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Cocaina: assunzione, storia e conseguenze a breve e a lungo termine – Introduzione alla Psicologia

Dopo la cannabis la cocaina è la droga più utilizzata, ha l’aspetto di polvere bianca, può essere assunta in diversi modi, ognuno produce effetti diversi

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 20 Lug. 2017

La cocaina è una sostanza psicotropa che funge da stimolante ed eccitante del sistema nervoso centrale, oltre a essere anche un vasocostrittore e un anestetico. Essa può essere assunta per inalazione o per via endovenosa, e storicamente era usata prevalentemente in ambienti intellettuali o elitari. Negli ultimi anni, in occidente, è possibile trovarla anche in strada e tra le classi meno agiate. 

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

 

La cocaina, o benzoilmetilecgonina, è una sostanza psicotropa che funge da stimolante ed eccitante del sistema nervoso centrale, oltre a essere anche un vasocostrittore e un anestetico. La cocaina è un alcaloide derivato dalle foglie della Erythroxylum coca, nota come coca, pianta derivante e originaria del Perù, della Colombia e della Bolivia. La cocaina, nel tempo ha trovato molti estimatori, compreso Freud, visti i suoi effetti sulle funzioni cognitive. Essa può essere assunta per inalazione o per via andovenosa, e storicamente era usata prevalentemente in ambienti intellettuali o elitari. Negli ultimi anni, in occidente, è possibile trovarla anche in strada e tra le classi meno agiate.

Cocaina: aspetto e assunzione

Dopo la cannabis la cocaina rappresenta la droga più utilizzata. L’estratto delle foglie di coca, meglio noto come cloridrato di cocaina, è la sostanza che si utilizza e commercializza che dà dipendenza ma non tolleranza. La cocaina ha l’aspetto di una polvere bianca e cristallina, per questo può essere chiamata anche neve, e di solito viene sniffata, ovvero inalata attraverso il naso. La cocaina può essere assunte in diversi modi, inalata o iniettata in vena, e ognuno produce effetti diversi e più o meno duraturi.

Storia

L’uso della cocaina ha origini antichissime. Infatti, sono stati ritrovati sacchetti in corda contenenti foglie, fiori e anche una forma masticata di cocaina nei corredi funebri antecedenti al 2500 a.C., venuti alla luce ad Huaca Prieta, sulla costa settentrionale del Perù. Nel 2000 a.C è stata individuata la presenza di cocaina accanto a teschi trapanati nelle tombe peruviane e nei capelli delle mummie cilene. Per capire, però, esattamente quando questa pianta fu divulgata è necessario riferirsi all’origine della parola coca. La parola coca deriva dal termine kuka, nome identificante la pianta di cocaina in lingua quechua. Secondo alcuni, però, la parola coca deriva dal linguaggio di una popolazione indios antecedente l’avvento degli Incas, denominata Aymara, i cui membri erano già in grado di coltivare e usare la pianta. Quindi, in lingua Aymara il termine coca significa semplicemente pianta o albero.

Proprio gli Incas divinizzarono la coca rendendola il perno del loro sistema socio-politico e religioso. In una leggenda si narra che gli Incas presumevano che la pianta di coca avesse origine divina e fu il primo imperatore Manco Capac che la portò dai domini celesti (dio sole) fin sulle sponde del lago Titicaca, per offrirla al suo popolo. Si racconta, inoltre, che i figli del dio sole avessero fatto dono all’uomo (l’imperatore degli Incas) della foglia di coca dopo la creazione dell’Impero, per saziare gli affamati, dare nuovo vigore ai deboli e agli esausti e far dimenticare agli infelici le loro miserie. Lo scopo, ovviamente, era tutt’altro che divino: bisognava ottenere il massimo controllo politico e religioso sulle popolazione dei territori conquistati per questo andavano sottomessi e schiavizzati rendendo al massimo delle loro forze.

Il masticare le foglie della pianta di coca era un rito di iniziazione che rendeva la persona totalmente accettata nell’aristocrazia e ufficialmente appartenente alla religione Incas. Attraverso questa ritualità, l’aristocrazia imponeva un limite al consumo della pianta e, soprattutto, giustificava al resto della popolazione la propria discendenza divina.

