Lo studio, finanziato dal National Institutes of Health (NIH) americano e pubblicato sul Journal of International Neuropsychological Society, rappresenta il primo esame completo del volume cerebrale dei bambini prescolari con Disturbo da Deficit di Attenzione/ Iperattività (ADHD) e potrebbe aiutare a determinare nuovi modi per prevedere i bambini più a rischio di sviluppare il disturbo.
Il Disturbo da Deficit di Attenzione/ Iperattività o ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è uno tra i disturbi più comuni diagnosticati durante la prima infanzia. Ad oggi, gli studi di valutazione dello sviluppo cerebrale strutturale nei bambini affetti hanno esaminato soggetti in età scolare, nonostante i sintomi si osservino anche in età prescolare.
Utilizzando la risonanza magnetica (RM) ad alta risoluzione e le misure cognitive e comportamentali, i ricercatori del Kennedy Krieger Institute hanno osservato lo sviluppo cerebrale di 90 bambini di età compresa tra i 4 e i 5 anni. I bambini facenti parte del campione sono stati selezionati con cura per consentire una miglior comprensione dei meccanismi cerebrali associati all’insorgenza del disturbo. Un’ulteriore sfida era rappresentata dalla strumentazione scelta: l’utilizzo della risonanza magnetica con questi bambini è complicato perché richiede l’immobilità per un periodo di tempo relativamente lungo. Per ovviare al problema i piccoli partecipanti sono stati sottoposti a una procedura di desensibilizzazione comportamentale personalizzata in cui si utilizzava uno scanner fittizio per preparare i bambini alle scansioni vere; con queste sessioni di preparazione l’efficienza del trial clinico è stato quasi del 90%. I risultati indicano che le anomalie a livello della struttura cerebrale possono essere evidenti già nelle prime fasi dello sviluppo, in particolar modo si è osservato che i bambini in età prescolare con ADHD mostrano un volume cerebrale significativamente ridotto in più regioni della corteccia cerebrale, inclusi i lobi frontali, temporali e parietali, regioni tipicamente coinvolte nel controllo cognitivo e comportamentale.
Le evidenze trovate rappresentano la prima fase di uno studio longitudinale che seguirà i bambini fino in adolescenza con l’obiettivo di prevedere i soggetti che svilupperanno con più probabilità il disturbo nel corso degli anni.
Mark Mahone, autore principale dello studio ha affermato: Lo studio conferma che l’ ADHD è una condizione che presenta manifestazioni a livello sia fisico che cognitivo. La nostra aspirazione è quella di riuscire a riconoscere i primi sintomi, cerebrali e comportamentali, maggiormente associati al disturbo e perché no, identificare gli aspetti dello sviluppo precoce che possono condurre a miglioramenti. Comprendere ciò che accade nel cervello può portare a creare interventi mirati e preventivi nei bambini piccoli per ridurre gli esiti negativi o addirittura invertire il corso di questa condizione.