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Richard Thaler ha vinto il Nobel per l’Economia

Dopo Daniel Kahneman nel 2002, Richard Thaler, padre della teoria sul nudging, ha vinto il nobel per l'Economia per i suoi studi in Behavioral Economics

Di Paolo Moderato

Pubblicato il 10 Ott. 2017

Per la seconda volta un premio Nobel accarezza la Psicologia. Ed è una dolce carezza per noi, psicologi sperimentali della cognizione e analisti del comportamento, che siamo stati lungamente oggetto di ironie e dileggio dai cultori del profondo.

Il Nobel aveva già accarezzato la psicologia nel 2002, quando lo vinse Daniel Kahneman, psicologo, per gli studi svolti assieme ad Amos Tversky, anche lui psicologo purtoppo prematuramente scomparso, sui processi decisionali, in cui dimostrava la razionalità limitata degli esseri umani quando devono operare scelte in condizioni di incertezza.

Oggi è stato assegnato a Richard Thaler, Ralph and Dorothy Keller Distinguished Service Professor di Behavioral Science ed Economics alla School of Business dell’ University of Chicago.

La School of Business dell’University of Chicago è la roccaforte della scuola dell’economia liberista, Milton Freeman e i Chicago Boys, quelli che hanno portato le loro teorie in Cile, per intenderci, con i risultati che conosciamo. Durante il predominio dei Chicago Boys, RichardDick” Thaler è stato a lungo relegato ai margini (come i comportamentisti in Italia), in quanto parte di una minoranza che contrastava la teoria classica: “Conventional economics assumes that people are highly-rational – super-rational – and unemotional” e pertanto la gente sa sempre scegliere il meglio per sé. Ma:

“You know, and I know, that we do not live in a world of Econs. We live in a world of Humans. And since most economists are also human, they also know that they do not live in a world of Econs. Adam Smith, the father of modern economic thinking, explicitly acknowledged this fact. ”

Amos Tversky, assieme a Daniel Kahneman, per Thaler amico e mentore e al quale dedica un toccante ricordo nella prefazione a Misbehaving, avevano dimostrato i limiti della teoria classica. Nel 1979 Kahneman e Tversky, avevano dato il via a un programma di ricerca per mostrare in che modo le persone prendono decisioni. I due autori mettono progressivamente in luce le zone d’ombra dell’allora predominante Economia Neoclassica fondata sul principio di razionalità, concentrandosi sullo studio degli errori decisionali commessi dalle persone e mostrando come queste violino sistematicamente alcuni assunti di base dell’Economia Classica e della teoria della scelta razionale a cui fa riferimento.

Uno di questi studi culmina con la formulazione della “Teoria del Prospetto” e con la pubblicazione dell’articolo “Prospect Theory: An analysis of decision under risk.” che suscita grandissimo interesse nella comunità scientifica.

Si inizia a parlare di Behavioral Economics, disciplina nata con l’obiettivo di studiare i processi decisionali messi in atto dalle persone nel momento in cui devono compiere scelte, con un graduale passaggio dalle teorie normative, che descrivono il modo in cui le persone dovrebbero comportarsi per essere considerate razionali, alle teorie descrittive, che descrivono invece come effettivamente le queste si comportano. All’“Homo oeconomicus”, essere sistematicamente razionale in grado di effettuare calcoli statistici utili a prendere scelte parsimoniose e che massimizzano il vantaggio individuale, viene affiancato  quello che  viene ironicamente definito “Homer Oeconomicus” per mettere in luce come le persone,  in certe circostanze, agiscano in modo simile al celebre personaggio dei Simpson, prendendo decisioni “di pancia”, in maniera veloce e non sempre ottimizzante. Il motto è: gli uomini non sono econi.

Negli studi successivi Kahneman e Tversky mettono in luce ulteriori anomalie nelle scelte compiute dalle persone: è il programma, “Heuristics and Bias”, finalizzato a creare una mappa della “razionalità limitata”. Sono così individuate originariamente le principali euristiche, ovvero strategie di pensiero semplificate utili a trovare soluzioni rapide a problemi complessi, che permettono di prendere decisioni molto rapide e spesso efficaci e tuttavia, possono in certe condizioni produrre errori decisionali sistematici (o bias).

