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Le allucinazioni: le cause, le tipologie e il trattamento – Introduzione alla Psicologia

Le allucinazioni consistono in un fenomeno psichico in cui si ha la sensazione di percepire nella realtà qualcosa che invece è solo immaginato.

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 30 Mar. 2017

Le allucinazioni consistono in un fenomeno psichico in cui si percepisce come reale qualcosa che in realtà è solo immaginato. L’allucinazione in psicopatologia spesso è definita come “percezione senza l’oggetto”. Chiaramente, malgrado manchi la stimolazione sensoriale, in realtà il cervello produce una risposta a uno stimolo sensoriale esternamente inesistente. Nel caso di un’allucinazione visiva, ad esempio, si riscontra la presenza di un’immagine sovrapposta allo sfondo reale esistente, e poiché questo meccanismo è inconsapevole, il soggetto non ha motivo di non credere che sia reale, quindi la percezione è considerata vera.

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

 

 

Le allucinazioni si possono manifestare secondo ognuna delle modalità sensoriali, in particolare si hanno allucinazioni visive, uditive, gustative, olfattive e tattili e fenomeni allucinatori cenestesici, enterocettivi e protopatici.

 

Allucinazione: etimologia

Il termine allucinazione deriva dal latino hallucinere o allucinere, che significa “vagare nella mente”. Essa potrebbe essere ricondotta anche al greco ἁλύσκειν (haluskein), che significa “scappare”, “evitare”, riferendosi alla diffusa definizione di allucinazione come fuga dalla realtà.

In psicopatologia le allucinazioni sono annoverate tra i disturbi della percezione e sono diverse dalle allucinosi, percezione allucinatoria di cui è riconosciuta la natura patologica, e dalle illusioni, distorsione di una percezione sensoriale, causata dal modo in cui il cervello organizza e interpreta le informazioni ricevute.
Nell’allucinazione, dunque, si rileva uno stimolo esterno che non esiste, per esempio una persona vede qualcuno, senza che vi sia uno stimolo visivo in atto.

Le allucinazioni derivano solitamente da una condizione medica generale o da assunzione di sostanza come l’alcool o particolari droghe.

 

Storia degli studi sulle allucinazioni

I Disturbi allucinatori furono studiati e descritti fin dall’età classica, ma solo nel 1574 Fernel usò, per la prima volta, il termine allucinazione, per definire delle affezioni oculari. Successivamente, nel 1817, Esquirol definì l’allucinazione come la convinzione intima di una sensazione attualmente percepita mentre nessun oggetto esteriore adeguato a eccitare questa sensazione è alla portata dei suoi sensi. Caratteristica peculiare dell’allucinazione è la certezza, da parte del soggetto, della veridicità della percezione.

Un contributo decisivo allo studio dell’allucinazione è stato fornito dall’impiego di droghe come la mescalina, l’LSD o il dietilammide dell’acido lisergico e la psilocibina, che sono capaci di generare disturbi psicosensoriali soprattutto legati alla sfera visiva.

L’allucinazione, dunque, deriverebbe da un’intensificazione dell’immagine in aggiunta a un’eccitazione degli organi sensoriali imputati alla ricezione della stessa, ma l’esatto meccanismo fisiologico sottostante rimane ancora non chiaro.
Spesso, l’allucinazione è accompagnata dal delirio che è fondamentale nel determinare forma e tipo di allucinazione, ad esempio il paranoide tende ad avere allucinazioni visive nelle quali sente di essere minacciato, il mistico crede di udire voci da parte di santi o ha visioni del paradiso e dell’inferno o di Gesù Cristo.

 

Prevalenza e cause delle allucinazioni

Le allucinazioni si manifestano nel 10-27% della popolazione generale in assenza di una condizione medica generale o di assunzione di sostanze stupefacenti.

Le allucinazioni possono verificarsi anche in presenza di una condizione medica generale, con malattie psichiatriche e neurologiche. Inoltre possono essere causate dall’assunzione di sostanze stupefacenti o da farmaci. Si riconoscono anche fenomeni allucinatori non patologici in presenza di deprivazione da sonno o di disturbo post traumatico da stress.

 

Come si formano le allucinazioni

Le teorie sulla genesi delle allucinazioni sono numerose e derivano dall’osservazione di quanto avviene nel corso di patologie neurologiche.

Quindi, da un punto di vista biologico si ha un’ irritazione che si traduce in iper-funzionamento di alcune zone del cervello che provocherebbero una interpretazione non veritiera di una serie di stimoli sensoriali.

Invece, le allucinazioni presenti in soggetti in stato confusionale, per esempio da astinenza acuta da alcol o droghe, sono causate da un’alterazione diffusa dell’attività elettrica dell’intero encefalo.

