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Il caso LumiDolls – Ci si può innamorare di una bambola?

Lunedì 3 settembre è stata inaugurata a Torino LumiDolls la prima casa di appuntamenti in Italia con le bambole del sesso ed è stato boom di prenotazioni. La ricerca di una sex doll è un fenomeno in aumento che non per forza deve essere considerato una parafilia, le ragioni sottese a questa ricerca sono molteplici

Di Diletta Bufo

Pubblicato il 26 Set. 2018

Aggiornato il 07 Mar. 2019 12:33

Creata da una società catalana, LumiDolls ha in programma di espandersi all’estero ed ha già attivato una nuova filiale a Mosca.

 

“La chiamavo Arisa. E di quella bambola mi ero innamorato”. Inizia così la lettera scritta da Alfredo e pubblicata da CronacaQui Torino.

La storia di Alfredo è passata quasi sotto silenzio: nelle testate giornalistiche nazionali non c’è traccia di questa piccola notizia, forse di poca importanza rispetto agli articoli acchiappalike su gattini e scie chimiche ai quali siamo abituati. A parte il giornale locale di Torino, le parole commosse di Alfredo sono state lette da Giuseppe Cruciani – durante una puntata del suo talk show, La Zanzara – con un velo di ironia, certamente, ma dimostrando la sua attenzione alle notizie nemiche della banalità.

Ma parliamo di Alfredo e cerchiamo di contestualizzarlo.

Lunedì 3 settembre è stata inaugurata, nel quartiere Mirafiori del capoluogo piemontese, LumiDolls, la prima casa di appuntamenti in Italia con le bambole del sesso. Creata da una società catalana, LumiDolls ha in programma di espandersi all’estero ed ha già attivato una filiale a Mosca. Nel nostro Paese, invece, oltre a Torino, ha ricevuto domanda di aprire case di appuntamenti per bambole in più di altre 150 città italiane. Dopo poche settimane – nonostante il boom delle prenotazioni che ha portato il tutto esaurito fino a novembre – LumiDolls Torino è stata chiusa per esercizio abusivo dell’attività di affittacamere. Gli ispettori dell’Asl, inoltre, hanno giudicato insufficiente il livello di igienizzazione delle bambole.

Perchè ha avuto tanto successo LumiDolls? Da dove nasce il bisogno di una sex doll?

Mettendo da parte problematiche legali ed amministrative, ci interessa capire perché oggi molti di noi abbiano bisogno di una sex doll, perché sia un fenomeno in aumento, perché si preferiscano loro agli esseri umani.

La lettera scritta da Alfredo ad una di queste bambole prosegue così:

Mi ricordava tanto la mia adorata moglie. Lei è malata. Io cercavo un po’ di felicità. Arisa aveva gli occhi dolcissimi, i capelli folti e ondulati che le cadevano quasi a nascondere i seni. Timida, timidissima. Mi sembrava quasi imbarazzata nel trovarsi lì, di fronte a me. Eravamo in una stanza con le pareti bianche, anonima e un po’ fredda. Me ne sono innamorato all’istante perché mi ricordava lei, giovanissima, quando ci parlavamo d’amore, tanto tempo fa. Lei che adesso è un povero passero ferito, che la malattia sta divorando.

Istintivamente, quando leggiamo queste parole, pensiamo che Alfredo sia un folle. Non è possibile innamorarsi di un oggetto. È vero, ma la storia di quest’uomo è significativa.

Quando una coppia smette di comunicare, smette di amarsi. Un dipinto di Magritte, intitolato Gli amanti, raffigura due innamorati che si baciano con il volto coperto da un panno bianco. È un amore muto incapace di un linguaggio diverso da quello del corpo.

“Tutti ci sentiamo soli, uomini e donne, in coppia e non”, sostiene la giornalista Antonella Boralevi, che suggerisce un’antica soluzione, sempre efficace: parlare. Anche quando sembra di aver detto tutto, il confronto verbale è terapeutico.

Alfredo, come tanti altri, cercava un intrattenimento sessuale, ma non solo. E sono sempre più numerosi gli uomini che si sentono a disagio quando hanno di fronte una vera donna. La bambola allora diventa un sostituto perfetto: non fa domande, non giudica, non tradisce e non perde neppure tempo, perché non lavora e non si concede svaghi. Ma c’è di più. La bambola non invecchia, non ingrassa, insomma, non cambia mai. Ed è forse del cambiamento e dell’emancipazione che gli uomini hanno più paura oggi.

Secondo la dottoressa Laura Cacicco, iscritta all’Ordine degli Psicologi della Lombardia:

La riduzione delle interazioni e della condivisione, ed anche dello scontro che la vita di coppia comporta, sembra essere positivo per queste persone che ricercano una relazione unilaterale, dove emerge la necessità di espressione dei loro bisogni ed esigenze, senza che vi sia un confronto con l’altro.

Ma la vita richiede sempre un pizzico di coraggio. Relazionarsi con una persona in carne ed ossa può comportare inquietudini, paura di non essere all’altezza, scontri per opinioni diverse. Ma ne vale la pena. Come diceva il grande filosofo Giacomo Leopardi, “L’ansia è della vita, la quiete è della morte”.

Ridurre a vizio un bisogno dell’uomo, affettivo o sessuale, sarebbe comunque riduttivo. Via via che la società va avanti – è convinta la sessuologa Rosamaria Spina – le parafilie aumentano. Ne nascono sempre di nuove, legate alle tecnologie. E ormai sappiamo che parafilia non vuol dire sempre patologia. Non è detto che chi usufruisca di questo servizio abbia necessariamente dei disagi psicologici. Si può fare per curiosità, per divertimento, per ravvivare un menage diventato monotono. Oppure, come nel caso di Alfredo, per solitudine.

Oggi avevo prenotato due ore con lei e le avevo portato un piccolo dono: un foulard colorato per il suo viso pallido – così si conclude la lettera, apparsa sul giornale locale e commentata da Cruciani – e invece sono qui, a vagare per strada, dopo il sequestro che mi ha straziato il cuore. Vorrei ritrovare il mio amore silenzioso. Per me non è un oggetto.

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