expand_lessAPRI WIDGET

La tossicodipendenza in Trainspotting 2 – Recensione del film

Trainspotting 2 è un film che tratta il tema della dipendenza da sostanze come fonte di piacere immediato, ma che comporta numerosi problemi e conflitti.

Di Nicole Tornato

Pubblicato il 09 Nov. 2017

Trainspotting 2: I ragazzi di Edimburgo tornano dopo ben vent’anni di assenza dagli schermi: un tempo scattanti e spregiudicati, ora si ritrovano stanchi e afflitti dagli strascichi di una giovinezza trascorsa tra i furti e l’eroina.

 

La trama di Trainspotting 2

 Il sipario di Trainspotting 2 si apre così con il coraggioso e sprezzante Mark che all’età di 46 anni è riuscito ad uscire dal tunnel della vecchia routine, a recidere i ponti con il passato e a costruire un’esistenza regolare tra il lavoro fisso e redditizio, lo sport e lo stile di vita sano, che non bastano, tuttavia, a salvarlo dal rischio di patologie collegate all’uso di sostanze in età giovanile. Sarà un malore improvviso ad occupare le prime scene e catapultare il protagonista nella consapevolezza di un’adolescenza imbevuta di abitudini malsane che si attenuano, cambiano ma non svaniscono nel nulla.

Mark, però, non è l’unico a sperimentare il fallimento: il resto del gruppo, composto da Francis “Franco” Begbie, Simon “Sick boy” e Daniel “Spud”, nel film Trainspotting 2 è intento a confrontarsi con l’amara realtà della vita degli adulti che si rivela diametralmente opposta a quella infantile e adolescenziale: nella quale non esistevano preoccupazioni e inibizioni, ci si concedeva e perdonava tutto, persino usare le sostanze in presenza di una neonata trascurata, vivere in un appartamento sfasciato, rubare e riprendere il giro.

Il violento e dominante Begbie, finalmente fuggito dal carcere, incontra un figlio riluttante nel seguire le sue orme criminali, il bello e biondo Sick boy sniffa cocaina e ricatta gli uomini d’affari, e lo sfortunato e dolce Spud compie futili e infruttuosi tentativi di uscire dalla dipendenza, compromettendo l’equilibrio famigliare. Insomma la situazione è peggiorata per tutti e a questo si aggiungono gli anni che trascorrono, il matrimonio e le responsabilità verso i figli che diventano incompatibili con le caratteristiche di personalità e le cattive abitudini.

Tutti e quattro affrontano problemi analoghi, tra cui la perdita del lavoro, le crisi famigliari, i lutti irrisolti, i comportamenti antisociali, ma spicca una differenza importante: Mark è scappato all’estero con il bottino, il resto degli amici è rimasto a casa.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL TRAILER:

La fuga di Rent Boy

Sarebbe un errore interpretare la fuga di Rent Boy in Trainspotting 2 come una semplice palla al balzo colta all’improvviso, sembrerebbe invece che questa decisione sia tutt’altro che istintiva, bensì meditata come l’unica alternativa per non ricadere più, anche a costo di tradire gli amici e di salutare per sempre i genitori e un’aspirante partner. Il desiderio di scappare e rifarsi una vita altrove è infatti ricorrente nelle storie di tossicodipendenza in cui si tende ad attribuire all’esterno, nella fattispecie al posto e ai legami, la responsabilità delle proprie azioni; riducendo la riflessione sulle dinamiche psicologiche che conducono ad assumere la sostanza e ai fattori di rischio come la mancanza di interessi e di impegni, nonché le amicizie che condividono il consumo dell’eroina e l’incapacità di trovare metodi sani per gestire le emozioni e i pensieri. Mark, infatti, riesce a tenere un equilibrio fino ad un certo punto, quando la perdita del lavoro, la malattia e la separazione coniugale scatenano i sensi di colpa, la solitudine, la voglia di rimediare alle vecchie ferite causate alla famiglia e agli amici.

Non tutti, però, lo aspettano a braccia aperte: Begbie non perdona nemmeno in condizioni estreme, neanche in ricordo dei vecchi tempi in cui si era instaurata un’amicizia sincera, Spud si infuria e successivamente chiede aiuto, bisognoso e debole, e infine Sick boy medita la vendetta perfetta, ma alla fine è pronto a difenderlo a spada tratta. Tutti e tre appaiono feriti dalla perdita e dal tradimento del componente del gruppo, che coglie l’attimo e li lascia nell’abisso della dipendenza e della criminalità: Renton è l’unico a prendere i soldi e ricominciare un’altra vita senza dire una parola, e con ciò significa lasciare definitivamente gli amici che l’hanno considerato un fratello, ma verso il quale provano una lancinante invidia per quella azzardata audacia con cui ha posto fine ad una situazione agghiacciante. Del resto Rent boy non si sbaglia quando nel monologo finale del primo film giustifica il tradimento come un atto che avrebbe potuto commettere chiunque di loro se solo gli fosse data l’opportunità, ma solo a posteriori e dopo vent’anni valuta la ferita emotiva procurata a Simon, dal quale curiosamente torna spesso nell’arco del film.

