Recentemente l’uso di Facebook è stato associato a diversi fattori psicologici negativi quali solitudine, ansia, bassa autostima e depressione, che alcuni autori hanno cercato di mettere in relazione anche rispetto allo stile di attaccamento degli utenti.
Una nuova ricerca, pubblicata su BMC Psychology, ha esaminato il legame esistente tra un uso problematico di Facebook e lo stile di attaccamento di una persona. L’autrice dello studio, Sally Flynn, riferisce che: “Vista la crescita smisurata nell’utilizzo dei social media, ci è sembrato interessante analizzarne le conseguenze a livello psicologico, in quanto riteniamo non siano state indagate abbastanza”.
Recentemente l’uso di Facebook è stato infatti associato a diversi fattori psicologici negativi, quali aumento di solitudine, ansia, bassa autostima e depressione. Incuriositi da ciò, gli autori dello studio hanno cercato di capire cosa potesse nascondersi all’origine di un uso problematico di Facebook.
I pressuposti teorici dello studio
La Teoria dell’ attaccamento, nei contributi dei diversi autori che nel corso degli anni si sono approcciati allo studio di questo argomento, ha rappresentato l’assunto teorico di riferimento sul quale è stato sviluppato l’intero progetto di ricerca di Flynn e colleghi. Secondo i sostenitori della Teoria dell’ attaccamento, tutti gli individui nascono con un innato desiderio di formare legami affettivi con gli altri, desiderio che permane per tutta la vita. Il primo e fondamentale legame è quello che nasce con la madre (o caregiver) con cui si sviluppa un tipo di attaccamento che potrà essere sicuro o insicuro.
Avere un attaccamento sicuro significa sentirsi sicuri e protetti, mentre avere uno stile di attaccamento insicuro implica una serie di emozioni contrastanti verso la propria figura di accudimento primaria; sono stati identificati diversi tipi di attaccamento insicuro: evitante, ansioso-ambivalente e disorganizzato.
Per tutta la durata della vita gli individui continuano a cercare legami e connessioni con gli altri, che cambiano a seconda del tipo di attaccamento che si ha. Nella fase di vita adulta, per esempio, persone che hanno uno stile di attaccamento ansioso concordano con affermazioni del tipo “Ho paura che perderò l’amore del mio partner”; invece, persone con uno stile di attaccamento evitante concordano maggiormente con frasi del tipo “Mi sento a disagio quando il mio partner vuole essere molto vicino”.
Gli autori sostengono che le persone, su Facebook, assumono una serie di comportamenti coerenti con il proprio stile di attaccamento e quando lo stile di attaccamento è insicuro i comportamenti online potrebbero risultare problematici.
Stile di attaccamento e utilizzo di Facebook: la ricerca
Lo studio ha coinvolto 717 utenti di Facebook, ai quali è stato richiesto di rispondere ad un test che aveva lo scopo di indagare diverse variabili psicologiche, tra cui l’autostima e lo stile di attaccamento, inoltre è stato esaminato il comportamento di questi utenti su Facebook.
È emerso che coloro i quali avevano un stile di attaccamento di tipo ansioso su Facebook tendevano ad assumere comportamenti specifici quali: fare confronti tra sé e gli altri, creare una falsa immagine di sé e condividere eccessivamente informazioni personali; inoltre tendevano ad un sovrautilizzo di Facebook a scapito di altre attività.
I partecipanti con un attaccamento evitante, invece, presentavano solo alcuni di questi comportamenti quali: creare una falsa immagine di sé e sovrautilizzo di Facebook a scapito di altre attività.
Inoltre, è emerso che questi comportamenti disadattivi sono più forti per le persone che hanno bassa autostima e alto disagio psicologico.
Conclusioni e limiti dello studio
Il punto cruciale della questione, che i ricercatori tengono a sottolineare, sta nel fatto che non è Facebook ad essere in sé e per sé pericoloso, ma è piuttosto il modo in cui alcune persone si approcciano ad esso che può risultare problematico.
Gli autori sperano che lo studio possa rendere gli utenti più consapevoli dei propri comportamenti disadattivi assunti online e che possa aiutare a modificare gli aspetti in questione.
D’altro canto, lo studio presenta alcuni limiti: il campionamento trasversale non permette di trarre conclusioni causa-effetto, inoltre l’utilizzo di self-report può aver determinato alcuni bias rispetto ai risultati.
Alcune questioni rimangono ancora aperte e da approfondire. Mentre è chiara infatti l’associazione tra disagio psicologico, autostima e uso problematico di Facebook, sono invece necessari ulteriori approfondimenti sulla correlazione esistente tra stile di attaccamento e specifici comportamenti online.