expand_lessAPRI WIDGET

Lobi frontali, corteccia frontale e corteccia prefrontale- Introduzione alla psicologia

I lobi frontali costituiscono la parte del cervello umano più estesa, si trovano nella corteccia frontale, suddivisa in corteccia prefrontale e motoria

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 16 Nov. 2017

I lobi frontali costituiscono la parte del cervello più estesa negli esseri umani e rappresentano anche l’area ontogeneticamente e filogeneticamente più giovane. I lobi frontali occupano la porzione anteriore dell’emisfero cerebrale e costituiscono la parte anteriore del cervello.

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

 

I lobi frontali

I lobi frontali sono delimitati dalle scissure centrale e laterale, sulla parte laterale, e dalla scissura limbica, sulla parte mediale. Anteriormente, presentano una sporgenza che costituisce il polo frontale dell’emisfero corrispondente.

In particolare, la parte laterale del lobo frontale è separata dal lobo temporale, in posizione inferiore, per mezzo della scissura laterale di Silvio e, dal lobo parietale, in posizione posteriore, dalla scissura centrale di Rolando. Anteriormente alla scissura centrale di Rolando si può individuare un’altra scissura verticale, detta solco precentrale, che segna il limite anteriore della circonvoluzione precentrale (o prerolandica). Dal solco precentrale originano altre due scissure a decorso pressoché orizzontale, il solco frontale superiore e il solco frontale inferiore, che si dirigono verso il polo frontale.

Inoltre, sulla parte laterale del lobo frontale sono da rilevare due aree, la motoria primaria, localizzata nella circonvoluzione precentrale; e l’area di Broca, corrispondente all’opercolo della circonvoluzione frontale inferiore, sede del principale centro per la coordinazione motoria del linguaggio.

La parte mediale del lobo frontale, invece, è separata dalla parte laterale per mezzo del margine superiore dell’emisfero, e dal lobo limbico per mezzo della scissura limbica. È costituita dalla sola circonvoluzione frontale interna, che segue il decorso della circonvoluzione limbica sottostante. Al suo estremo posteriore, essa accoglie parte del lobulo paracentrale, grossa piega di passaggio tra le circonvoluzioni precentrale e postcentrale.

La parte inferiore (od orbitaria) del lobo frontale poggia sulle cavità orbitarie, scavate nello spessore dell’osso frontale. È percorsa in senso anteroposteriore da due scissure, i solchi orbitari, che individuano i confini delle circonvoluzioni orbitarie mediale, intermedia e laterale. Un’ulteriore scissura, il solco olfattivo, accoglie nella sua compagine il bulbo olfattivo.

La corteccia frontale

La corteccia frontale è suddivisa in: corteccia motoria che comprende l’Area Motoria Primaria e le aree motorie non-primarie (area premotoria e area supplementare motoria) e la corteccia prefrontale che ha connessioni reciproche con tutti i sistemi sensoriali e motori, sia corticali che sottocorticali. Inoltre la corteccia prefrontale è interconnessa con strutture coinvolte nella memoria, regolazione delle emozioni e rinforzi, sia positivi che negativi. Grazie all’ampia rete di connessioni anatomiche, la corteccia prefrontale ha accesso ad una varietà di informazioni interne ed esterne all’organismo. La corteccia prefrontale opera la sintesi di queste varie informazioni allo scopo di regolare una gamma di processi mentali e comportamenti.  Essi sono connessi con le aree posteriori cerebrali mediante fibre di associazione intraemisferiche e intervengono in complessi circuiti neuronali, unitamente alle strutture subcorticali quali il talamo, l’amigdala, i gangli della base e il cervelletto.

La corteccia prefrontale

La corteccia prefrontale occupa la parte più rostrale dei lobi frontali e costituisce una vasta area che si collega alle aree motorie, percettive e limbiche del cervello.