In seguito, con l’avvento e la conquista degli spagnoli la pianta di coca fu considerata di origine demoniaca, visti gli effetti sulla psiche, e per questo bandita. Nonostante il Concilio di Lima tentò di ridurre l’uso presso le popolazioni peruviane, cilene e boliviane, alle quali veniva somministrata di nascosto per rendere gli schiavi più produttivi e meno affaticati, la sostanza e la coltivazione erano ormai diffusissime. La cocaina divenne presto monopolio di Stato verso la fine dell’Ottocento e in quegli anni passò in mani di imprese private per essere commercializzata e diffusa.

Amerigo Vespucci per primo descrisse l’uso fatto della coca presso varie popolazioni del Nuovo Mondo. Vespucci raccontava che gli indigeni masticavano le foglie secche o polverizzate della coca mescolate con una piccola quantità di materia alcalina (calce, cenere di diverse piante o di ossa) e da essa si ottenevano strani effetti allucinatori.

La cocaina divenne nota in Europa grazie ai suoi effetti intorno al diciannovesimo secolo. Nel 1884 Sigmund Freud pubblicò il primo degli studi che redasse sulla cocaina, in cui la consigliava quale panacea per una serie di malattie organiche e psichiche, come la depressione e l’isteria e per i suoi effetti afrodisiaci e anestetici.

Carl Koller, oculista amico di Freud, utilizzò la coca come anestetico per gli interventi chirurgici eseguiti agli occhi, e altri la sperimentarono quale forte tranquillante. In ogni caso, lo sperimentare la sostanza su stessi costrinse questi studiosi a gravi forme di dipendenza. Più tardi, il chimico Angelo Mariani realizzò un vino a base di coca che fece clamore tra i cantanti d’opera e i musicisti perché considerato un ottimo rimedio contro il mal di gola e come stimolante e tonico. Da qui, si diede inizio alla produzione di una vasta gamma di prodotti a base di coca che riscossero molto successo, anche a corte.

In Italia, l’impiego di cocaina divenne un’abitudine alla moda negli anni venti.

In America, invece, gli imprenditori giudicarono vantaggioso investire nel mercato dei prodotti a base di cocaina. Infatti, Pemberton lanciò in questo periodo la prima bevanda a base di coca,  la French Wine Coca e durante il proibizionismo la famosa bevanda Coca-Cola realizzata con un estratto non alcolico di foglie di coca, noci e di cola africana, ricca di caffeina, il tutto disciolto in un dolce sciroppo di zucchero. Chiaramente, il consumo frequente di questa sostanza portava a devastanti conseguenze a livello medico e per questo gli organi competenti dovettero prendere le dovute precauzioni. A partire dal 1880, le industrie farmaceutiche resero disponibili grosse quantità di coca che poteva essere utilizzata per via endovenosa o più facilmente aspirata. La pratica dello sniffing fu di gran lunga preferita dai consumatori, perché non lasciava tracce sul corpo e consentiva un impiego personale e privato. Questa modalità di somministrazione contribuì notevolmente alla diffusione dell’uso della cocaina in ogni classe sociale e culturale.

Ben presto, però, in alcuni Stati Americani il commercio e l’uso della cocaina senza prescrizione medica divenne illegale e l’emanazione del Pure Food and Drug Act, del 1906, costrinse i produttori di Coca ad eliminare la cocaina dal mercato e dalla ricetta della ormai nota bevanda.

Riscontri empirici sui rischi dell’uso di cocaina

Nel 1924 cominciarono le pubblicazioni scientifiche in cui si attestavano i rischi dell’utilizzo di questa sostanza tra cui:  fragilità mentale, irritabilità, pensiero paranoide, sospetto, rancore e diffidenze per gli altri, interpretazione falsate della realtà, gelosie infondate. L’opera di Sajous, “Analytic Cyclopaedia of Practical Medicine”, e quella di Lewin “Phantastica. Narotic and stimulating drug, treir use and abuse”, rappresentano dei capisaldi storici circa la valutazione empirica degli effetti negativi della coca. Di conseguenza, divenne bandita e proibita in diversi ambiti. Ma la seconda guerra mondiale portò con sé, però, una recrudescenza del suo uso, poiché in molti tra politici e militari la utilizzarono.

L’ uso sociale della cocaina è proseguito fino ai giorni nostri, coinvolgendo gente di ogni estrazione sociale.

Ai giorni nostri, l’utilizzo della cocaina è diventato molto più comune e continua a esercitare il suo fascino, ottenendo molti consensi.

