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Ortoressia come strategia di coping nei soggetti anoressici

Secondo alcuni autori l' ortoressia può essere considerata una variante meno grave dell' anoressia o una possibile strategia di coping.

Di Luisa Resta

Pubblicato il 27 Ott. 2017

Aggiornato il 01 Lug. 2019 14:37

Tutte queste considerazioni suggeriscono una forte sovrapposizione tra Anoressia e ortoressia rispetto a ciò che si pensava: l’ ortoressia potrebbe essere un potenziale sottotipo o variante dell’ anoressia, probabilmente una forma meno grave. Un approccio corrispondente è stato suggerito da Kinzl e al. (2006) che avanza l’ipotesi che l’ ortoressia possa essere la porta per un disturbo alimentare più grave come l’anoressia. Il loro studio valutava l’ ortoressia nei dietisti e ha mostrato un altro possibile effetto: l’ ortoressia potrebbe essere una strategia di coping per i soggetti anoressici.

Luisa Resta, OPEN SCHOOL Scuola Cognitiva di Firenze

 

Definizione di ortoressia

Nel 1997, il medico americano Steven Bratman coniò il termine ortoressia nervosa come una combinazione delle parole di origine greca “orthos” (appropriato, giusto) e “orexis” (appetito) per indicare l’ossessione per uno stile alimentare sano e consapevole. Le altre caratteristiche del comportamento ortoressico son considerate le seguenti:
– preoccupazione mentale rivolta al mangiar sano;
– idee esagerate/prevalenti riguardanti gli effetti e i benefici salutogeni del cibo;
– una rigida aderenza alle regole alimentari auto-imposte.

Sebbene non inserita all’interno dell’ultima edizione del Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), di recente l’ ortoressia nervosa è stata oggetto di ricerche scientifiche che hanno stimolato il dibattito internazionale circa l’opportunità o meno di annoverare questo disturbo all’interno della nosografia ufficiale del mondo psichiatrico.

A tal proposito, Moroze e al. (2015) hanno proposto una classificazione dell’ ortoressia nella sottocategoria del disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo, un fenomeno che insorge nei primi dieci anni di vita, caratterizzato dall’evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo (es. odore, colore, consistenza..), che di per se non è rappresentativo dell’ ortoressia.

Al di là di tali considerazioni, rimane poco chiaro il modo in cui il comportamento ortoressico si distanzia dall’ anoressia. Bratman aveva sottinteso una stretta relazione con l’ Anoressia Nervosa quando coniò il termine “ortoressia”. Nondimeno, egli assunse il desiderio di essere magri come pure la perdita di peso intenzionale, come irrilevanti nei soggetti ortoressici.

Correlati psicologici e comportamenti simili nell’ ortoressia e nei disturbi alimentari

  • La focalizzazione cognitiva sulla nutrizione

Analizzando dettagliatamente il concetto teorico del comportamento ortoressico, emergono numerose similitudini con i tipici comportamenti alimentari disfunzionali, in particolare con l’ Anoressia. In entrambe si ravvisa una predominante focalizzazione cognitiva sulla nutrizione: i cibi non vengono scelti in base alla sensazione di fame, sazietà o alle preferenze individuali, bensì secondo una valutazione cognitiva riguardante il loro contenuto calorico o i loro presunti effetti benefici e dannosi sulla salute. La selezione rigida e la progressiva riduzione dei cibi “consentiti” prevalgono sia nell’ Anoressia che nell’ ortoressia, come pure il perfezionismo, l’ansia, il bisogno di controllo, la rigidità dei comportamenti e i rituali legati alla preparazione dei cibi. Al di fuori dei pasti, una considerevole quantità di tempo viene spesa nella pianificazione e nella realizzazione dei pasti quotidiani al fine di riuscire a prestare attenzione ai pensieri rispetto a ciò che sarà mangiato, alla raccolta di informazioni nei confronti di ciascun ingrediente, alla preparazione degli ingredienti, e infine all’assunzione del cibo.
Finora si è pensato che l’assenza di una perdita di peso significativa e intenzionale discriminava tra ortoressia e gli altri disturbi dell’alimentazione; inoltre, la sindrome ortoressica non sembra includere alcuna forma di distorsione dell’immagine corporea. Tuttavia, studi recenti giungono ad una diversa conclusione in riferimento alle correlazioni trovate tra l’ ortoressia e la spinta alla magrezza (comportamento che interferisce con l’aumento di peso) – ossia la principale caratteristica dell’ anoressia – e il perfezionismo.

