l rischio di sviluppare un secondo disturbo mentale aumenta dopo una prima diagnosi iniziale, secondo una nuova ricerca condotta dal professor John McGrath del Queensland Brain Institute di UQ e dalla Aarhus University.
Adriano Mauro Ellena
Il professor McGrath e i colleghi hanno esaminato i dati sanitari di un campione di 5,9 milioni di individui danesi, preparando così lo studio più ampio e completo che sia mai stato condotto sulla comorbilità – ovvero lo sviluppo di due o più disturbi mentali.
Diagnosi di disturbo mentale: lo studio su 5,9 milioni di persone
I ricercatori hanno monitorato la salute mentale di ciascuna persona per lunghi periodi di tempo. Ciò ha portato alla scoperta sorprendente che il rischio di una seconda diagnosi di un disturbo mentale, rimane elevato, anche quindici anni dopo una diagnosi iniziale.
Nei primi sei mesi dalla diagnosi iniziale, il rischio di una seconda diagnosi è molto alto: per esempio, le persone diagnosticate con un disturbo dell’umore come ad esempio la depressione, hanno un rischio molto alto di essere diagnosticate con un disturbo d’ansia nei primi sei mesi dalla diagnosi – ha detto il professor McGrath – Dopo il primo anno questo rischio diminuisce in modo sostanziale, ma poi si stabilizza e rimane 2 o 3 volte più alto di quelli senza un precedente disturbo, anche quindici anni dopo la diagnosi iniziale. È importante sottolineare che il risultato è stato pervasivo – lo abbiamo trovato in tutte le coppie di disturbi che abbiamo studiato.
Diagnosi di disturbo mentale: riflessioni sui risultati
I risultati sono gli stessi anche per alcune coppie di disturbi, non importa quale sia venuto prima. Ad esempio, una diagnosi iniziale di depressione era altrettanto probabile che fosse seguita da una seconda diagnosi di ansia e viceversa.
È importante sottolineare che le persone che avevano meno di 20 anni al momento della comparsa del loro primo disturbo mentale erano significativamente più a rischio di sviluppare un secondo disturbo nei 10-15 anni successivi e questa vulnerabilità è stata riscontrata nella maggior parte delle coppie di disturbi.
Non solo lo studio è il più ampio e completo nel suo campo, ma la sua presentazione innovativa dei risultati ha fissato un nuovo standard per l’epidemiologia – ha affermato il professor McGrath – Abbiamo fornito un atlante dettagliato e completo dei modi in cui i disturbi mentali si raggruppano insieme a disposizione del pubblico e speriamo che questo aiuti a migliorare la clinica e la ricerca futura.
Il prossimo passo per il professor McGrath e i suoi colleghi è quello di estendere lo studio per identificare i rischi tra i disturbi mentali e la successiva insorgenza di condizioni mediche generali, come l’epilessia, l’emicrania, gli attacchi cardiaci e il diabete.