Tipi di assunzione

La cocaina può essere assunta per masticazione delle foglie. Questa modalità non produce nessun effetto importante sul comportamento e per questo risulta essere legale nei paesi andini. In questo modo, i suoi effetti sono più o meno indistinguibili da quegli prodotti da altri stimolanti, come a esempio la caffeina. L’assorbimento sublinguale della sostanza riesce a diluire e rallentare molto l’assorbimento nel tempo della stessa e, per questo, non produce effetti marcatamente eccitatori.

Inoltre, può essere assunta per inalazione della polvere di cocaina, che rappresenta il metodo di gran lunga più diffuso nella società occidentale. La cocaina in polvere viene disposta su una superficie liscia, allineata in strisce, o piste, e aspirata attraverso inalatori o cannucce o banconote arrotolate. Gli effetti sono evidenti e repentini, e durano da 20 minuti circa a qualche ora. La durata dipende dalla quantità e dalla purezza della sostanza assunta, che dipende dalla percentuale di sostanza presente. Non esiste cocaina pura al cento per cento, ma è sempre tagliata con altre sostanze.

Potrebbe essere assunta per inalazione di vapori: la cocaina è depositata su un foglio di alluminio scaldato e, di conseguenza, inalata generalmente tramite una cannuccia. Spesso il braciere di alluminio viene preparato sull’imboccatura di ampolle o bottiglie di vetro (o pvc) che dispongono di un secondo foro in cui inserire la cannuccia o da cui aspirare direttamente il Freebase o il Crack

Per freebase si intende la forma base della cocaina cloridrato, che si ottiene dissolvendo la cocaina in acqua. Una volta sciolta si aggiunge ammoniaca per eliminare i protoni in eccesso. La soluzione così ottenuta si taglia aggiunge della soluzione etere etilico, in quanto il freebase è insolubile in acqua ma altamente solubile nell’etere etilico.

Il Crack si ottiene mischiando le dovute dosi di cocaina cloridrato a una base, come il bicarbonato di sodio. Il crack è spesso usato più del freebase in quanto non si taglia con etere, e per questo meno pericoloso da preparare. Crack e freebase hanno effetti quasi istantanei e molto forti. Causano entrambi alta dipendenza psichica e fisica.

Infine, la cocaina si può sicuramente assumere per via endovenosa tramite iniezione mediante siringa e diluendo la cocaina in soluzione acquosa o per iniezione sottocutanea o intramuscolare. Questa modalità di assunzione consente un assorbimento più lento e quindi una durata maggiore degli effetti, evitando la tossicità di picco. Tuttavia tale modalità di somministrazione può causare necrosi tissutale, sia a causa di sostanze contenute nel preparato somministrato, sia a causa di batteri che possono contaminare la siringa.

Effetti a breve e a lungo termine

Il principio attivo della cocaina fu estratto dalle foglie della coca nel 1860 da parte di uno studente tedesco. Da quel momento la cocaina si utilizzò prima come anestetico e antidepressivo e poi come stimolante.

La cocaina agisce stimolando globalmente tutte le strutture del cervello, aumentando la quantità di neurotrasmettitori che attivano le cellule cerebrali, in particolare la dopamina che agirebbe sui sistemi della gratificazione e della piacevolezza. Gli effetti che ne conseguono sono: euforia, sensazione di benessere, sicurezza e fiducia, aumento dell’energia mentale e fisica, lucidità, resistenza a fatiche e bisogni (sonno, fame, stanchezza), aumento del desiderio sessuale.

Gli effetti della cocaina derivano dalla diversa modalità di assunzione. Effetti rapidi si ottengono se assunta per via  endovenosa o per inalazione, più lenti se aspirata o masticata.

Gli effetti neuropsichiatrici sono:

  • Aumento della reattività fisica e mentale
  • Distorsione cognitiva e delle capacità recettive
  • Sensazione di aumento delle percezioni
  • Riduzione dello stimolo di addormentamento, della fame e della sete
  • Euforia
  • Maggiore socievolezza
  • Infaticabilità
  • Incremento della libido

A livello fisico può portare a vasocostrizione e anestesia locale; induce, inoltre, le cellule dei tessuti ad apoptosi cellulare incontrollata. Se inalata, provoca coaguli, spesso associati a riniti e infiammazioni della mucosa. Mentre, a livello cardiocircolatorio si presentano tachicardia, aumento della contrattilità del ventricolo e della pressione arteriosa, con incremento della produzione di adrenalina ed endotelina e diminuzione di ossido nitrico con possibile vasospasmo delle coronarie.