Il rapporto tra Simon e Mark in Trainspotting 2 e il bisogno reciproco di aiuto

Il rapporto tra Simon e Mark è predominante nel film e appare ambivalente nonché poco integrato: entrambi avvertono l’inaffidabilità e al tempo stesso il bisogno di soccorrere ed essere soccorsi in una modalità in cui le emozioni di rabbia, delusione e paura, ad esempio, non sono consapevoli.

Non mancano tuttavia i momenti di confronto sulle esperienze presenti e passate da cui emerge la percezione di aver danneggiato la propria e la vita altrui: le accuse di aver introdotto la droga nel gruppo o di aver trascurato gli affetti a causa della stessa non permettono di accettare e imparare dalle scelte sbagliate, bensì di ricadere ancora, affermando l’uso della sostanza come l’unico tentativo di attenuare e regolare i contenuti disturbanti.

Il personaggio di Veronika Kovach

Nell’intreccio tra i vecchi personaggi si inserisce Veronika Kovach, ventenne, senza lavoro e titoli, fuggita dal suo paese natio e capitata volutamente nelle grinfie di Sick boy: la ragazza rievoca costantemente gli sbagli dei tre giovani che ora lei stessa sta per compiere se non “sceglie la vita”, abbandonando la compagnia e tornando a casa. Il confronto reciproco tra gli amici e la ragazza trasmette la consapevolezza, la paura, la rabbia, il senso di colpa, la difficoltà e l’importanza di andare oltre, cambiare direzione, riconoscere i legami essenziali e recuperarli prima che sia troppo tardi: Veronika è ancora in tempo, è da poco nel giro, non si droga e ha l’opportunità di andare a casa, al contrario dei tre amici che purtroppo regolano ancora i conti di una volta. L’ingresso di questo personaggio, inoltre, enfatizza le caratteristiche dei tre protagonisti; Simon, possessivo e incapace di definirsi la tiene stretta senza mettersi in gioco, Daniel attanagliato dai rimorsi della sua giovinezza le regala tutto quello di cui ha bisogno per uscire dalla vita che conduce, e infine Mark coglie di nuovo l’attimo, la soffia all’amico e la perturba comunicandole le ripercussioni del passato sul presente.

Conclusioni

Da un lato si percepisce un mantenimento di alcuni tratti di personalità e comportamenti improntati sulla ricerca della sostanza come fonte di piacere istantaneo e attenuazione/esaltazione di stati emotivi. Dall’altra parte, invece, si notano le riflessioni su di sé e sulle esperienze pregresse, nonché la capacità di ricercare e mantenere metodi alternativi per regolare e rielaborare gli stati interni; Daniel e Mark, più di tutti, riescono a sostituire l’eroina con la scrittura e lo sport, Begbie migliora il rapporto con il figlio ripensando alla relazione con il padre alcolista, Simon accetta la partenza di Veronika e abbandona le attività illecite per dedicarsi al locale.

Nonostante i conflitti e le incomprensioni i tre amici restano uniti di fronte al nemico Franco, che si riafferma ancora una volta come il violento ed emarginato del gruppo, incapace di superare la rabbia e di rappresentare sé e gli altri in vesti differenti: il valore di sé è misurato in base alla capacità di dominare e soggiogare e le persone sono percepite come oggetti da manovrare a piacimento. È l’unico personaggio che finisce nello stesso punto da cui è partito, mentre gli altri riescono a trovare una via di uscita alternativa, a riparare i rapporti danneggiati e ad affrontare le difficoltà con maggior consapevolezza. Sullo sfondo, però, resta la voglia di evadere velocemente, di ritornare a quell’epoca in cui le preoccupazioni erano colte con leggerezza e non esisteva un passato su cui riflettere.

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Bara B. (2015). Manuale di psicoterapia cognitiva. Bollati Boringhieri.
  • Cancrini M. G., Mazzoni S. (2012). I contesti della droga. Storie di esplorazione, autoterapia e sfida: un approccio psicologico al fenomeno delle dipendenze attraverso la complessità. Franco Angeli.
  • Carcione A., Nicolò G., Semerari A. (2016). Curare i casi complessi. Editori Laterza.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Non essere cattivo di Caligari
“Non essere cattivo” di Claudio Caligari (2015) – Cinema & Psicologia

Il film affronta il tema della tossicodipendenza e della difficoltà per molti giovani nel gestire le emozioni negative.

ARTICOLI CORRELATI
Violenza di Genere e Dipendenze Affettive – Editoriale Cognitivismo Clinico

L'editoriale di Cognitivismo Clinico propone una nuova prospettiva per la comprensione del fenomeno della violenza di genere

New Technologies Addictions: cosa sono e come si manifestano

Le dipendenze tecnologiche possono rappresentare una minaccia reale e contribuire a diversi problemi neurologici, psicologici e sociali

cancel