  • Ortoressia e insoddisfazione corporea

Inoltre, i soggetti ortoressici mostrano una percezione e una valutazione distorte del loro corpo. Uno studio recente suggerisce che le donne con un elevato e marcato comportamento ortoressico sono meno soddisfatte e accettano meno il loro corpo rispetto a quelle con un livello inferiore di pratiche ortoressiche. Risultati simili sono stati trovati anche da Brytek – Matera e al. (2015), indicando una correlazione tra sintomi ortoressici e il rapporto non sano tra sé e il proprio corpo. Pertanto, le difficoltà nella percezione e nell’accettazione del corpo sembrano giocare un importante ruolo nell’ ortoressia, che pone maggiore enfasi sulla stretta relazione tra ortoressia e sintomi di altri disturbi dell’alimentazione.

  • Credenze disfunzionali alla base della restrizione di cibo

Sia l’ ortoressia che l’ anoressia nervosa condividono la restrizione del consumo di cibo, che nell’ anoressia è dovuta ad un’intensa paura di ingrassare, mentre nell’ ortoressia è causata da paure legate al cibo poco salutare secondo le credenze personali. Per la diagnosi di Anoressia la perdita di peso deve essere presente – a differenza dell’ ortoressia, in cui la perdita di peso non è considerata un sintomo centrale del potenziale disturbo. Mentre nell’ ortoressia le idee prevalenti si focalizzano sui benefici della nutrizione e i potenziali benefici del cibo sulla salute, nei soggetti anoressici i pensieri disfunzionali sono associati con un disturbo dell’ immagine corporea. È anche possibile che il disturbo dell’immagine corporea sia presente anche nell’ ortoressia (es. riguardante un corpo sano piuttosto che un corpo magro) e le idee sopravvalutate riguardanti i benefici del cibo si ritrovino anche nell’ anoressia (es. le paure relative al contenuto di grassi dei cibi).

Ortoressia come strategia di coping nell’ anoressia nervosa

Tutte queste considerazioni suggeriscono una forte sovrapposizione tra Anoressia e ortoressia rispetto a ciò che si pensava: l’ ortoressia potrebbe essere un potenziale sottotipo o variante dell’ anoressia, probabilmente una forma meno grave. Un approccio corrispondente è stato suggerito da Kinzl e al. (2006) che avanza l’ipotesi che l’ ortoressia possa essere la porta per un disturbo alimentare più grave come l’anoressia. Il loro studio valutava l’ ortoressia nei dietisti e ha mostrato un altro possibile effetto: l’ ortoressia potrebbe essere una strategia di coping per i soggetti anoressici.

In letteratura, tra gli studi che hanno esaminato la relazione tra questi due disturbi legati all’alimentazione, Barthels e al. (2017) trovano una correlazione di .53 tra ortoressia e spinta alla magrezza, e una correlazione pari a .27 con l’insoddisfazione corporea, come le due principali caratteristiche dell’ anoressia. Inoltre, Segura-Garcia e al. mostrano che il 28% dei pazienti con AN o BN presentano una sintomatologia ortoressica, con una tendenza ad aumentare tali sintomi nel 58% dei casi dopo il trattamento.

Gramaglia e al. (2017) hanno confrontato un campione di soggetti con diagnosi di anoressia e condotte ortoressiche con un gruppo di controllo, da cui si evince che i pazienti con un comportamento ortoressico pronunciato hanno punteggi più alti nella sottoscala dell’autocelebrazione, suggerendo come siano più in grado di sentirsi attraenti e di beneficiare dal mettere in mostra il proprio corpo. Sorprendentemente, i timori ipocondriaci non sembrano giocare un ruolo significativo riguardo alla presenza delle tendenze ortoressiche nei pazienti alimentari.

I risultati maggiormente degni di nota sono il raggiungimento dei bisogni psicologici di base in ambito di dieta e alimentazione. I pazienti con evidenti comportamenti ortoressici sono maggiormente soddisfatti in termini di competenza ed autonomia. Supponendo che tutti i pazienti ricevano un trattamento dietetico paragonabile, questi risultati suggeriscono che i pazienti con un comportamento ortoressico più pronunciato sembrano sentirsi maggiormente autonomi e competenti mentre imparano a mangiare in modo più normale. Ciò potrebbe suggerire che il comportamento alimentare ortoressico serve come strategia di coping per i pazienti con un comportamento alimentare anoressico. Tale ipotesi è supportata dai risultati della ricerca di Segura-Marcia e al. (2015) che indicavano come l’ ortoressia fosse associata, a livello clinico, all’aumento dei sintomi di un disturbo alimentare e un passaggio verso forme meno gravi di disturbi alimentari.

Inoltre, è emerso come i sintomi ortoressici aumentino nel triennio successivo al trattamento, mentre gli indicatori per un disturbo alimentare (AN, BN) tendono a diminuire, sottolineando la possibilità che l’ ortoressia sia usata come strategia di coping dai soggetti anoressici.
La sensazione di avere autocontrollo, specialmente sull’assunzione di cibo, costituisce un rinforzo importante nello sviluppo e nel mantenimento del disturbo alimentare anoressico; gli individui anoressici affermano che il senso di autonomia è fortemente legato al loro desiderio di guarire dal disturbo alimentare.

Il comportamento alimentare ortoressico potrebbe essere un modo più salutare per controllare l’assunzione di cibo e per spostare la propria attenzione dai cibi a basso contenuto di calorie ai cibi sani, con conseguente maggiore varietà di alimenti consentiti per chi soffre di anoressia e minor pericolo di perdere peso. I risultati delle frequenze relative al consumo alimentare sostengono questo presupposto: a prescindere dal contenuto di calorie, gli individui anoressici con numerosi comportamenti ortoressici mangiano più cibi sani.

Cambiare la strategia di selezione dei prodotti alimentari e insegnare ai pazienti anoressici ad aumentare la varietà di alimenti consentiti è un obiettivo importante del trattamento, suggerendo come il comportamento alimentare ortoressico possa aiutare gli individui anoressici ad uscire dal loro disturbo alimentare.

Dal momento che l’ anoressia è ancora difficile da trattare e ha un alto tasso di mortalità nel corso della vita, considerare il comportamento alimentare ortoressico come un piccolo mattoncino nell’andamento progressivo del trattamento psicoterapeutico potrebbe essere un nuovo approccio promettente e un complemento al trattamento allo stato dell’arte. Spostare l’attenzione su alimenti sani e minimizzare l’attenzione per il contenuto delle calorie potrebbe essere un primo passo nel recupero dall’ anoressia. Tuttavia, va tenuto in considerazione che i pazienti esaminati da Gramaglia e colleghi non presentano punteggi bassi sulle sottoscale correlate al comportamento alimentare disfunzionale; probabilmente il mancato recupero dal loro disturbo alimentare riflette il fatto che le modifiche comportamentali richiedono del tempo. Ciò suggerisce un nuovo indirizzo per gli studi in tal senso, cioè la valutazione del comportamento alimentare ortoressico in fase di trattamento e con diverse misurazioni di follow-up per indagare tali condotte alimentari nel tempo.

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