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L’ arte secondo la psicoanalisi: le basi teoriche dell’arteterapia

Gli studi sull' arte di psicoanalisti come Freud, Rank e Sachs rappresentano le premesse fondamentali per la nascita e lo sviluppo dell’ arteterapia

Di Nicola Velotti

Pubblicato il 19 Lug. 2017

Aggiornato il 02 Lug. 2019 12:57

Un qualsiasi prodotto artistico ha sempre suscitato ammirazione e meraviglia nell’uomo, il quale ha, per questo motivo, considerato l’ arte un fenomeno affascinante ma, nello stesso tempo, incomprensibile. 

 

L’ arte secondo Freud

Un qualsiasi prodotto artistico ha sempre suscitato ammirazione e meraviglia nell’uomo, il quale ha, per questo motivo, considerato il processo creativo un fenomeno affascinante ma, nello stesso tempo, incomprensibile. Il primo ad impegnarsi, con rigore scientifico, per trovare una soluzione all’enigma dell’ arte e ad avviare un tipo specifico di studi, è stato il padre stesso della psicoanalisi Sigmund Freud.

Egli ha compreso come la supposta separazione tra conscio ed inconscio, tra normale e patologico, tra umano e divino, sia inesistente. Con lui la creatività, fino a quel momento considerata facoltà di pochi, è divenuta una capacità che potenzialmente ogni individuo possiede.

Egli ha concepito l’ arte essenzialmente come uno dei mezzi più adeguati per affrontare le vicissitudini dell’esistenza, come una sfera posta tra Eros e Thanatos, rappresentante una soddisfazione del desiderio sostitutiva, non ossessiva, non nevrotica: una sorta di passaggio, di via regia verso l’inconscio, come il sogno ma, a differenza del sogno, profondamente creativa.

Approfondendo il rapporto tra sogno ed opera d’ arte, egli ha considerato quest’ultima come un sogno condiviso dall’artista con lo spettatore in cui i desideri insoddisfatti dell’artista divengono le forze propulsive della sua fantasia, la quale ha pertanto lo stesso significato dinamico del sogno e lo può porre in relazione con le nevrosi dello spettatore; l’artista riesce a servirsene in modo integrato, riesce a esprimere e comunicare dei contenuti che saranno poi oggetto di fruizione. Ha sostenuto che il piacere prodotto dal motto di spirito è analogo a quello che si verifica nella fruizione dell’ opera d’ arte e ha ipotizzato l’esistenza di un “piacere preliminare” o “premio di seduzione”. Come il riso nel motto di spirito deriverebbe dal piacere legato alla liberazione delle energie usate per il mantenimento della rimozione, il piacere legato alla fruizione di un opera d’ arte e connesso analogamente ad un compiacimento nel godere impunemente delle proprie pulsioni e desideri inibiti, attraverso un’identificazione con l’artista.

Inoltre Freud ha proposto la tesi che negli artisti vi sia una certa “flessibilità di rimozione” che gli permette di accedere al materiale inconscio più agevolmente di altri, entrandovi in contatto senza essere sommerso, gestendo nel modo migliore la relazione tra gli impulsi dell’Es e l’Io e ha attribuito all’artista la funzione fondamentale di metterci in comunicazione col nostro inconscio “senza rimprovero e senza vergogna”.

Arte e psicoanalisi: i maggiori contributi dopo Freud

I primi a rivolgersi a tali studi, dopo Freud, sono stati Rank e Sachs, i quali hanno inteso soprattutto dimostrare come le opere d’ arte siano espressione mascherata di profondi conflitti infantili dei loro “creatori” e siano essenziali per il superamento di tali conflitti.

Rank e Sachs hanno accordato grande importanza al complesso di Edipo e hanno mirato a sottolineare come l’ arte sia un fenomeno sociale nella sua accezione più ampia. Abraham ha analizzato il rapporto tra sogno e mito.

Bergler, invece, ha definito la creazione artistica non come espressione di desideri infantili, ma come una difesa contro questi desideri e ha posto le radici del conflitto nella fase orale dello sviluppo libidico.

Contributi fondamentali hanno apportato anche Kris e la Klein. Di Kris, il quale ha classificato accuratamente il processo creativo e ha cercato di stabilire le differenze tra l’espressione artistica della personalità normale e quella dello psicotico, è divenuto un classico il concetto di “regressione al servizio dell’Io”, durante il processo della creazione.

Secondo Kris, la creatività è basata sul processo di “regressione al servizio dell’Io”. Grazie alla capacità di allentare e successivamente recuperare il controllo delle componenti cognitivo-affettive irrazionali da parte dell’Io, diviene possibile utilizzare creativamente i contenuti del processo primario, colti attraverso il preconscio. Secondo Kris l’opera non è né espressione (diretta trasposizione di contenuti inconsci) né semplice imitazione, l’artista non rappresenta la natura, né la imita, ma la crea di nuovo, attraverso l’opera egli reinventa la realtà.

