L’ agopuntura aiuta e potenzia l’efficacia dei trattamenti medici standard, diminuendo la gravità di patologie quali dolore cronico e depressione, secondo quanto emerso da recenti studi. Recentemente, i ricercatori dell’Università inglese di York hanno dimostrato quanto effettivamente possa essere utile l’utilizzo dell’agopuntura, e non solo grazie ad un mero effetto placebo.
Un programma di studi sulle pratiche a sostegno dei pazienti con patologie fisiche e mentali
Lo studio, svolto dal professor MacPherson, del Department of Health Sciences, in collaborazione con un team di studiosi inglesi ed americani, è parte del Programme Grants for Applied Research (PGfAR) del National Institute for Health Research (NIHR), programma messo in atto con lo scopo di produrre risultati empirici con applicazioni pratiche immediate che possano andare a beneficio dei pazienti con patologie mentali e fisiche. Lo scopo ultimo del programma è proprio quello di promuovere la salute della popolazione inglese, cercando di prevenire lo sviluppo di patologie e la gestione del disagio nel modo più ottimale, promuovendo la messa in atto di una serie di ricerche indipendenti.
L’agopuntura e le dispute sull’efficacia
L’agopuntura è una pratica di derivazione cinese volta alla promozione della salute e del benessere dell’individuo tramite l’inserimento di piccoli aghi in specifiche parti del corpo. In Italia l’agopuntura rientra tra le cosiddette “medicine e pratiche non convenzionali” ritenute rilevanti dal punto di vista sociale (FNOMCeO, 2002) e può essere praticata solo da medici e veterinari laureati, in quanto considerata un atto eminentemente medico. Nonostante alcune proposte di legge risalgano già al 1987, solo nel 2013, nella conferenza permanente Stato-Regioni, è stato emanato un accordo che regolamenta la qualità della formazione e della pratica dell’agopuntura, riconoscendo legalmente la professione di medico agopuntore e istituendo elenchi dei professionisti esercenti l’agopuntura presso gli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Regioni, Conferenza Stato, 2013).
Per anni, l’utilizzo dell’agopuntura è stato oggetto di accese dispute e perplessità riguardanti, tra l’altro, il consentirne o meno un accesso più ampio, soprattutto a fronte dell’aumento della pratica stessa come intervento medico. A tal proposito, nell’intento di dipanare una volta per tutte la diffidenza nei confronti di questa tecnica, la ricerca di MacPherson e collaboratori è stata svolta proprio allo scopo di raccogliere dati provenienti da trial clinici altamente controllati e validati, che fornissero un insieme di prove sufficientemente convincenti a favore dell’effettiva utilità dell’agopuntura a livello clinico e terapeutico, dando così modo ai professionisti della salute di prendere decisioni scientificamente validate.
Infatti, per quanto l’agopuntura risulti essere una pratica largamente utilizzata, soprattutto per la cura del dolore cronico, le prove scientifiche in merito risultano essere ancora abbastanza disomogenee e frammentarie. Fin dalla fine del XX si è assistito ad una proliferazione di ricerche empiriche volte ad analizzarne rigorosamente l’efficacia, le quali hanno però portato a risultati fra loro contrastanti, acuendo le controversie soprattutto per quanto riguarda l’efficacia della pratica a livello clinico e quanto possa essere vantaggiosa in termini di rapporto tra costi e benefici. Inoltre, dal momento che ancora molto poco si sa circa i meccanismi sottostanti il funzionamento dell’agopuntura, si è spesso pensato che potesse riguardare l’induzione di un mero effetto placebo (Ernst et al., 2007).
Proprio a tal proposito, il National Council Against Health Fraud (NCAHF) nel 1991 ha pubblicato uno studio che avrebbe dimostrato la mancanza di comprovata validità dell’agopuntura come modalità di trattamento. Nei vent’anni precedenti, infatti, la ricerca avrebbe “fallito nel dimostrare che l’agopuntura sia efficace contro qualunque malattia” e gli effetti percepiti dopo un trattamento sarebbero “probabilmente causati da una combinazione di aspettative, suggestione, revulsione, condizionamento e altri meccanismi psicologici”. Per quanto siano passati più di vent’anni da questa pubblicazione, la confusione, frequente precursore della denigrazione, e la controversia in merito all’utilizzo e all’efficacia di questa pratica resta tuttora ampia, anche a causa della messa in discussione dell’accuratezza di molti degli studi svolti (Ernst, 2006).
