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Errori da non ripetere (2016) di D. J. Siegel e M. Hartzell – Recensione del libro

Nel libro 'Errori da non ripetere', gli autori illustrano tutti gli ingredienti necessari per la comprensione di meccanismi relazionali tra genitori e figli

Di Simona Giuri

Pubblicato il 27 Mar. 2017

In Errori da non ripetere sin da subito si sottolinea il bisogno di fornire esempi e applicazioni concrete, di fungere da guida pratica, con l’obiettivo ultimo di tutelare l’interazione relazionale nel rispetto delle esperienze emozionali del bambino.

 

L’incontro in questo libro di due professionisti come Daniel J. Siegel, psichiatra infantile e Mary Hartzell, psicologa infantile ed educatrice, fa sì, soprattutto attraverso il loro essere prima di tutto genitori/insegnanti, che il libro Errori da non ripetere contenga tutti gli ingredienti necessari per la comprensione di alcuni meccanismi relazionali tra genitori e figli (ma anche tra educatori e allievi, tra adulto e bambino in genere) la cui conoscenza potrebbe consentire una sana e migliore relazione, di qualsiasi tipo.

Trattasi di una nuova edizione (ndr la prima edizione risale al 2003) e sin da subito si sottolinea il bisogno di fornire esempi e applicazioni concrete, di fungere da guida pratica, per genitori, insegnanti, adulti di riferimento per i bambini, attraverso la narrazione delle loro esperienze personali e professionali, con l’obiettivo ultimo di tutelare l’interazione relazionale nel rispetto delle esperienze emozionali del bambino e della creatività di bambini, insegnanti e genitori.

 

Errori da non ripetere: peculiarità del ruolo genitoriale

In ogni capitolo di Errori da non ripetere si affrontano i principi fondamentali alla costruzione del ruolo genitoriale, dalla comprensione interna e la relazione interpersonale, dal modo in cui ricordiamo e percepiamo la realtà, come ci sentiamo, come comunichiamo, come si sviluppa l’attaccamento e come questo ci influenza in età adulta, come prendiamo le distanze e come invece ci sentiamo coinvolti emotivamente in alcune circostanze, come cerchiamo di comprendere la mente dei nostri figli per entrare in empatia, attraverso la riflessività.

Elementi di questo approccio alla relazione genitori-figlio sono la consapevolezza, continua disponibilità ad apprendere, flessibilità di risposta, capacità di percepire le menti e gioia di vivere…. Troppe cose si potrebbe pensare, certo in apparenza, ma con impegno e dedizione che quasi sempre caratterizzano l’essere genitori è una sfida possibile, la cui vittoria non può che regalare soddisfazioni immense.

In Errori da non ripetere si parte dall’importanza del ricordo delle nostre esperienze, ma soprattutto dai significati ad esse attribuite, in particolare a quelle esperienze non risolte o lasciate in sospeso, che si riattivano nella relazione genitore-figlio, attraverso la forma di risposte emotive, comportamenti e sensazioni fisiche che non lasciano spazio alla lucidità, alla consapevolezza e alla flessibilità di cui sopra, influenzando in modo diretto e spesso imprevedibile  la relazione con i nostri figli nel qui e ora.

Per questioni non risolte si intendono quelle situazioni in cui non si è avuta la possibilità, di comprendere e accogliere quanto emotivamente stesse accadendo, situazioni che possono comportare sentimenti di impotenza, disperazione, perdita, terrore e a volte la sensazione di essere stati traditi.

 

Errori da non ripetere: il racconto delle esperienze

Partendo dal racconto delle loro esperienze, alcuni genitori in situazioni di difficoltà con i loro figli, raccontano il ruolo di queste esperienze vissute in passato da figli e non risolte, e l’impatto che queste hanno adesso.

E’ Mary Hartzell ad iniziare, in Errori da non ripetere, col racconto di un’esperienza personale, partendo da una situazione di fatica, apparentemente banale, come quella di acquistare delle scarpe nuove ai propri figli: quanti genitori potranno ritrovarsi in questo esempio? Quanti hanno memoria di un pomeriggio soleggiato di inizio stagione il cui intento di acquistare un paio di scarpe nuove, si trasforma gradualmente nel risultato di un pomeriggio nero, in cui si ha la sensazione di uscire stravolti da un impresa biblica?

Questo è ciò che avviene, o rischia di avvenire, quando carichiamo il ruolo di genitori del nostro bagaglio emotivo.

Mia madre era troppo indaffarata e preoccupata dall’impresa di farci risalire tutti in auto, noi e le nostre scarpe, per ascoltarmi e anche solo per accorgersi del mio disagio. E fu grazie alla domanda di mio figlio, che portò a galla questo mio disagio, che sono stata in grado di richiamare alla mente l’ansia e i ricordi legate alle mie esperienze infantili, che ancora dopo tanto tempo intervenivano impedendomi di vivere in modo sereno l’acquisto delle scarpe per i miei figli. Erano le esperienze del passato, e non quelle del presente, che influenzavano i miei comportamenti: stavo rispondendo a questioni lasciate in sospeso.

Continua Daniel Siegel, con un esempio in cui l’intolleranza emotiva dei genitori verso l’impotenza (anche qui, quanti ci si possono ritrovare?), possa tradursi in comportamenti diretti contro questa stessa impotenza e vulnerabilità nei propri figli, ovvero situazioni in cui seppur animati dall’amore e dal desiderio di fare bene con i figli, rischiamo di essere pervasi da difese create nel passato che rendono per noi intollerabili alcune esperienze dei nostri bambini. Se ciò dovesse accadere, si sottolinea in Errori da non ripetere, il rischio è di andare incontro ad “ambivalenza parentale”, quando le esperienze dei nostri figli inducono in noi emozioni intollerabili, non riusciamo a riconoscerle e rischiamo di ignorare le emozioni provate dai nostri figli , ai quali trasmettiamo un senso di lontananza e irrealtà, che chiaramente non capiscono.