La corteccia prefrontale svolge un ruolo fondamentale nei processi cognitivi e nella regolazione del comportamento e, grazie alle connessioni con diverse aree corticali, risulta essere il substrato neuroanatomico delle funzioni esecutive: pianificazione, attuazione e conclusione di comportamenti diretti ad uno scopo attraverso azioni coordinate e strategiche, integrazione e sintesi di informazioni, organizzazione, regolazione del comportamento emotivo. Inoltre, le connessioni con le aree limbiche determinano i processi di riconoscimento e gestione delle emozioni. Le funzioni esecutive sono legate all’apprendimento di nuove esperienze, alla pianificazione, al decision making, all’apprendimento di nuovi comportamenti derivanti da una sequenza di azioni, etc.

Lesioni a carico di questa area portano al manifestarsi di sindromi disesecutive, ovvero deficit a carico delle funzioni esecutive, quali perdita di iniziativa, apatia, lentezza nell’iniziare azioni, comportamenti di perseverazione, risposte emozionali ridotte oppure disinibizione, euforia, impulsività e deficit a livello cognitivo, come disturbi a carico della memoria di lavoro, deficit di pianificazione, incapacità di usare strategie e perdita dell’attenzione.

La corteccia prefrontale si connette attraverso una serie di fascicoli ai gangli della base e il talamo. Danni a carico di queste strutture porta al manifestarsi di disturbi motori, deficit esecutivi e compromissione della motivazione e della personalità.

La corteccia prefrontale si suddivide principalmente in due regioni: la corteccia dorsolaterale e la corteccia orbitofrontale.

La corteccia prefrontale dorsolaterale

La corteccia dorsolaterale comprende le porzioni laterali dell’emisfero, ovvero le aree di Brodmann dalla 9 alla 12, le aree 45 e 46 nonché la parte superiore dell’area 47. Inoltre, si estende fino al giro frontale superiore, al giro frontale medio e al giro frontale inferiore, tre grandi circonvoluzioni connesse ciascuna con altre aree cerebrali, posteriori e frontali.

La corteccia dorsolaterale è una delle componenti principali dei processi esecutivi, quali comportamento strategico, pianificazione, astrazione e flessibilità cognitiva, e working memory. La working memory, in particolare, è una memoria a breve termine che permette l’immagazzinamento di informazioni in entrata e allo stesso tempo il loro recupero dalla memoria a lungo termine. La working memory è fondamentale nella pianificazione dell’azione, e consente di recuperare le conoscenze passate, e le loro rappresentazioni, depositate nella memoria a lungo termine, utilizzandole nel dirigere il comportamento presente. Quando questa capacità è compromessa, non si è più in grado di orientare il comportamento verso uno scopo attraverso azioni coordinate e strategiche. Inoltre, risulta essere deficitaria anche la capacità di monitorare il decorso dell’azione volta a passare da un piano all’altro e, di conseguenza, il comportamento messo in atto appare caotico, confuso, rigido.

I soggetti con lesioni della corteccia prefrontale dorsolaterale presentano i comportamenti perseverativi: non riescono a ricordare le esperienze passate e di conseguenza continuano a comportarsi nel medesimo modo reiterando il comportamento.

La corteccia orbitofrontale

La corteccia orbitofrontale o ventromediale interessa le porzioni inferiori dell’area 47 di Broadman e quelle mediali delle aree 9- 12 ed è coinvolta nei processi di riconoscimento emotivo e di decisione mantenendo in memoria l’associazione fra uno stimolo familiare e la risposta considerata gratificante per il soggetto.

La corteccia orbitofrontale mette insieme le esperienze interne e quelle esterne, permette di compiere una valutazione sociale istantanea che consente di agire in base alle circostanze.

Inoltre, la divisione ventromediale si attiverebbe quando l’individuo deve operare una decisione in mancanza di molte informazioni esterne, quindi deve prendere decisioni basandosi maggiormente sulla sensazione più che sulle conseguenze logiche.

Il ruolo dell’intera corteccia orbitofrontale è quello di regolare una vasta gamma di comportamenti sociali.

