Nel romanzo Una stanza piena di gente il protagonista soffre di disturbo dissociativo dell’identità. La trama è avvincente anche per i non addetti ai lavori; le personalità si dipanano via via che la storia prosegue ed il giallo prende forma.
Francesca Gervasoni
I dieci personaggi interiori hanno un range d’età che va dai 3 anni ai 26, presentano entrambi i generi ed ognuno di loro ha talenti e caratteristiche diverse; la trama si complica con altri 13 personaggi “indesiderabili” e la conoscenza di tutti è possibile tramite il Maestro che è l’integrazione di tutti i precedenti soggetti. Come in un percorso psicoterapeutico si inizia dal presente, dalla stabilizzazione e dal dipanamento della confusione per riuscire a recuperare la storia di vita incluse le memorie traumatiche.
Una stanza piena di gente: tra le pagine, il trattamento del disturbo dissociativo dell’identità
Una stanza piena di gente è strutturato allineandosi alle indicazioni del trattamento del disturbo dissociativo dell’identità e del trattamento del trauma: la prima parte è quella in cui si dipana la confusione, in cui regna il caos ed il paziente presenta amnesia, alterazione del tempo e in cui si trova in posti diversi da quelli in cui si era addormentato; sono i clinici, i poliziotti e gli operatori attorno a lui che prendono consapevolezza per primi dell’esistenza e del susseguirsi delle parti compartimentate. Viene ben descritta l’amnesia caratterizzante questo genere di disturbo e le fobie specifiche dello stesso (la fobia del mondo interno, dell’attaccamento..), gli shift da una personalità all’altra.
Nella seconda parte di Una stanza piena di gente inizia il processo d’integrazione: il dialogo tra le parti è ben descritto ed emerge un poco alla volta il Maestro che è l’unico a conoscenza dei ventitrè alter ego; è lui che comprende le loro funzioni protettive, il loro legame con il mondo emotivo e la loro origine a partire dalle memorie traumatiche. Può chiamare “sul posto” i vari personaggi che si susseguono all’attenzione dei clinici che lo stanno aiutando.
La terapia farmacologica viene messa in discussione così come le diagnosi cliniche date precedentemente: disturbo della condotta, poi trattato come psicotico ed antisociale, rinchiuso in ospedale o, in alcuni momenti in carcere. Anche da questo punto di vista Una stanza piena di gente è fedele ai commenti dei clinici che si occupano di questi temi: farmaci per sedare e peggiorano il disagio, diagnosi che si susseguono senza un efficace esito dei trattamenti; disturbi che peggiorano se messi in situazioni di costrizione dove il protagonista perde il senso di controllo ed emergono le parti aggressive protettive.
Prendono forma anche le fatiche e le incertezze dei clinici quando si confrontano con aspetti direttivi istituzionali, coi pregiudizi e le diffidenze di colleghi e dei cittadini giudicanti perché spaventati, con i timori ed il timore di credere in qualcosa che ai più appare strano e improbabile, la fatica di assumersi il rischio di perseguire una strada incerta senza saperne la meta.
Un romanzo gradevole e leggero pur nella complessità del tema trattato.
Una stanza piena di gente, by Daniel Keyes (Disturbo Dissociativo)