L’utilizzo prolungato e frequente di cocaina crea una forte dipendenza psichica e fisica, che può manifestarsi con importanti crisi d’astinenza e manifestazioni neuropsichiatriche come irritabilità, sindromi depressive, stati d’ansia, insonnia e paranoia.

L’uso cronico espone, inoltre, a un elevato rischio di aterosclerosi, trombosi da aumento dell’aggregabilità piastrinica, infarto miocardico, ipertensione arteriosa, deficit del sistema immunitario, disfunzione erettile, con calo della libido e oligospermia.

Overdose da cocaina

A dosi maggiori la cocaina può produrre effetti indesiderati che includono tremori, labilità emozionale, irrequietezza, irritabilità, paranoia, panico e comportamento stereotipato e ripetitivo. A dosi ancora più alte può indurre ansia intensa, paranoia, allucinazioni, ipertensione arteriosa, tachicardia, ipereccitabilità ventricolare, ipertermia e depressione respiratoria. Infine nel sovradosaggio la cocaina può causare insufficienza cardiaca acuta, infarto, ictus e convulsioni (Sthal, 1999). L’assunzione cronica determina deperimento organico, sudorazione eccessiva, irrequietezza, irritabilità, tremori, tachicardia, vampate, disidratazione e perforazione del setto nasale (Rigliano, 2004.).

Quindi, nel sovradosaggio la persona mostra agitazione, ostilità, allucinazioni e convulsioni fino al coma, uniti a tachicardia e aumento della temperatura corporea. La morte può sopraggiungere per infarto miocardico acuto o blocco respiratorio conseguente a paralisi muscolare. L’overdose si ottiene nel momenti in cui si assumono dosi sempre maggiori di sostanza, grazie al verificarsi di dipendenza e assuefazione alla stessa.

Conseguenze

La cocaina è un eccitante estremamente potente e per questo chi la assume tende a richiederne sempre di più. La cocaina porta alla dipendenza, ovvero bisogno di aumentare le dosi per poter ottenere lo stesso effetto.

L’astinenza da cocaina provoca depressione, sonnolenza, inquietudine, tremori, dolore ai muscoli e di conseguenza la voglia di consumare di nuovo con il rischio dell’overdose che può portare alla morte per arresto cardiaco, convulsioni o paralisi respiratoria. L’uso prolungato può essere causa di paranoia, allucinazioni e psicosi. La mescolanza con alcool o con altre droghe aumenta i rischi; a esempio proprio l’alcool può stimolare l’aggressività. Se il paziente mostra intossicazione è indispensabile sedarlo somministrando elevate dosi di benzodiazepine, o di neurolettici, solo se persiste sintomatologia psicotica dopo la sedazione.

Per l’astinenza non esistono terapie specifiche: i farmaci impiegati agiscono prevalentemente nel tentare di ridurre il “craving” per la sostanza. Tra questi, i più utilizzati sono gli stabilizzanti d’umore, gli agonisti dopaminergici e gli antidepressivi. Allo scopo di evitare recidive è indispensabile unire alla terapia farmacologica un percorso terapeutico cognitivo-comportamentale. Un certo interesse ha suscitato recentemente l’osservazione che un farmaco anti-epilettico, il “vigabatrin”, tramite blocco del trasporto di dopamina ridurrebbe l’effetto gratificante della somministrazione di cocaina.

 

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

Sigmund Freud University - Milano - LOGORUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Jones, E. (1973): Vita e opere di Sigmund Freud; Il Saggiatore Milano.
  • Stahl, S. M. (1999) Psicofarmacologia Essenziale. Basi neuroscientifiche e applicazioni pratiche. Centro Scientifico Editore ,Torino.
  • Rigliano,  P. (2004). Piaceri drogati e psicologia del consumo di droghe. Feltrinelli, Milano.
  • Giberti – Rossi (1996). Manuale di Psichiatria. Piccin e Vallardi Editori, Padova.
  • Cancrini, L. (2002). Quei temerari sulle macchine volanti. Studio sulle terapie dei tossicomani; Carocci Editore, Roma.
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