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Dopo l’amore (2016) – Riflessioni psicologiche sul film

Dopo l'amore è un film che tratta della fine di un matrimonio e delle incomprensioni e litigi che possono insorgere quando l'amore finisce.

Di Giorgia Maestri

Pubblicato il 30 Mag. 2017

Aggiornato il 05 Dic. 2018 11:03

Marie e Boris, arroccati sulle rispettive posizioni, sembrano aver dimenticato il loro amore, il sentimento che li aveva visti profondamente uniti.
Il com’eravamo ha lasciato spazio a un come siamo permeato di amarezza, tristezza, rabbia.
E’ una storia tremendamente realistica quella raccontata in Dopo l’amore, che sviluppa una tensione crescente all’interno di una routine brutalmente credibile.

 

Info:

Titolo originale: “L’économie du couple”.
Un film di Joachim Lafosse.
Con: Bérénice Bejo, Cédric Kahn, Marthe Keller, Jade Soentjens, Margaux Soentiens, Catherine Salée, Tibo Vandenborre, Philippe Jeusette, Annick Johnson, Pascal Rogard, Arian Rousseau.
Drammatico – Francia, Belgio 2016

Trama del film Dopo l’amore

Dopo quindici anni di matrimonio e due figlie gemelle, Marie e Boris decidono di porre fine a una relazione ormai logorata da incomprensioni e recriminazioni.
In attesa del divorzio i due sono costretti alla coabitazione, sia per ragioni economiche (Boris è attualmente disoccupato), sia perché incapaci di trovare un accordo sulla casa, acquistata dalla moglie ma ristrutturata dal marito.
Marie appare quella insofferente che detta le regole, Boris quello che non si vuole rassegnare e che continuamente deve contestare e contraddire le direttive date dalla donna. Rancori, dispetti e ripicche: la tensione è palpabile e si attacca allo spettatore fin dal primo momento.
In un’escalation di liti, discorsi ripetuti a oltranza, incomprensioni e sfiducia reciproca, i due finiranno per perdere di vista il loro bene più prezioso: le figlie.
Ed è a questo punto, fuori dalla loro casa, che riusciranno finalmente a raggiungere un compromesso.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL TRAILER:

Motivi di interesse:

Marie e Boris, arroccati sulle rispettive posizioni, sembrano aver dimenticato il loro amore, il sentimento che li aveva visti profondamente uniti.
Il com’eravamo ha lasciato spazio a un come siamo permeato di amarezza, tristezza, rabbia.
E’ una storia tremendamente realistica quella raccontata in “Dopo l’amore”, che sviluppa una tensione crescente all’interno di una routine brutalmente credibile.

I sentimenti, i dubbi, le paure, le ambivalenze – caratterizzate da saltuarie tenerezze e rancori persistenti – sono descritti dal regista senza ricorrere all’ utilizzo di stereotipi o retorica.
Il ritratto dei due protagonisti è spietato, ne rileva i limiti senza mai schierarsi.

Marie non sopporta più l’uomo che le è stato accanto e dice, confidandosi agli amici: “Dopo 15 anni è come se lo vedessi per la prima volta”. Boris non accetta che lei voglia lasciarlo e mette continuamente in atto comportamenti infantili.
Anche durante un tentativo di rassicurare le figlie – spaventate e rattristate dai continui litigi dei genitori – non potranno fare a meno di evidenziare il loro totale disallineamento.

Il denaro ha un ruolo fondamentale (il titolo originale del film è in effetti “l’economie du couple – l’economia della coppia”): rappresenta lo strumento per esercitare il proprio potere e per fare pagare letteralmente all’altro il fallimento della relazione di cui nessuno dei due si vuole fare carico.

Lafosse è molto abile nel mostrare quella dimora coniugale, come l’elemento su cui litigare, ma non la vera ragione del conflitto che risiede altrove, in qualcosa di estremamente più profondo.

Boris e Marie sono stati felici e si sono amati ed è proprio la passione di allora che alimenta il rancore di oggi. Da quello spazio che si dividono e di cui si contendono ogni millimetro, oggi non riescono a uscire a causa per la paura di ammettere e affrontare la propria parte di responsabilità nel fallimento della relazione.
Troveranno la soluzione al di fuori di quella casa, perché riusciranno finalmente a decentrarsi e guardarsi dall’esterno.

Indicazioni per l’utilizzo:

Il regista mantiene per tutto il film uno sguardo neutrale e imparziale sulle dinamiche individuali e di coppia. Esattamente come un “terzo occhio”osserva i protagonisti attraverso uno sguardo super partes. Può essere utile per aiutare l’individuo (o la coppia) a diventare più consapevoli e a guardarsi dall’esterno.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Coratti, B., Lorenzini, R., Scarinci, A., Segre, A., (2012). Territori dell’incontro. Strumenti psicoterapeutici, Alpes Italia, Roma.
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