La Klein ha spiegato la creatività con la tendenza a riparare e ricreare, dentro e fuori di sé, gli oggetti d’amore, e ha postulato all’origine di essa e delle sublimazioni la posizione depressiva. Analizzando i soggetti dei quadri e un breve scorcio della vita della pittrice Ruth Kjar, la Klein mette in luce come la depressione – probabilmente connessa con una madre interna devastata, che aveva lasciato dentro di lei un terribile spazio vuoto – venisse superata con la ricostruzione nei suoi quadri della figura materna. Per la Klein le angosce della posizione depressiva e il conseguente pressante bisogno di riparare, sono le radici della creatività.

Tra coloro che hanno preso spunto per le loro ricerche dalle tesi della Klein, particolare importanza ha avuto H. Segal per la quale ogni creazione è ri-creazione di un oggetto, un tempo amato ed integro, poi perduto e rovinato, di un mondo interno e di un sé frantumati. La Segal ritiene che il successo dell’artista deriva dall’essere capace di riconoscere ed esprimere le sue fantasie ed ansie depressive. Nell’esprimerle, egli compie un lavoro simile a quello del lutto, in quanto ricrea internamente un mondo armonioso che viene proiettato nella sua opera d’ arte. Il lettore si identifica con l’autore attraverso l’opera rivivendo le sue personali ansie depressive e grazie all’identificazione con l’artista sperimenta un lutto riuscito, ristabilisce i suoi oggetti interni ed il suo mondo interno e si sente perciò reintegrato. Quindi è attraverso la “creazione” che l’artista supera la depressione, ed è mediante l’opera d’ arte che l’artista, rivive le sue ansie depressive, ristabilisce i suoi oggetti interni e si ritrova arricchito.

Diversa è ancora la posizione di J. Chasseguet – Smirgel, il cui interesse è rivolto verso i problemi della forma artistica e dello stile, e verso la funzione dell’atto creativo. Per la Klein l’ arte è vista come un’attività di riparazione, dove per riparazione si intende l’elaborazione e il superamento di una serie di esperienze spiacevoli, in particolare l’assenza e il lutto. L’espressione artistica porterebbe ad una modificazione dell’angoscia e non ad una fuga da essa. La riparazione nasce da una reale preoccupazione per l’oggetto che era amato e integro e la creatività è vista come un tentativo di riparare l’oggetto danneggiato. Nell’esperienza estetica verrebbe rivissuta inconsciamente questa esperienza, come se l’artista indicasse un percorso verso la ricostruzione dell’oggetto perduto e verso il superamento della disperazione iniziale.

Secondo la Smirgel nell’atto creativo non è in questione tanto la riparazione dell’oggetto, ma del soggetto medesimo “la riparazione di sé”, che a partire dai deficit originari, potenzialmente nevrotico-psicotici, recupera la propria integrità attraverso l’opera. In tal modo si libera l’attività creativa dalla dipendenza esterna dall’oggetto e la si impianta sulle risorse autonome della sublimazione. L’artista, attraverso le sue creazioni d’ arte, riuscirebbe a compensare, da solo, il deficit narcisistico subito durante l’infanzia. Solo attraverso l’analisi dell’opera d’arte, frutto, specchio, prodigioso doppio dell’artista, che riflette tutto lo stile psichico del creatore, si potrà accedere alla specificità di essa e, contemporaneamente, alla specificità e unicità del creatore stesso.

Gli studi degli psicoanalisti sull’ arte citati in questo articolo rappresentano le premesse fondamentali per la nascita e lo sviluppo dell’ arteterapia e grazie a questi contributi l’ arteterapia ha avuto un riconoscimento internazionale ed è potuta diventare una precisa metodologia e un preciso strumento di indagine terapeutica.

Essenziali quindi per l’applicazione dell’ arteterapia, risultano, i concetti dell’arte come “via regia verso l’inconscio”, il “piacere preliminare” e ”la flessibilità di rimozione” elaborati da Freud; i concetti di lutto, del dolore per la perdita dell’oggetto amato, sperimentati primariamente nella posizione depressiva, i necessari impulsi riparatori elaborati dalla Klein; il concetto di “regressione al servizio dell’Io” di Kris; il concetto dell’atto creativo come “riparazione di sé” della Chasseguet – Smirgel.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Mario Lavagetto, Freud la letteratura e altro. 2001 Biblioteca Einaudi
  • Anna Maria Accerboni, La Cultura psicoanalitica: atti del convegno, Trieste 5-8 dicembre 1985. Edizioni Studio Tesi, 1987
  • Ernst Kris, Gli scritti di psicoanalisi. Editore: Bollati Boringhieri 1977
  • Melanie Klein, Invidia e gratitudine. Editore: Psycho 2000
  • Janine Chasseguet Smirgel, Creatività e perversione. Cortina Raffaello 1987
  • Otto Rank, Il Trauma della Nascita. Sugarco Edizioni 1990
  • Hanns Sachs, Freud, maestro e amico. Editore: Castelvecchi 2017
  • Edmund Bergler, Psicoanalisi dell'omosessualità. Astrolabio Ubaldini, 1971
  • Segal, H., Sogno, fantasia e arte. Cortina Milano 1991
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