La Terapia Metacognitiva Interpersonale, ci raccontano Giancarlo Dimaggio e Raffaele Popolo, è un approccio che vede un importante coinvolgimento della componente esperienziale al fine di favorire il processo terapeutico di cambiamento verso l’esplorazione di nuovi schemi interpersonali.
Facilitare il riconoscimento e la descrizione degli stati mentali e utilizzare tali informazioni per ridurre la sofferenza emotiva e coltivare relazioni adeguate con le altre persone. Il tutto attraverso una costante attenzione alla dimensione interpersonale e all’alleanza terapeutica, regolando l’intervento sul livello metacognitivo del paziente.
Queste sono alcune delle caratteristiche distintive della Terapia Metacognitiva Interpersonale, di cui abbiamo parlato con Raffaele Popolo e Giancarlo Dimaggio, psichiatri psicoterapeuti e co-fondatori del Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma in occasione del workshop pre-congressuale SITCC dello scorso settembre. Durante l’intervista Dimaggio e Popolo ci hanno guidato attraverso la scoperta della TMI, il cui target terapeutico è rappresentato dagli Schemi Interpersonali, ovvero le strutture attraverso le quali le persone si orientano nelle relazioni quotidiane, formando previsioni sul destino dei propri scopi e desideri:
La persona che ho davanti mi confermerà di essere una persona di valore, oppure reagirà come un giudice severo e critico convalidando ciò che in fondo temo, ovvero di non valere nulla?
La Terapia Metacognitiva Interpersonale, ci raccontano Dimaggio e Popolo, anticipando alcune tematiche del nuovo libro in uscita a marzo del prossimo anno, è un approccio che vede un importante coinvolgimento della componente esperienziale, includendo tecniche non solo cognitive, ma anche corporee, meditative e immaginative, al fine di favorire il processo terapeutico di cambiamento verso l’esplorazione di nuovi schemi.
L’obiettivo della TMI è quello di accompagnare il paziente verso la promozione di una dimensione di creatività, innovazione, di esplorazione e autonomia, attraverso l’ampliamento del proprio repertorio metacognitivo e relazionale, verso la valorizzazione delle parti sane di sé.
In tale ottica si inserisce coerentemente il nuovo protocollo di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Gruppo (TMI-G), tematica del workshop precongressuale veronese. Il setting gruppale, ci spiegano Popolo e Dimaggio, rappresenta un contesto prezioso dove trasmettere e condividere la conoscenza dei sistemi motivazionali interpersonali, recuperarli all’interno della propria esperienza attraverso la narrazione di episodi narrativi autobiografici, ri-sperimentarli attraverso tecniche immaginative, esperienziali e role playing, con il fine di comprendere gli schemi, accelerare l’apprendimento di nuove strategie e ampliare la lettura degli stati mentali attraverso l’allenamento “in vivo” delle funzioni metacognitive.
Le prime applicazioni del protocollo su gruppi di pazienti con disturbi di personalità di area inibito-coartata, al vaglio degli studi di efficacia, hanno mostrato risultati decisamente interessanti, che aprono a sperimentazioni promettenti, sia in Italia che all’estero, anche su popolazioni di pazienti diversi, compresi quelli caratterizzati da disregolazione emotiva.
Nella parte conclusiva dell’intervista, infine, un auspicio, ovvero quello che il cognitivismo italiano possa essere un terreno fertile di dialogo aperto, che possa coniugare il valore dell’aspetto relazionale del lavoro tra terapeuta e paziente, con l’altrettanto importante applicazione delle numerose tecniche (cognitive, meditative, di allocazione dell’attenzione, comportamentali, immaginative, sensomotorie ecc.) che ad oggi caratterizzano e arricchiscono i diversi approcci e interventi di matrice cognitiva.
TERAPIA METACOGNITIVA INTERPERSONALE – L’INTERVISTA A GIANCARLO DIMAGGIO E RAFFAELE POPOLO: