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Mindful-eating: una metodologia innovativa per regolare il rapporto con il cibo – Recensione

Il libro Mindful Eating propone una modalità di approccio con il cibo basata sulla consapevolezza e sull'attenzione al qui e ora.

Di Mara Soliani

Pubblicato il 06 Ott. 2017

Il libro ” Mindful Eating ” come dice la stessa autrice, Teresa Montesarchio, non è stato scritto per essere un libro di auto aiuto, ne tanto meno vuole sostituirsi ad un percorso psicoterapico mirato alla risoluzione di una disfunzione del comportamento alimentare conclamata. Bensì rappresenta una guida verso il viaggio del cambiamento alimentare orientato al COME mangiamo piuttosto che al COSA mangiamo.

 

Mindful Eating: mangiare con consapevolezza

Attraverso una serie di esercizi orientati a riprendere contatto con noi stessi, ci guida in un cammino verso la consapevolezza del qui ed ora, dei nostri effettivi bisogni legati al cibo, e del modo in cui stiamo e percepiamo noi stessi.

Il cambio di prospettiva è visibile fin da subito, l’autrice propone di compilare un diario alimentare con l’invito ad osservare il MODO in cui mangiamo e non solo COSA mangiamo. Quando si ha a che fare con l’alimentazione incontrollata, sia nella pratica clinica che nella vita, la teoria, il cosa dovremmo mangiare, è ben chiaro e presente, ma il come spesso passa in secondo piano. L’invito è quello di osservare e annotare senza giudizio le nostre abitudini alimentari. Osservare senza giudizio ciò che accade in questo momento, prestare attenzione al presente in maniera curiosa, aperta e non giudicante sono i principi alla base di uno stile mindful.

Dall’annotare le abitudini alimentari, la Dr.ssa Montesarchio nel libro Mindful Eating ci guida verso il riconoscimento del nostro pilota automatico, quella funzione utile alla nostra mente quando dobbiamo fare più cose a tempo (guidare e parlare con il nostro compagno di viaggio) ma che spesso porta la nostra mente distante, lontano dall’azione che stiamo facendo anche quando non avremmo bisogno.

Guidandoci attraverso la respirazione consapevole e invitandoci a metterla in pratica quotidianamente, arriviamo ad osservare la nostra smania di cibo come un’onda che possiamo cavalcare invece che affrontarla con l’idea di abbatterla. Nel caso dell’alimentazione incontrollata spesse volte è presente una lotta verso il desiderio di cibo, cerchiamo di scacciarlo, di abbatterlo ma difficilmente proviamo a passarci attraverso, ad aspettare senza agire guardando ciò che succede. Ed è questo l’inghippo dell’urgenza, attivarsi per risolverla immediatamente non ci consente di notare che come arriva e aumenta, allo stesso modo decresce e poi se ne va. Lo stesso accade per la smania di cibo. Ma soprattutto abbiamo realmente fame? Di cosa realmente abbiamo fame?

Mindful eating: alla scoperta di diversi tipi di fame

Seguendo la via della consapevolezza la nostra guida ci porta alla scoperta dei 9 tipi di fame che ognuno di noi incontra. Ci invita ad esplorare il cibo non solo con il gusto ma anche con la vista, l’olfatto, il tatto, e l’udito. Prestiamo attenzione e notiamo cosa accade dentro di noi quando esploriamo il cibo con gli occhi, le dita, la bocca, cosa sentiamo con il nostro naso e anche che rumore fa se ci soffermiamo sulla percezione delle nostre orecchie.

