L’autrice principale dello studio, Megan Vendemia, dottoranda dell’Ohio State University, mostra come diverse ricerche hanno evidenziato che la visione di immagini di modelli esili o sessualizzati può portare le donne a dare più valore all’essere snelle (interiorizzazione ideale) (Matusek, Wendt & Wiseman, 2004).
Tale interiorizzazione può contribuire insieme ad altri fattori alla predisposizione verso disturbi alimentari o altri problemi psicologici; eppure se le donne credono che tali immagini siano state modificate tramite appositi programmi o app l’impatto negativo si riduce, perché
sanno che le immagini online potrebbero non riflettere una realtà offline – afferma Vandemia.
Selfie ritoccati sui social media: lo studio per capire l’impatto
Lo studio, condotto dalla dottoranda insieme a David DeAndrea, docente di comunicazione dell’Ohio University, ha coinvolto 360 studentesse universitarie. Lo scopo dello studio presentato alle studentesse è quello di determinare in che modo le persone valutano le immagini e i selfie che appaiono su popolari social media, quali Instagram.
Le partecipanti hanno visto 45 selfie, di account pubblici su Instagram, di donne magre “sessualizzate” (cioe’ vestite con abiti “succinti”). Alcune di queste immagini mostravano a lato dei loghi di Photoshop o di filtri Instagram inseriti appositamente dai ricercatori per creare un’illusione di modifica.
Metà delle donne è stata informata che le immagini erano di altre studentesse del loro college, mentre all’altra metà è stato detto che le immagini raffiguravano modelle di New York.
È stato inoltre somministrato un questionario rispetto all’interiorizzazione ideale (della magrezza), compilando diversi item, tra cui: “le donne magre sono più attraenti delle altre donne“.
Selfie ritoccati: giudichiamo peggio chi li fa
È emerso che più le partecipanti percepivano le foto ed i selfie come modificati, meno interiorizzavano l’ideale di magrezza:
Le indicazioni che le immagini sono state alterate potrebbero potenzialmente ridurre gli effetti negativi delle immagini magre ideali.
Inoltre, più le spettatrici credevano che i selfie fossero modificati, più pensavano che le donne pubblicassero le foto per mettersi in mostra e vantarsi.
Hanno inoltre giudicato le donne con foto modificate come meno intelligenti e meno oneste, effetto in aumento quando si trattava di presunti pari, anziché di modelli.
Come ha affermato l’autrice:
I partecipanti, di fronte allo stesso comportamento, tendevano ad essere più indulgenti nei confronti dei modelli professionali rispetto ai loro coetanei sui siti di social media. Ritenevano che le modelle condividessero i selfie per ragioni più altruistiche, come motivare gli altri o promuovere la salute.
Si è anche notato come man mano che gli utenti dei social media si servono di un’osservazione più sofisticata nel consultare le foto postate sui social, più sono in grado di evitare alcune insidie. Ciò che rimane da indagare in futuri studi sono le cause che spingono a valutare in modo differente le foto modificate da quelle non modificate e come mai l’attribuzione di ruolo data al soggetto della foto influenzi anch’esso la valutazione in atto.