Uno studio pubblicato recentemente su Journal of Social and Personal Relationships (2017) ha indagato l’esistenza di un eventuale consenso culturale su cosa significhi essere amati per gli americani. Tale studio è stato condotto nel “Penn State’s College of Health and Human Development” da parte del gruppo di ricerca di Saeideh Heshmati, mossa dalla curiosità di capire se la maggioranza degli americani fosse d’accordo su cosa li facesse sentire amati o se prevalessero differenze individuali.
Cosa ci fa sentire amati: cosa ne pensano gli americani
In passato, diversi ricercatori hanno indagato in vari modi l’esperienza del “sentirsi amati”. Alcuni ricercatori hanno creato tassonomie dell’amore, categorizzandolo in diversi stili (Berscheid, 2006, Sternberg, 1986); altri lo hanno studiato attraverso un approccio comportamentale, ovvero osservando i fenomeni di attaccamento e cura (Hazan & Shaver, 1987) e gli atti amorosi (Buss, 1988). Infine, c’è chi ha optato per una valutazione biologica delle persone innamorate (Young, 2009). In sintesi, questi studi suggeriscono che l’amore può essere un costrutto multidimensionale e indagabile da diversi punti di vista.Uno studio pubblicato recentemente su Journal of Social and Personal Relationships (2017) ha indagato l’esistenza di un eventuale consenso culturale su cosa significhi essere amati per gli americani. Tale studio è stato condotto nel “Penn State’s College of Health and Human Development” da parte del gruppo di ricerca di Saeideh Heshmati, mossa dalla curiosità di capire se la maggioranza degli americani fosse d’accordo su cosa li facesse sentire amati o se prevalessero differenze individuali.
A tale scopo sono stati reclutati 495 soggetti americani adulti, a cui era richiesto di valutare se la maggior parte delle persone potevano sentirsi amate in 60 situazioni diverse. Queste situazioni avevano diverse connotazioni: positiva, negativa o neutra.
I dati sono stati analizzati attraverso il modello del consenso culturale, che permetteva di raccogliere le opinioni culturalmente condivise su cosa significasse sentirsi amati per gli americani.In generale, i risultati dimostrano che le azioni ricevevano più consensi rispetto alle espressioni verbali. Per esempio, era ritenuto più amorevole coccolare un bambino che sentirsi dire “ti amo”. Inoltre, la maggior parte dei soggetti collocavano in cima alla lista i piccoli gesti, non necessariamente romantici; allo stesso tempo, in fondo alla stessa si trovavano con una frequenza significativamente maggiore i comportamenti controllanti e possessivi.
Ovviamente bisogna tener presente che questi dati possono variare in base a differenze socio-culturali, di genere e a caratteristiche di personalità.