Nel 2008 Richard Thaler e Cass Sunstein, giurista ad Harvard, pubblicano il loro libro “Nudge: la spinta gentile” che, partendo dal lavoro di Kahneman e Tversky, propone strategie utili per prevenire i bias individuati nei precedenti studi. Il lavoro dei due autori suscita grande interesse, attirando l’attenzione dell’allora Presidente degli Stati Uniti Barak Obama il quale nomina Sunstein Amministratore dell’OIRA (Office of Information and Regulatory Affairs) dal 2009 al 2012.

Dalla pubblicazione del loro best-seller il Nudging cresce esponenzialmente e si diffonde in diverse nazioni, purtroppo non ancora in Italia, almeno a livello istituzionale, alche se da tempo si è formato il gruppo Nudge Italia, che fa parte del network europeo TEN.

Il razionale è: se le persone commettono errori sistematici è possibile prevederli. È possibile anche aiutarle a compiere scelte più funzionali al loro benessere e prevenire o correggere tali distorsioni? Thaler e Sunstein propongono di lavorare nel contesto nel quali si muovono e interagiscono. Viene coniato il termine “architettura delle scelte” per definire il modo in cui è possibile avvalersi di conoscenze scientifiche per strutturare contesti che favoriscano i comportamenti desiderati, senza limitare la libertà del’individuo. Un buon architetto delle scelte osserverà l’ambiente in cui le persone si muovono, le loro interazioni con l’ambiente, e le scelte che compiono. Qualora queste si rivelino disfunzionali e sistematicamente influenzate da fattori contestuali, sarà possibile riprogettare l’ambiente fisico o verbale per reindirizzarle.

Si trova in questo modo un forte punto di contatto tra scienze comportamentali e politiche pubbliche. Le conoscenze acquisite in laboratorio e sul campo, sono estese in diversi paesi del mondo su ampia scala e in diversi ambiti, dalla salvaguardia dell’ambiente, alle politiche sociali.

La psicologia, troppo spesso relegata in laboratorio e  in contesti clinici, estende il suo raggio d’azione nel sociale e nella promozione della salute pubblica, entrando in contatto con diverse discipline e approcci.

Nel 2015 Thaler pubblica Misbehaving. The making of Behavioral Economics, che rappresenta il manifesto della disciplina, o come la definisce il New York Times: “A sly and somewhat subversive history of his profession”.

Oltretutto è un libro di piacevolissima lettura, il che non si può dire di altri libri di economia.

9 Ottobre 2017 – Richard Thaler vince il premio Nobel per l’Economia grazie ai suoi fondamentali contributi nella Behavioral Economics che hanno permesso di costruire un ponte tra Economia e Psicologia nello studio dei processi decisionali. Verosimilmente e auspicabilmente tale riconoscimento fornirà ancora linfa allo studio scientifico del comportamento umano. Un’onda che dovrebbe essere cavalcata per produrre benessere individuale e sociale. Grazie prof. Thaler!

 

— VIDEO — Richard Thaler: “Misbehaving: The Making of Behavioral Economics” | Talks at Google

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Paolo Moderato
Paolo Moderato

Professore di Psicologia Generale, Università IULM, Milano. Il Prof. Moderato è Scientific Advisor per State of Mind sulle aree: Behavior Analysis e Applied Behavior Analysis.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Kahneman, D., & Tversky, A. (1979). Prospect Theory: An Analysis of Decision under Risk. Econometrica, 47(2), 263-291. doi:10.2307/1914185
  • Richard H. Thaler e Cass R. Sunstein, Nudge: Improving Decisions about Health, Wealth, and Happiness, Yale University Press, 2008, ISBN 978-0-14-311526-7, OCLC 791403664
  • Thaler, Richard H. 2015. Misbehaving: The Making of Behavioral Economics. New York: W. W. Norton & Company. ISBN 978-0-393-08094-0.
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