Dovevo ricordare a me stesso che non ero io la causa dei pianti di mio figlio e che la vulnerabilità e la dipendenza erano normali componenti della vita di un bambino. La comprensione del mio passato mi rendeva libero di accettare i sentimenti di vulnerabilità e il pianto di mio figlio, fino ad imparare a consolarlo e ad essere un padre.

Attraverso l’esempio della piccola Annika, della spiacevole esperienza che vive a scuola, si analizza nel libro Errori da non ripetere l’importanza non solo del modo in cui percepiamo la realtà, ma della sua narrazione, che  assumono un ruolo fondamentale nel processo di integrazione tra ciò che ci accade e il contenuto emozionale ad esso associato, al fine di comprendere il senso di ciò che succede e fornire gli strumenti che permettono di sviluppare capacità di riflessione e comprensione.

Nell’esempio si esplicita come il racconto, la ricostruzione narrativa da parte dell’insegnante di Annika attraverso l’utilizzo delle bambole (in assenza del linguaggio, non condividendo la stessa lingua), si permetta alla bimba, non solo di comprendere l’evento ma anche e soprattutto di prevedere ciò che sarebbe accaduto, consentendo l’aumento delle capacità previsionali che a sua volta aumenta il senso di sicurezza, alleviando infine la sofferenza.

 

La neurobiologia e le emozioni in Errori da non ripetere

Ogni capitolo di Errori da non ripetere contiene spiegazioni di neurobiologia e come queste si manifestano nel nostro funzionamento, per esempio è presente una chiara illustrazione del funzionamento della mente attraverso il cervello, alle sue modalità destra e sinistra di elaborazione delle informazioni: un corretto processo narrativo e di integrazione infatti, è possibile solo se bene si fondono l’esigenza di trovare spiegazioni logiche della modalità sinistra di elaborazione e l’immagazzinamento di informazioni autobiografiche, sociali ed emozionali operato invece dalla modalità destra.

In mancanza di questa integrazione flessibile si impedisce il raccontarsi di una storia coerente e questa impossibilità può essere generata dalla presenza di questioni non risolte, in quanto mancano di complessi contenuti emozionali e autobiografici o in quanto non si riesce a dare un significato, una spiegazione, a questi contenuti.

Una parte importante è dedicata alle nostre emozioni, al loro ruolo nel nostro mondo interno e interpersonale.

Ancora, quante volte per esempio di fronte all’entusiasmo dei nostri figli rispetto ad uno specifico episodio, corredato da comportamenti che riteniamo non corretti, l’istinto primo è quello di correggere questi comportamenti, dando loro una risposta emotiva contraria all’entusiasmo?

Reagendo in questo modo non riconosciamo e non comprendiamo le emozioni dei nostri figli, ciò non vuol dire dovere avvallare i comportamenti scorretti dei nostri figli, ma è importante prima di tutto entrare in sintonia, in risonanza con le esperienze emozionali dei nostri figli prima di cercare di modificarne i comportamenti.

Se posti di fronte a sensazioni di gioia, così come di dolore, i genitori riescono a rispondere e condividere questi stati, per esempio amplificando i primi e accogliendo, confortando i secondi. Si creano così situazioni in cui il bambino si “sente sentito”, ovvero sente di esistere nella mente del genitore, le sue emozioni sono state riconosciute e condivise in uno stato di risonanza.

Per riuscire in questo, secondo gli autori di Errori da non ripetere, i genitori dovrebbero essere consapevoli del proprio stato interno e di comprendere quello dei loro bambini, la consapevolezza genera infatti la possibilità di scegliere, e in questo caso si tratta di scegliere la risposta più adeguata al momento e non lasciarsi guidare in maniera automatica istintiva, ciò che avviene invece quando sono presenti delle questioni non risolte.

La possibilità di prestare attenzione alle nostre esperienze interne quando i comportamenti dei nostri figli ci creano irritazione, disagio, fatica, ci consentirà di imparare a riconoscere come le nostre reazioni interferiscono con la relazione di amore che vorremmo stabilire con loro, motivo per cui ogni capitolo di Errori da non ripetere è corredato da una parte dedicata agli esercizi, indicazioni  pratiche da seguire su come rendersi conto nelle esperienze quotidiane di ciò che avviene.

Una parte invece è dedicata alle ricerche scientifiche recenti, elementi di neurobiologia, studi sulla memoria e sul suo ruolo, così come sulle esperienze traumatiche,  sull’attaccamento, a sostegno ed esempio di quanto viene riportato.

Uno scorrere di contenuti ed esempi continuo, quello in Errori da non ripetere, che a mio parere fanno riflettere, per tutte quelle circostanze, in cui come professionisti, ma anche genitori (e anche figli), ci si trova di fronte a “Non c’è tempo per spiegare, per elaborare, meglio non parlarne…”, e questo libro invece invita a trovarlo questo tempo, soprattutto per riflettere sulle risposte emozionali che diamo ai nostri figli, sui meccanismi relazionali che inneschiamo nell’interazione con essi e come professionista, mi viene da pensare, anche con i nostri pazienti.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
  • Daniel J. Siegel, Mary Hartzell (2016). Errori da non ripetere. Come la conoscenza della propria storia aiuta a essere genitori. Raffaello Cortina Editore
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