Poter misurare la propensione genetica degli individui alla depressione sarà di grande aiuto ai clinici per poter mettere in atto le migliori misure preventive possibili per le popolazioni più a rischio.
Il disturbo depressivo maggiore è una delle patologie psichiche più diffuse al mondo, secondi i dati del DMS IV si calcola una prevalenza del 10-25% nelle donne e del 5-12% negli uomini. Tali percentuali mostrano chiaramente quale sia la gravità del problema, inoltre i dati mostrano che tale prevalenza aumenterà col il passare degli anni.
L’incorrere in disturbi di tipo depressivo è una condizione molto comune e molto costosa sia per l’individuo che la vive, sia per la società. Riuscire ad identificare quali siano le persone più a rischio potrebbe essere di grande aiuto ai clinici per poter mettere in atto delle misure preventive in grado di contenere il fenomeno sul nascere e migliorare il benessere degli individui.
Il rischio poligenetico connesso alla depressione
Un recente studio danese dell’Università di Aarhus (Musliner et al., 2019) ha indagato se sia possibile identificare una predisposizione genetica per i fenomeni depressivi. Tale ricerca ha seguito da vicino circa 34.500 abitanti della Danimarca per circa 20 anni ed ha misurato il loro rischio genetico di sviluppare la depressione.
Gli studiosi danesi hanno misurato il rischio poligenetico connesso alla depressione in tali individui; per poligenetico si intende un rischio connesso non solo ad un gene, ma ad un insieme specifico di geni. Musliner ed i suoi collaboratori sono riusciti ad isolare questo insieme di geni, identificando l’insieme di geni maggiormente predittivo di sintomi depressivi in età adulta. Pertanto, attraverso il calcolo del rischio poligenetico connesso alla depressione, è possibile predire quali individui andranno incontro, nel corso della loro vita, a disturbi di tipo depressivo.
Questo studio rende possibile misurare direttamente la propensione genetica connessa con la depressione, superando il fatto di aver bisogno di affidarsi alla storia familiare come modo di predire la disposizione genetica alla depressione. In ogni caso lo studio in questione ha evidenziato anche come non sia possibile trovare il “gene della depressione” e come anche un individuo con una grande propensione genetica allo sviluppo di patologie depressive possa non arrivare a svilupparle nel corso della sua vita. Certo è che poter misurare la propensione genetica degli individui sarà di grande aiuto ai clinici per poter mettere in atto le migliori misure preventive possibili per le popolazioni più a rischio.