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American Psycho: la disperazione che slatentizza una vita parallela – Riflessioni psicologiche

Patrick, protagonista di American Psycho, di giorno è il dirigente professionale, perfetto, sensuale e carismatico, di notte è lo spietato omicida

Di Nicole Tornato

Pubblicato il 28 Feb. 2019

American Psycho è la storia di Patrick Bateman, un uomo di 27 anni che occupa una posizione dirigenziale presso una società finanziaria. Patrick è bello, ricco, ha una fidanzata premurosa ma poco affettiva, è circondato da tanti amici con cui condivide chiacchierate superficiali e gareggia a chi mostra più potere e denaro.

 

La sua quotidianità si destreggia tra la cura estetica maniacale e l’esercizio fisico compulsivo che attornia la desolante vita lavorativa e personale. In tutta questa routine, il giovane non ha spazio per confidarsi, per esprimere il disagio che sfocia terribilmente nella furia omicida.

American Psycho: il lato oscuro di Patrick

Patrick di giorno è il dirigente professionale, perfetto esteticamente, sensuale e carismatico, di notte è lo spietato femminicida che ricerca le sue vittime, perlopiù prostitute interessate ad intrattenere rapporti sessuali in cambio di denaro, senza nessuna traccia di coinvolgimento affettivo. Curiosamente nella sua vita manca l’affetto; né la fidanzata, né l’amante sono in grado di dimostrargli una vicinanza, la segretaria gli lancia qualche accenno di interessamento che lui provvede a scansare, seppur fantastichi una vita serena insieme a lei.

Il ciclo delle azioni efferate è sempre il medesimo: Patrick paga alcune prostitute, qualche volta prova ad instaurare un dialogo, ma quando scorge un disinteresse passa al sesso e successivamente all’omicidio, con tanto di decapitazione, vivisezione del cadavere i cui resti vengono conservati nel frigorifero. Così succede anche alla ex fidanzata del college che lo ha lasciato e ora ha una relazione con un altro uomo, o a Paul, il quale sfoggia con ostentazione la propria ricchezza: l’omicidio, fantasticato o reale che sia, capita nel momento in cui Patrick non riesce a regolare degli stati affettivi e cognitivi che lo perturbano eccessivamente, come la rabbia per non essere stato accolto e compreso da chi gli sta di fronte, o per essersi scoperto inferiore nel suo prestigio economico e sociale.

American Psycho: qual è la realtà?

Sorge comunque il dubbio che tutte queste azioni raccontate minuziosamente in prima persona siano frutto di un’interpretazione delirante della realtà rifiutata energicamente. Il protagonista, infatti, non viene mai scoperto seppur commetta un numero illimitato di omicidi, nessuno si accorge delle sue frasi spiazzanti sulla tortura, nemmeno l’avvocato crede alla sua confessione, anzi, sostiene di aver dialogato con Paul che risulta vivo e vegeto. In aggiunta, l’inseguimento della polizia non culmina in nessun arresto, semplicemente svanisce nel nulla, l’appartamento colmo di corpi e resti è assolutamente pulito e pronto per essere venduto, tutti elementi che confermerebbero l’ipotesi di una patologia psicotica anziché di eventi reali.

Il mondo gli rimanda invisibilità e indifferenza, perciò si presume che, per sollevare la propria autostima, Patrick abbia bisogno di credersi un omicida seriale che uccide il senzatetto bisognoso di denaro, ma anche l’amico ricco, le ragazze che non lo desiderano per ciò che è, ma per il denaro che è pronto ad offrirgli. La psicosi gli consente di essere il potente che decide della vita e della morte delle persone, le umilia e le distrugge riducendoli ad oggetti che conserva come trofei e decorazioni, spazza via i rivali e gli permette di placare l’ansia di essere invisibile. Al tempo stesso tali azioni gli rimandano un senso di sé ignobile e disumano, incapace di qualsiasi connessione empatica

Avevo tutte le caratteristiche dell’essere umano -pelle, carne, sangue, capelli- ma la mia spersonalizzazione si era fatta così intensa, era andata così a fondo, che la normale facoltà di provare compassione era stata estirpata, vittima di una lenta, precisa volontà. Stavo semplicemente imitando la realtà, ero la rozza caricatura di un essere umano, con un ultimo frammento di cervello ancora funzionante (Ellis, 1991, p. 338).

A metà strada tra l’eccitazione e il disgusto, emerge la constatazione di non essere amato da nessuno, la disperazione che slatentizza una vita parallela, vera o fantasticata che sia, in cui desidera essere fermato con l’amore e l’accettazione

Ma di lì a poco la mia macabra gioia scema, e incapace di trovare conforto in alcunché scoppio in lacrime pensando a quello che sono, e mentre piango ripeto tra i singhiozzi: – Vorrei solo sentirmi amato- maledicendo la terra e tutto ciò che mi ha insegnato: principi morali, scelte etiche, distinzione tra il bene e il male, cultura, tradizioni e religione- tutto sbagliato, tutto senza senso. Ogni cosa si riduce a: adattati o muori (Ellis, 1991, p. 414).

Patrick riesce, infine, a fare un primo passo nel cammino del benessere lasciando la noiosa fidanzata legata alle apparenze, alle formalità, emotivamente inaccessibile, frivola e ilare. Non è comunque sufficiente a generare una svolta, ad attenuare l’irrefrenabile desiderio di protrarre un massacro che appare più interno che esterno: nemmeno la reazione dell’avvocato gli consente di riflettere sulla realtà, anzi, Patrick interpreta il suo scetticismo e la notizia della visita di Paul come prove schiaccianti dell’incomprensione del mondo, e dell’inevitabile destino che lo condurrà a vedersi eternamente inumano.

 

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bara B. (2005). Manuale di psicoterapia cognitiva. Bollati Boringhieri
  • Carcione A., Semerari A., Nicolò G. (2016). Curare i casi complessi. Laterza
  • Fornari U. (2015). Trattato di psichiatria forense. Utet
  • Guidano V. (1988). La complessità del sé. Bollati Boringhieri
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