Il doppio legame indica l’incongruenza tra il livello verbale e non verbale nella comunicazione tra due persone coinvolte in una relazione emotivamente significativa, facendo un ragionamento in senso lato è possibile parlare dell’esistenza di un doppio legame nel rapporto dello Stato assistenziale con i cittadini?
Il doppio legame e la madre schizofrenogena in psicologia
Il doppio legame, concetto elaborato dall’antropologo, sociologo e psicologo britannico Gregory Bateson (1904-1980) indica l’incongruenza tra il livello verbale e non verbale nella comunicazione che avviene tra due persone coinvolte in una relazione emotivamente significativa.
Segue un esempio riportato dallo stesso Bateson, che rende meglio comprensibile la teoria sopra esposta: un ragazzo con disturbi mentali torna a casa dopo un periodo di ricovero e in uno slancio d’affetto tenta di abbracciare la madre; quest’ultima si irrigidisce facendo ritrarre il figlio. Ciò che la madre dice al figlio è: “Non devi aver paura ad esprimere i tuoi sentimenti”.
Risulta evidente l’incoerenza della modalità comunicativa della madre che se al livello non verbale esprime rifiuto attraverso l’irrigidimento fisico, a livello verbale nega di essere la responsabile della reazione di allontanamento del figlio, attribuendone a lui la responsabilità. La comunicazione disfunzionale della madre non lascia spazio di risposta al figlio che trovandosi esposto continuamente a messaggi contraddittori di questo tipo diviene incapace di comprendere correttamente i legami esistenti tra i due livelli della comunicazione.
Una madre di questo tipo viene definita “madre schizofrenogena”, in quanto il suo schema comunicativo disfunzionale associato ad un’eventuale vulnerabilità biologica del figlio, possono predisporre quest’ultimo a sviluppare la schizofrenia.
Il doppio legame nel rapporto tra Stato assistenziale e cittadini: tra Gioco d’Azzardo Patologico e tabacco
Alla luce del concetto sopra esposto, e facendo un ragionamento in senso lato è possibile parlare dell’esistenza di un doppio legame nel rapporto dello Stato assistenziale con i cittadini?
L’art. 32, comma 1, della Costituzione stabilisce che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Va osservato che “il diritto alla salute comporta anche il diritto alla salubrità dell’ambiente poiché la prevenzione di varie patologie impone di eliminare le cause dell’inquinamento ambientale”.
Nel 1946 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la salute come “lo stato di benessere fisico, psichico e sociale, e non semplice assenza di malattia”. La salute così intesa è oggetto di specifica tutela da parte dello Stato.
Tutelare la salute quindi, non significa solamente curare le malattie manifeste ma prevenirne l’insorgenza. Oggi infatti si sente sempre più spesso parlare di promozione e prevenzione della salute al fine di ridurre la spesa sanitaria nazionale attraverso un minor ricorso alle prestazioni sanitarie.
Per le patologie legate all’abuso e alla dipendenza di droghe o di comportamenti compulsivi, per esempio, sono stati istituiti dalla legge 162/90, dei servizi pubblici afferenti al Sistema Sanitario Nazionale italiano; questi servizi dedicati alla cura, alla prevenzione e alla riabilitazione delle patologie da dipendenza, sono nominati SerT (Servizi per le Tossicodipendenze) o, dicitura più recente, SerD (Servizi per le Dipendenze).
In alcune regioni i SerT hanno istituito specifiche équipe composte da medici, psicologi, assistenti sociali, educatori e infermieri che si occupano nello specifico di diagnosi e cura del gioco d’azzardo patologico.
Il gioco d’azzardo patologico definito anche “Gambling patologico” è un disturbo molto vicino alla tossicodipendenza, tanto da essere stato inserito nel DSM-5 all’interno del capitolo delle Dipendenze (Substance-Related and Addictive Disorders). Per questo motivo in Italia, il 13 gennaio 2017 sono stati aggiornati i Livelli essenziali di assistenza (LEA), che hanno incluso anche i trattamenti per il gioco d’azzardo.
Il giocatore d’azzardo patologico mostra una crescente dipendenza nei confronti del gioco d’azzardo; egli aumenta di volta in volta la frequenza delle giocate e i soldi investiti, nell’illusoria speranza di recuperare i soldi persi nelle giocate precedenti.
Basta fare un giro per la città per rendersi conto di quanto i Centri Scommesse abbiano reso questo fenomeno dilagante, diventando luoghi fertili allo sviluppo dei disturbi da dipendenza. Tra una giocata e l’altra, uomini e donne di ogni età con i segni del fumo sul viso ingiallito, stanno all’entrata ad aspirare compulsivamente sigarette di tabacco, per poi rientrare e continuare a riempire di monete le macchinette mangiasoldi.
Questi centri, che sono anche Tabaccherie, elogiano con frasi “achiappa-clienti” le varie tipologie di tabacco disponibili, diverse per fragranza e taglio, ma è quando si legge subito sotto l’avviso della nocività del prodotto che si resta interdetti e ingabbiati in una sensazione di assoluta illogicità. Frasi minacciose e immagini shock anti-fumo tentano di scoraggiare l’acquisto del prodotto, al quale viene dato comunque libero accesso alla fruizione; inoltre tra le diverse sostanze tossiche contenute nelle sigarette è presente la nicotina, sostanza stupefacente che provoca dipendenza.
Ma per tornare alla domanda iniziale, quali sono gli anelli di congiunzione che rendono possibile applicare la teoria del doppio legame al rapporto intercorrente tra lo Stato assistenziale e i cittadini?
In primo luogo è importante osservare il paradosso, che se nel caso della comunicazione madre-figlio si traduce con l’incoerenza dei livelli verbale e non verbale, nel rapporto tra Stato assistenziale e cittadini si rileva nella sconnessione dell’ideologia costituzionale dalla prassi statale; in secondo luogo è invece evidente la deresponsabilizzazione, che se nel primo caso ha a che fare con l’atteggiamento della madre di attribuire al figlio la responsabilità di un comportamento che è da lei stessa provocato, nel secondo ha a che fare con la scelta dello Stato di avvisare i cittadini sulla pericolosità di certe abitudini che però è lui stesso a favorire, lasciando libero accesso a prodotti e situazioni che provocano dipendenza, soprattutto nelle persone prediposte geneticamente a svilupparla.