Esiste, anche, una ipotesi dopaminergica nella schizofrenia, in cui le allucinazioni deriverebbero da un iperfunzionamento delle vie mesolimbiche.

In condizioni di deprivazione sensoriale, al contrario, le allucinazioni costituiscono una difesa dell’organismo in carenza di stimoli, poiché il cervello lavora sempre e, non potendo spegnersi, genera false percezioni.

Secondo la psicoanalisi le allucinazioni sono manifestazioni dell’inconscio, i cui contenuti arrivano alla coscienza distorti.

Nell’Interpretazione dei sogni (1900) S. Freud sostiene che le allucinazioni rappresentino delle regressioni, al punto che i pensieri sono trasformati in immagini, in suoni e sono collegate a un ricordo della prima infanzia represso e rimasto inconscio. Freud lega, inoltre, l’allucinazione ai sogni, analogia resa evidente dall’uso di meccanismi analoghi durante i due processi.

Secondo Bion, l’allucinazione è un sintomo caratteristico dei processi psicotici, e consiste nella manifestazione all’esterno di elementi scissi della personalità, che si verificano attraverso gli organi di senso. Questi elementi scissi o frammenti provengono da un livello mentale primitivo ed è come se cercassero una loro collocazione nella realtà esterna all’interno di un oggetto che possa accoglierli e proteggerli.

 

I diversi tipi di allucinazioni

Le allucinazioni possono essere distinte in semplici e complesse. Si definisce allucinazione semplice quella in cui è presente una singola modalità sensoriale e la percezione non richiede un’elaborazione cognitiva per essere decodificata; nell’allucinazione complessa si attivano, invece, diverse modalità sensoriali e, a loro volta, sono codificate in aree cerebrali differenti.

Esistono, inoltre, allucinazioni:

– ipnagogiche ed ipnopompiche, sono le allucinazioni che si verificano quando la persona è sul punto di addormentarsi o di risvegliarsi.

– negativa, si verifica nel momento in cui un oggetto reale non è percepito dal soggetto allucinato in assenza di lesioni a carico dell’apparato visivo o uditivo.

– visive, si presentano sotto forma di fenomeni elementari, fotopsie o fosfeni, o complessi, con caratteristiche di spazialità e di chiarezza, identiche a quelle che si riscontrano nelle normali percezioni visive. Rientrano in questa area le micropsie, le macropsie, le zoopsie del delirium tremens, le allucinazioni extracampali, che si realizzano al di fuori del campo visivo, e di fenomeni autoscopici.

– uditive o acustiche, sono le più frequenti, e si distinguono in elementari, ronzii, rumori, ecc., e complesse, voci, queste ultime, rappresentano il più frequente disturbo psicosensoriale e possono essere presenti in disturbi psichici come la schizofrenia.

– olfattive e gustative, si presentano associate ad altre forme di allucinazioni e hanno contenuto generalmente sgradevole.

– cenestesiche, si tratta della percezione della alterazione della normale consistenza dei visceri, della loro funzione o della loro invasione da parte di corpi estranei o animali.

 

Diagnosi differenziale dei sintomi delle allucinazioni

Le allucinazioni si riscontrano tipicamente in presenza di patologia mentale causata da malattie neurologiche e psichiatriche, come demenze (senili e precoci), schizofrenia e delirium tremens (in caso di alcolismo cronico).
Inoltre, è possibile possano verificarsi allucinazioni in casi di assunzione di sostanze allucinogene o alcool.
I sintomi e i segni di accompagnamento alle allucinazioni informano e sono importanti per determinare l’origine di tali manifestazioni.

 

Terapia delle allucinazioni

Il trattamento principale per la cura delle allucinazioni è la farmacoterapia con farmaci antipsicotici adatti al tipo di problema psichico specifico presentato dal paziente.

L’efficacia della farmacoterapia aumenta se ad essa vengono affiancati altri tipi di trattamento, tipo la psicoterapia di sostegno, che aiuta il paziente ad accettare e tollerare il disturbo e a gestire la vita quotidiana.

Se si fosse verificato un danno a carico delle funzioni cognitive sarebbe possibile utilizzare la cognitive remediation, programma finalizzato all’allenamento di specifiche funzioni cognitive.

Inoltre, la terapia cognitivo-comportamentale aiuta nella riduzione e gestione del sintomo, ovvero riconoscimento dell’allucinazione, distanziamento critico e padroneggiamento da parte del paziente. Si ottiene in questo modo una maggiore consapevolezza del disturbo che favorisce l’attuazione della terapia farmacologica. Inoltre, è utile anche potenziare le abilità metacognitive del paziente e incrementare le abilità sociali, mediante i social skill training.

 

 

Realizzato in collaborazione con la Sigmund Freud University, Università di Psicologia a Milano

Sigmund Freud University - Milano - LOGORUBRICA: INTRODUZIONE ALLA PSICOLOGIA

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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