studio dell’aspetto comportamentale dell’ economia che, sempre attraverso l’applicazione di disegni sperimentali, indaga la cooperazione, l’altruismo, l’equità sociale ed il rispetto di norme sociali: comportamenti che pervadono le attività umane e che si apre in questo modo all’interdisciplinarietà, trovando punti di contatto e di dialogo tra l’ economia e le altre scienze comportamentali.
Le norme sociali, così come sono definite dalla teoria economica, sono standard di comportamento taciti, non sanciti necessariamente da norme giuridiche, ma condivise nella società.
Se il rapporto tra Psicologia ed Economia è da sempre risultato difficile, in realtà svariati sono i tentativi di avvicinamento.
Nel 1902 lo psicologo Tarde scrive un libro dal titolo “Psicologia Economica” dove si occupa soprattutto del concetto di scelta razionale.
Successivamente al secondo conflitto mondiale, la Psicologia Economica riscuote notevoli interessi soprattutto grazie allo psicologo Katona che nel 1975 scrive il testo “Psychological Economics”.
J. M. Keynes sosteneva l’importanza di riportare l’ economia verso valori più giusti, diventando scienza morale. Secondo l’autore:
i governi di oggi devono operare per incentivare la circolazione delle informazioni e devono anche dare maggiore importanza all’incertezza dei mercati. Infatti l’incertezza è presente in tutti quei mercati che influenzano maggiormente la stabilità e la crescita di una economia. È proprio l’incertezza che causa stati di boom e di recessione. La conclusione di quest’opera rappresenta un augurio ed una raccomandazione dell’autore agli economisti futuri. Questi dovrebbero essere uomini di cultura generale, più attenti allo studio delle materie sociali che a quelle scientifiche.