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Ipocondria. Guida per il clinico e manuale per chi soffre del disturbo – Recensione del libro

L' ipocondria consiste in un disturbo d'ansia caratterizzato dalla costante preoccupazione di essere malati e dalla continua ricerca di rassicurazioni.

Di Cristiana Chiej

Pubblicato il 06 Lug. 2017

Le persone che soffrono di ipocondria o disturbo d’ansia per la salute, infatti, sono costantemente preoccupate di avere una malattia grave e cercano informazioni e rassicurazioni costanti sui sintomi che provano o sulle malattie temute. Come reazione a queste paure, le persone affette da ipocondria si sottopongono a numerosi esami medici, che tuttavia non rassicurano davvero il paziente, se non nel breve periodo. Alcune persone, al contrario, sono talmente spaventate dall’idea di avere un problema grave da evitare qualunque visita medica o accertamento, pur continuando a preoccuparsi.

 

Ipocondria: la preoccupazione costante di essere affetti da una grave malattia

La preoccupazione per la propria salute o per quella delle persone care è un’esperienza assolutamente comune per la maggior parte delle persone. A chi non è capitato di provare ansia in attesa del referto di un esame medico importante? O di preoccuparsi della propria morte o di quella di persone care apprendendo la notizia della morte di un conoscente per una grave malattia? Preoccuparsi e provare ansia riguardo alla salute e alla morte è assolutamente normale.
Ma cosa succede quando una persona è così preoccupata da stare in costante ascolto dei piccoli segnali del proprio corpo, temendo che siano sintomo di qualche grave malattia, ricorrendo a controlli continui e sottoponendosi a esami medici ripetuti anche invasivi, ignorando le rassicurazioni del medico e delle persone che le stanno intorno?

Quando queste preoccupazioni assumono proporzioni tali da far stare molto male al solo pensiero di avere una malattia e incidono pesantemente sulla qualità della vita, allora ci si trova di fronte ad un disturbo clinico.

Come Leveni, Lussetti e Piacentini ben descrivono nel loro volume, le persone che soffrono di ipocondria o disturbo d’ansia per la salute, infatti, sono costantemente preoccupate di avere una malattia grave e cercano informazioni e rassicurazioni costanti sui sintomi che provano o sulle malattie temute. Come reazione a queste paure, le persone affette da ipocondria si sottopongono a numerosi esami medici, che tuttavia non rassicurano davvero il paziente, se non nel breve periodo. Alcune persone, al contrario, sono talmente spaventate dall’idea di avere un problema grave da evitare qualunque visita medica o accertamento, pur continuando a preoccuparsi.

Questo disturbo è stato per lungo tempo ignorato e minimizzato dalla psichiatria generale e ciò ha influito negativamente sulla vita di tante persone sofferenti che non hanno potuto così ricevere un trattamento adeguato. Il termine, infatti, ha assunto nel corso del tempo una connotazione negativa, facendo pensare alle persone che soffrono di questo disturbo come a dei “malati immaginari” che traggono gratificazione dal presentarsi come malati.

La realtà, però, è molto diversa: le persone affette da questo disturbo, meglio descritto come disturbo d’ansia per la salute, sono realmente sofferenti e la loro vita è pesantemente condizionata e menomata per via delle continue preoccupazioni e dei conseguenti tentativi di controllo e rassicurazione.

L’andamento del disturbo è di solito cronico e disabilitante, se non adeguatamente trattato. Negli ultimi anni, tuttavia, è stata ampiamente dimostrata l’efficacia di trattamenti psicoterapici specifici e, se pur in misura minore, anche di quelli farmacologici. In particolare i risultati indicano una forte evidenza a sostegno dell’efficacia delle psicoterapie comportamentali o cognitivo-comportamentali, con riduzione dei sintomi, miglioramento del benessere soggettivo e, aspetto non meno importante sul piano sociale, riduzione significativa dei costi a carico del sistema sanitario.

Questo manuale, dunque, si propone da un lato di fornire ai clinici un utile strumento teorico e pratico per riconoscere e trattare adeguatamente pazienti che soffrono del disturbo d’ansia per la salute e dall’altro di accompagnare i pazienti stessi nel percorso di conoscenza del problema, dando loro informazioni preziose e pratiche, suffragate da argomentazioni scientificamente rigorose, e aiutandoli ad affrontare le proprie preoccupazioni e a uscire dai circoli viziosi che mantengono il disturbo.

Il modello teorico dell’ipocondria

Gli autori illustrano il modello interpretativo dell’ipocondria di Salkovskis e Warwick (riportato e tradotto per intero in un capitolo del volume), due fra i più importanti e autorevoli clinici e ricercatori a livello internazionale, che ipotizza come il nucleo centrale di questo disturbo sia rappresentato dalla tendenza a interpretare erroneamente ogni segnale proveniente dal corpo e altre informazioni ritenute rilevanti per la salute come prove dell’esistenza di una grave malattia.