Il lobo orbitofrontale presenta una enorme rete di proiezioni che si estende nei centri emotivi, permettendo di modulare le reazioni emotive. Una delle funzioni primarie di queste reti sembra essere quella di inibire le reazioni emotive, coordinandole con gli stimoli provenienti dal mondo esterno per rendere le azioni adeguate al contesto.

Inoltre, la corteccia orbitofrontale sembra essere coinvolta nei processi di problem solving.

I pazienti con lesioni nella regione ventromediale, mostrano incapacità di gestione della vita quotidiana e deficit nella regolazione di comportamenti socialmente adattivi.

Alcuni non sono capaci di prendere decisioni poiché non integrano le informazioni emotive e sociali, per questo è possibile che risultino incapaci di fare scelte appropriate alle circostanze e di modulare il comportamento in modo adattivo nel rispetto delle norme sociali.

Suddivisione funzionale della corteccia prefrontale

La corteccia prefrontale può essere suddivisa, inoltre, a livello funzionale in porzione di destra, sede delle emozioni negative, e la parte sinistra legata alle emozioni positive. Esse si attivano in maniera asimmetrica in risposta a emozioni e stati diversi in situazioni sociali diverse (Davidson, 2002).

Davidson ha elaborato la teoria degli Stili Emozionali identificando 6 Stili fondati neurobiologicamente determinati, in quanto riflettono livelli di attività diversi riguardanti le attivazioni delle aree in questione.

Ogni dimensione ha due estremi che sono il risultato di un’attività più intensa o ridotta in quei circuiti.

Gli Stili Emozionali sono trasversali rispetto alle categorie diagnostiche dei Disturbi Psichici e rappresentano caratteristiche sottostanti le manifestazioni psicologiche che ne condizionano l’espressività.

 

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

Sigmund Freud University - Milano - LOGORUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

Si parla di:
Categorie
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Coltheart, M. (2010). The neuropsychology of delusions. Ann.N.Y.Acad.Sci., 1191, 16-26.
  • Coull, J.T., Frith, C.D., Buchel, C., & Nobre, A.C. (2000). Orienting attention in time: behavioural and neuroanatomical distinction between exogenous and endogenous shifts. Neuropsychologia, 38, 808-819.
  • Davidson R, Pizzagalli D, Nitschke J, Putnam K. Depression (2002). Perspectives from affective  neuroscience. Anl Rev Psychol; 53(1):545–574.
  • Duncan, J., Seitz, R. J., Kolodny, J., Bor, D., Herzog, H., Ahmed, A., et al. (2000). A neural basis for general intelligence. Science, 289 (5478), 457−460.
  • Floden, D., Vallesi, A., & Stuss, D. T. (2011). Task Context and Frontal Lobe Activation in the Stroop 6. Task. Journal of Cognitive Neuroscience, 23, 867-879.
  • Henson, R. N., Rugg, M. D., Shallice, T., & Dolan, R. J. (2000). Confidence in recognition memory for words: dissociating right prefrontal roles in episodic retrieval. J Cogn Neurosci., 12, 913-923.
  • Kim, A. S., Vallesi, A., Picton, T. W., & Tulving, E. (2009). Cognitive association formation in episodic memory: evidence from event-related potentials. Neuropsychologia, 47, 3162-3173.
CONSIGLIATO DALLA REDAZIONE
Sinapsi: in cosa consistono e come funzionano - Introduzione alla Psicologia
Le sinapsi: che cosa sono e le tipologie

La sinapsi è un collegamento tra due neuroni che consente la comunicazione tra loro attraverso la propagazione dell'impulso nervoso.

ARTICOLI CORRELATI
La WISC-V arriva in Italia

24 novembre 2023, Firenze: l'evento alla scoperta della 5ª edizione italiana della Wechsler Intelligence Scale for Children

Un cervello interconnesso (2023) di Luiz Pessoa – Recensione

"Un cervello interconnesso" risulta essere un cammino che conduce verso la comprensione della mente come qualità emergente del cervello

WordPress Ads
cancel