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Sadismo e comportamento aggressivo: infliggere una pena per sentirsi meglio

Sadismo: dai serial killer ai bulli, un meccanismo ancora oscuro. Uno studio apparso su Personality and Social Psychology Bulletin fa luce su alcuni aspetti

Di Gaia Butti

Pubblicato il 14 Gen. 2019

Aggiornato il 18 Apr. 2019 13:37

Il Sadismo nel DSM IV configura tutte le condotte in cui un soggetto ricava eccitazione sessuale e piacere dalla sofferenza non solo fisica ma anche psicologica della vittima.

 

I comportamenti sadici possono includere svariate pratiche di manipolazione della libertà e del confine psicofisico della vittima.

Sadismo: cos’è

Così come non c’è limite alla fantasia non c’è neppure limite nell’immaginare azioni volte a strutturare forme di sofferenza a maggiore livello di complessità: più comuni sono l’imprigionamento, la fustigazione, le percosse, la tortura fisica ma soprattutto psicologica. La persona sadica può giungere anche fino anche all’uccisione della vittima. L’apice del piacere per il sadico tuttavia non deriva tanto dal contemplare la sofferenza quanto dalla certezza dell’innocenza della vittima stessa. Ben più che le grida di sofferenza della vittima, al sadico interessano le sue proteste di innocenza, le implorazioni di perdono, le rimostranze, i tentativi vani nel convincerlo a desistere, a cessare la tortura o a non portare a compimento le paventate azioni violente. Tutto quello a cui la vittima si aggrappa viene strappato e rigettato in un meccanismo che contempla l’empatia solo come minaccia, unica forma di annichilimento dell’eccitazione. In molti sadici si ritrova una forma di distacco emotivo dalla vittima che ha il fine di accrescere il dislivello fra i due; la vittima, rendendosi conto della sua impotenza determina una eccitazione ulteriore da parte del sadico e un rinforzo della sua percezione di controllo.

Le persone con tratti di personalità sadici tendono ad essere aggressive, tuttavia queste traggono piacere dal loro comportamento aggressivo solo se danneggiano le loro vittime. Secondo una serie di studi condotti su oltre 2000 persone, i comportamenti aggressivi messi in atto dai sadici, alla fine, suscitano in loro un sentimento peggiore rispetto al momento prima della messa in atto del comportamento.

Sadismo: lo studio condotto per capirne i meccanismi

La ricerca compare su Personality and Social Psychology Bulletin, pubblicata da Society for Personality and Social Psychology.

Secondo l’autore principale dello studio, David Chester della Virginia Commonwealth University, le tendenze sadiche non solo esistono nei serial killer, ma anche nella gente comune e sono fortemente collegate ad un comportamento più aggressivo.

Nel mondo reale i sadici potrebbero essere i bulli, che denigrano gli altri per sentirsi meglio, oppure un gruppo di tifosi di uno sport che sfida e cerca contrasti con i tifosi della squadra rivale a causa della passione per lo sport comune.

In laboratorio, i ricercatori hanno misurato le tendenze aggressive e sadiche delle persone calcolando la probabilità del soggetto, partecipante all’esperimento, di cercare vendetta o danneggiare una persona innocente. In alcuni casi, attraverso eventi virtuali, facevano mangiare agli innocenti salsa piccante come punizione oppure li stordivano con forti rumori.

A seconda dei diversi scenari, si è visto che i soggetti aggressivi e con comportamenti sadici mostravano piacere nel causare danni agli altri, ma si è anche riscontrato che, in questi soggetti, l’umore generale era sceso dopo l’evento.

Gli autori non si aspettavano un impatto negativo sull’umore: questo potrebbe essere dovuto al modo in cui l’aggressività colpisce il cervello, facendo si che le persone percepiscano qualcosa di così piacevole, quando effettivamente crea l’opposto.

Sadismo: riflessioni sui risultati della ricerca e aspetti da approfondire

L’ipotesi, avanzata da David Chester, suggerisce che se si rompesse il legame tra piacere e dolore, cambiando il modo in cui il sadico percepisce il danno che infligge, o aiutandolo a capire come danneggerà l’altro, si potrebbe risolvere questo ciclo della violenza.

L’aggressività è spesso pensata come un prodotto di sentimenti negativi come rabbia, frustrazione e dolore, questa è solo una parte della verità. Infatti, le ricerche sul legame tra aggressività e sadismo suggeriscono come anche i sentimenti positivi siano, in parte, causa della violenza umana.

Le complesse relazioni tra i sentimenti positivi prima o durante l’aggressione nei sadici, insieme all’impatto negativo sull’umore, conseguente ad un comportamento sadico, suggeriscono che vi siano diversi modi per comprendere e affrontare la violenza.

Sarebbe interessante indagare, in futuro, le dinamiche delle emozioni che conducono a comportamenti aggressivi e sadici.

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