Secondo questo modello, a mantenere le interpretazioni erronee è l’interazione fra diversi elementi, che gli autori del volume sintetizzano in modo efficace ed evocativo nella metafora del “fiore dell’ipocondria”: le radici del fiore sono costituite da fattori genetici, biologici, legati all’ambiente educativo e agli eventi di vita e rappresentano la vulnerabilità che predispone la persona a sviluppare il disturbo; alla base del gambo del fiore si collocano gli eventi critici e il gambo su cui si regge il fiore è dato dalle credenze superstiziose e convinzioni di base sulle malattie; al centro del fiore c’è la preoccupazione e i petali sono formati dai diversi circoli viziosi che, nel tentativo di sedare la preoccupazione, mantengono invece il problema.

Questi circoli viziosi sono illustrati nel dettaglio e riguardano la ricerca di informazioni inerenti la malattia temuta, le continue ricerche di rassicurazione, l’evitamento, i continui controlli, l’eccessiva attenzione sul corpo, l’ansia e l’evitamento di attività fisica. A innaffiare il fiore dell’ipocondria ci pensa il rimuginio che porta il paziente a farsi e a guardare il proprio “film dell’orrore”, immaginando sempre più nel dettaglio tutto ciò che di negativo potrebbe capitare, in una spirale sempre più drammatica e catastrofica.

Il trattamento dell’ipocondria

La seconda parte del volume è un vero e proprio manuale di auto-aiuto, da utilizzare da soli o con l’aiuto del terapeuta durante il trattamento, in cui i pazienti sono accompagnati passo dopo passo nell’identificazione di tutti gli elementi che compongono il loro personale fiore dell’ipocondria. Ogni capitolo comprende dettagliate schede di lavoro per i compiti a casa grazie ai quali i pazienti possono imparare a esplorare gradualmente le loro convinzioni disfunzionali e a confrontarsi con l’idea di fondo che sostiene la terapia: il problema non è dato dall’avere una malattia fisica, ma dalla convinzione e dalla preoccupazione di esserne affetto e queste paure hanno conseguenze negative importanti, inclusi forse i suoi stessi sintomi, creando disabilità e compromissione della qualità di vita.

L’obiettivo del trattamento, infatti, consiste nel mettere la persona con un disturbo d’ansia per la salute nella condizione di considerare e adottare convinzioni più funzionali e meno catastrofiche, aiutandola a esplorare modi alternativi e meno rigidi di dare senso alle proprie esperienze.

La difficile relazione terapeutica con i pazienti ipocondriaci

I dati di ricerca sono incoraggianti e dimostrano l’efficacia di questo tipo di trattamento, nonostante si tratti di un disturbo grave e difficile da trattare.
Parte della difficoltà, tuttavia, sta nell’accesso di questi pazienti agli specialisti adeguati. Queste persone, infatti, essendo convinte di avere un disturbo medico, non si rivolgono a psichiatri o psicoterapeuti, ma al medico di base o a specialisti di varie branche della medicina, spesso rimbalzati dall’uno all’altro alla ricerca di una diagnosi che “finalmente” confermi i loro sospetti di avere una grave malattia.
L’invio, dunque, è un tema molto delicato e dovrebbe essere gestito con la massima collaborazione da parte di tutte le figure curanti, per facilitare la difficile accettazione della diagnosi.
Gli autori dedicano ampio spazio a questo delicato argomento, dando indicazioni pratiche di grande utilità su come coinvolgere medici e specialisti nel trattamento del disturbo.

Il ruolo dei familiari

Viene anche approfondito il cruciale ruolo dei familiari, rilevando l’opportunità di un loro coinvolgimento diretto nella terapia, in modo che possano da un lato aiutare il paziente a non ricadere nei circoli viziosi, evitando per esempio di cedere alle richieste di rassicurazione, e dall’altro trovare ascolto e un aiuto per “sopravvivere” loro stessi alla difficile relazione con persone affette da questo disturbo.

Conclusioni

Il manuale di Leveni, Lussetti e Piacentini rappresenta in definitiva un tentativo sicuramente ben riuscito di sintetizzare e rendere fruibile a clinici e pazienti ciò che le ricerche hanno dimostrato negli ultimi anni rispetto all’ipocondria in termini di meccanismi d’azione e delle ricadute che queste scoperte hanno avuto nel generare trattamenti efficaci e sperimentati in vari setting clinici. Di particolare merito, a mio avviso, è la seconda parte del volume, quella dedicata ai pazienti: in queste pagine, concepite appunto come un quaderno di lavoro, gli autori offrono un aiuto concreto nell’accompagnare con empatia e rispetto le persone affette dal disturbo d’ansia per la salute attraverso il difficile cammino di accettazione della diagnosi, riconoscimento dei meccanismi di mantenimento e cambiamento dei significati attribuiti alle varie sensazioni fisiche, alle informazioni mediche o alle cognizioni intrusive negative sulla salute.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Daniela Leveni, Marco Lussetti e Daniele Piacentini (2011). Ipocondria. Guida per il clinico e manuale per chi soffre del disturbo. Erickson editore.
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