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L’impatto della differenza di genere sulla relazione padre-figlio

Lo studio dimostra che i padri sono più sensibili e attenti ai bisogni emotivi delle figlie femmine mentre preferiscono i giochi di movimento con i maschi.

Di Filomena Propato

Pubblicato il 06 Giu. 2017

Aggiornato il 03 Lug. 2019 12:13

La corteccia cerebrale dei padri si attiva in modo differente per le figlie rispetto ai figli di sesso maschile. Recentemente, una ricerca pubblicata sulla rivista Behavioral Neuroscience, mostra che il genere di un figlio può influenzare la relazione quotidiana con il padre.

 

Come cambia l’interazione dei papà con i figli maschi e femmine

La maggior parte degli studi precedenti ha esaminato le differenze di genere dei figli in relazione al rapporto madre-figlio. Questo nuovo studio esamina il comportamento del caregiver, comparando i padri di figli e i padri di figlie in situazioni di vita quotidiana e l’attivazione neuronale in risposta alla visione di stimoli raffiguranti i propri bambini.

Jennifer Mascaro, ricercatore post-doc, professore associato di medicina familiare e preventiva presso la scuola di medicina Emory di Atlanta, GA, ha condotto questa ricerca con i collaboratori dell’Università di Emory e dell’Università dell’Arizona a Tucson. Hanno preso parte allo studio 52 padri di bambini, di cui 30 femmine e 22 maschi insieme alle loro madri. Anche se alcuni dei partecipanti avevano più di un figlio, i dati presi in esame si sono concentrati sulle loro interazioni con un figlio o una figlia.

Nella prima fase dello studio è stato richiesto alle madri di rispondere ad alcune domande mediante un questionario self-report, mentre gli sperimentatori scattavano foto ai bambini impegnati in una fase di gioco in ambiente naturale. In una sessione separata ai papà è stato consegnato un dispositivo di registrazione audio mobile, l’Electronically Activated Recorder (EAR), con l’indicazione di indossarlo, agganciandolo sulle proprie cinture, una volta nel fine settimana (domenica) e un’altra il primo giorno della settimana (lunedì). Il dispositivo registrava i suoni per 50 secondi ogni 9 minuti. È stato chiesto anche di caricare il dispositivo nella stanza del bambino in modo tale da registrare eventuali interazioni padre-figlio durante la notte. In una terza sessione è stato chiesto ai papà di compilare un questionario self-report; successivamente, all’interno dello scanner MRI, venivano mostrate loro delle sequenze di immagini: un bambino sconosciuto, un adulto sconosciuto e il proprio figlio con le varie espressioni facciali (triste, felice e neutro) al fine di rilevare la loro risposta neurale.

I risultati mostrano che rispetto ai padri con figli maschi, i padri di figlie sono stati più responsivi e attenti verso i loro bisogni mostrandosi più sensibili, in particolare, di fronte a manifestazioni emotive di tristezza, riuscendo ad utilizzare un linguaggio più aperto alle emozioni. I ricercatori affermano che questo potrebbe essere dovuto al fatto che i padri riescono ad accettare maggiormente i sentimenti delle ragazze rispetto a quelli dei ragazzi. Le immagini funzionali della corteccia evidenziano che quando i padri osservano un’espressione felice sui volti delle loro figlie, avviene una maggior attivazione cerebrale in quelle aree coinvolte nella regolazione emotiva e nella ricerca delle ricompense (corteccia orbito-frontale mediale e laterale).

Al contrario i padri dei bambini maschi impegnati in giochi di movimento, utilizzavano un linguaggio legato alla “realizzazione” per incitarli al successo e alla vittoria; inoltre, la loro risposta neuronale era più forte nella corteccia orbito-frontale mediale, di fronte alla visione di espressioni facciali neutre. Questo dato correla in maniera positiva con i giochi di movimento in cui sono impegnati i propri figli. Il risultato può essere interpretato come la possibilità che i papà vengano maggiormente influenzati, in maniera positiva o negativa, dalle espressioni facciali neutre dei loro figli maschi.

Questi risultati migliorano la comprensione delle basi neurali in relazione alla cura paterna evidenziando come i sistemi neurali rispondano in maniera differente a seconda che si tratti delle figlie o dei figli. Inoltre, l’uso dell’EAR ha rivelato differenze nel comportamento paterno e nell’uso del linguaggio che possono influenzare i risultati sociali, emozionali e cognitivi dei propri figli. La ricerca futura potrebbe impiegare questa metodologia per un’esplorazione più approfondita sull’impatto delle differenze di genere nelle risposte neurali paterne in relazione al benessere dei bambini.

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