Dopo questo invito a rallentare, e concentrarci su cosa proviamo durante l’esperienza del pasto, veniamo guidati verso la distinzione tra sazietà e pienezza e quindi tra fame cellulare e fame dello stomaco. Imparando che la sazietà dipende dalla qualità dei nutrienti e la pienezza dalla quantità di materia presente nel nostro stomaco, impareremo a riconoscere di esser sazi senza per forza sentirci pieni. Il nostro cammino prosegue poi attraverso la fame della mente, proveremo a guardare determinati tipi di cibo non più come un’ossessione proibita, ma come un’esperienza che sta attraversando la nostra mente, e in modo privo di giudizio la nostra guida ci invita a farci delle domande su questo, come per esempio che gusto ha, se quell’ alimento va bene per il nostro tipo di fame, oppure se ci conduce verso la via della felicità.

Per ultima ma non per importanza arriviamo alla fame del cuore. Le emozioni che proviamo hanno dei segnali somatici che spesso confondiamo con segnali di natura più organica come la fame ad esempio. Oppure ancora emozioni spiacevoli, tristezza, senso di vuoto, che cerchiamo di colmare con il cibo, oppure ansia che cerchiamo di gestire controllando ciò che mangiamo. In questo viaggio del COME la nostra guida ci invita ancora una volta a sederci, a rallentare, a prendere contatto con il momento presente attraverso il nostro respiro, ed esercitarci nella pratica meditativa quando sentiamo l’esigenza di fare uno snack per vedere quale emozione ci sta guidando e se possiamo trovare altre valide alternative per soddisfarla.

Il concetto di immagine corporea nel libro Mindful Eating

Fra le ultime tappe si prende in esame il concetto di Immagine corporea, l’importanza che viene data ai giudizi esterni per definire il nostro corpo piacevole oppure no, e quanto questo continuo paragone non faccia altro che indurre ed aumentare l’emozione di vergogna che proviamo verso il nostro corpo. Accade spesso nei casi di difficoltà legate alla sfera alimentare che il corpo e la forma corporea diventino il mezzo per definire il valore personale, e i parametri valutativi sono parametri esterni che costantemente si sente il bisogno di monitorare, in quest’ottica qualsiasi feedback esterno che non va verso una conferma del nostro valore corporeo rischia di diventare una profonda ferita curata con il controllo del cibo. Il viaggio che pertanto viene suggerito va verso qualcosa di soggettivo ed interno piuttosto che di oggettivo ed esterno. Riprendere contatto con il proprio corpo attraverso l’unione di questo alla propria mente. E per farlo si può trovare nella guida una serie di esercizi di Yoga che praticati quotidianamente in associazione ad una buona pratica sul respiro chiudono questo viaggio, invitando a ripeterlo per connettersi sempre più a ciò che sentiamo e siamo in maniera priva di giudizio.

Coltivare la gratitudine

Si prosegue nel libro Mindful Eating con un invito a coltivare il sentimento di gratitudine, che come spiega l’autrice citando Emmons, ci consente di percepire quanto in realtà siamo supportati dal mondo esterno e quanto di buono in noi e attorno a noi ci sia nonostante le difficoltà che possiamo incontrare. Esercitarci nell’essere grati ci porta ad avere un cambio di prospettiva verso il mondo, che da ostile diviene via via sempre più benevolo e richiede il riconoscere che qualcosa di nuovo sta accadendo in questo momento. Provando ad esercitarci tenendo un diario della gratitudine veniamo poi guidati attraverso un esercizio di consapevolezza corporea per prendere contatto con il nostro corpo e per essere grati di quanto ci è stato donato e fare qualcosa di concreto prendendosi cura di lui per valorizzarlo.
Il viaggio è iniziato con il prendere nota delle nostre abitudini in un diario e si conclude con il suggerimento di provare a ricompilarlo per vedere come l’esperienza è cambiata invitando a ripeterla nell’ottica che qualsiasi cosa sia accaduta va bene così com’è in quanto frutto dell’esperienza che stiamo vivendo.

Una guida che tutti noi possiamo decidere di provare a seguire, in maniera curiosa notando ciò che accade guardando al come piuttosto che al cosa facciamo e mangiamo.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Montesarchio, T. (2017). Mindful eating. Una metodologia innovativa per regolare il rapporto con il cibo. EPC Editore.
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