expand_lessAPRI WIDGET

Full Metal Jacket (1987) di S. Kubrick – Recensione del film

Full Metal Jacket mostra l'addestramento disuminizzante a cui venivano sottoposti i soldati prima di partire per il Vietnam

Di Guest

Pubblicato il 21 Feb. 2019

Kubrick nel 1987, a 14 anni dalla fine della guerra in Vietnam, dice la sua sulla disfatta americana, con uno splendido film dal titolo Full Metal Jacket.

Lorenzo Ricciuti

 

Siamo nella Carolina del sud, nella caserma di Perris Island, dove un battaglione di marines effettuerà il suo addestramento prima di partire per il Vietnam.

Full Metal Jacket: addestramento come disumanizzazione

I cinque minuti iniziali del discorso del sergente Hartman fanno parte della storia del cinema. La sua durezza, e la sua intransigenza faranno subito capire di che pasta è fatto. I suoi insulti, il cambiare nome ai suoi sottoposti sono l’antipasto del trattamento che riserverà alle sue reclute durante l’addestramento.

La sua spietatezza sarà rivolta contro il soldato semplice Leonard Lawrence. Questi è grasso e sembra avere anche qualche ritardo. Il sergente Hartman non avrà pietà per lui, avrà nei suoi confronti un atteggiamento persecutorio, fatto di insulti e offese, date le difficoltà fisiche di Palla di lardo (nome affidatogli dal sergente Hartman) nello svolgere gli esercizi per l’addestramento.

Infierire senza tatto e sensibilità sulle debolezze altrui. Questo è l’infame compito del sergente Hartman e l’impossibilità, dato il contesto militare, per Palla di Lardo di potersi ribellare. 

Kubrick in modo magistrale riesce a sottolineare questo accanimento disumano da parte del sergente Hartman. La disumanizzazione dei soldati deve avvenire prima dell’entrata in guerra. Si vogliono creare dei killer duri e spietati, pronti ad uccidere senza pietà.

Durante un’ispezione il sergente Hartman scoprirà che Palla di lardo ha rubato una ciambella dalla mensa. Come punizione tutti i soldati faranno le flessioni, eccetto Palla di lardo che, solo in mezzo a loro, sarà costretto a mangiare la ciambella.

I suoi compagni non ci stanno e si vendicano. Una notte lo colpiscono in pancia con delle saponette avvolte negli asciugamani mentre lui giace inerme nel sonno.

Full Metal Jacket: le contraddizioni di un’epoca

La misura è colma per Lawrence. Anche il suo sguardo cambia, inizia persino a parlare con il suo fucile. Tutto ciò fa presagire l’irreparabile, che avverrà durante l’ultima notte di addestramento.

Palla di lardo è in bagno con un fucile carico di pallottole full metal jacket. Il soldato Joker gli intima di tornare in stanza altrimenti saranno con la merda fino al collo. Palla di lardo risponde “Io ci sono già con la merda fino al collo”. All’arrivo del sergente Hartman, Palla di lardo spara colpendolo a morte e dopo decide di togliersi la vita.

L’esperienza nel Vietnam del soldato Joker non presenta particolari momenti di rilievo se non uno. Il soldato Joker porta una spilla della pace sulla sua tuta da soldato e sul cappello ha la scritta “Born to Kill”. Un suo superiore gli chiede spiegazioni e lui afferma che il simbolo e la scritta sono i due archetipi della dicotomia junghiana sull’istinto di Eros e su quello di Thanatos. O se vogliamo allargare lo sguardo ad un’altra interpretazione, i due archetipi fotografano le contraddizioni di quella generazione, dove da un lato del mondo regnavano l’amore libero e le istanze pacifiste, mentre nel Vietnam si continuava a combattere e uccidere.

Rimane esemplare la conclusione del film dove il soldato Joker torna a casa sano e salvo e traccia il suo bilancio

Vivo in un mondo di merda questo è vero, ma sono vivo e non ho più paura.

 

Si parla di:
Categorie
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Sulla mia pelle (2018) come l'indifferenza ha ucciso Stefano Cucchi FEAT
Sulla mia pelle (2018) di Alessio Cremonini: l’indifferenza che ha ucciso Stefano Cucchi – Recensione del film

Il film Sulla mia pelle di Alessio Cremonini non fa sconti a nessuno, racconta minuziosamente la storia di Stefano Cucchi arrestato a ottobre del 2009 e morto dopo 7 giorni nella completa solitudine e nella totale indifferenza di tutti coloro che hanno interagito con lui in quei giorni.

ARTICOLI CORRELATI
All I want for Christmas is Truth. Scoprire che Babbo Natale non esiste è traumatico?

Quando i bambini scoprono che Babbo Natale non esiste? Verso gli 8-9 anni (ma vi è un’estrema variabilità). Come avviene questa scoperta? 

Emozioni, effetto esposizione e familiarità nell’ascolto di una canzone

La familiarità con una canzone e l'effetto esposizione sembrano favorire il nostro apprezzamento verso di essa

WordPress Ads
cancel