Una review sull’efficacia dell’agopuntura nel trattamento di dolore cronico e depressione
Ad ogni modo, approfittando della presenza di una vasta letteratura sul tema e selezionando solamente quella più rigorosa e validata, MacPherson e collaboratori hanno implementato una review proprio con lo scopo di analizzare i risultati di trial clinici, nello specifico 29, riguardanti il trattamento di pazienti tramite agopuntura e cure mediche standard. All’interno dei trial, i pazienti, affetti da dolore cronico, venivano trattati con una combinazione di agopuntura e cure tradizionali e confrontati con coloro i quali erano trattati solo in modo standard (ad es. farmaci anti-infiammatori, fisioterapia) o con un’agopuntura di tipo fittizio (sham). Nel complesso, i trial hanno coinvolto un totale di circa 18,000 pazienti affetti da dolore cronico di tipo muscoloscheletrico al collo o alla zona lombare, osteoartrite alle ginocchia o dolori alla testa, come emicranie e mal di testa.
Dall’analisi dei trial è stato possibile notare come l’aggiunta di sedute di agopuntura ai trattamenti tradizionali, in confronto alla somministrazione dei trattamenti in modo isolato, portasse ad una significativa riduzione della gravità e dell’intensità del dolore percepito nella zona lombare o alle ginocchia e del numero di mal di testa e cefalee.
Dalle analisi è anche emerso come l’agopuntura sembri effettivamente essere economicamente vantaggiosa, anche nel ridurre e alleviare il dolore e la disabilità date dall’artrite cronica (osteoartrite alle ginocchia), che, conseguentemente, andrebbe a diminuire notevolmente anche i livelli di dipendenza dei pazienti dall’assunzione di farmaci anti-infiammatori, assunti, spesso in quantità sempre maggiori, nel tentativo di controllare il dolore.
Infine, per quanto l’efficacia dell’agopuntura sia stata spesso almeno parzialmente associata al cosiddetto effetto placebo (Ernst et al., 2007; Linda, 1991), gli autori hanno messo in luce come l’uso dell’agopuntura nel trattamento del dolore cronico sembri essere in grado di portare ad una riduzione della sofferenza in modo significativamente più marcato ed ingente rispetto a quanto avverrebbe con l’uso di placebo (agopuntura sham).
In aggiunta a quanto emerso per il dolore cronico, il gruppo di ricerca ha implementato un ulteriore trial clinico focalizzato sull’uso dell’agopuntura nel trattamento della depressione. Questo nuovo studio, svolto nel nord dell’Inghilterra, ha coinvolto un totale di 755 pazienti depressi, sottoponendo gli stessi a sedute di agopuntura o di counseling e confrontandone l’efficacia con quella di trattamenti diversi, come l’assunzione di farmaci antidepressivi.
Analizzando i dati di quest’ultimo trial, è stato possibile notare come sia l’uso dell’agopuntura sia la fruizione di incontri di counseling sembrino essere in grado di ridurre in modo significativo la gravità dei sintomi depressivi, con una persistenza di tali benefici in media fino a 12 mesi dopo la fine del trattamento, indipendentemente da quale dei due fosse stato fatto.
Gli autori affermano che questa ricerca, la più ampia che sia mai stata svolta sul tema, può potenzialmente apportare una buona mole di dati affidabili in grado di dimostrare non solo come l’agopuntura e il counseling siano in grado di aiutare efficacemente i pazienti con episodi depressivi, ma anche come i miglioramenti ottenuti da questi trattamenti sembrino essere sufficientemente stabili anche ad un anno di distanza.
Studi empirici di questo tipo, che mostrano l’esistenza e la fruibilità di terapie alternative ed efficaci, possono risultare estremamente utili e preziose soprattutto per quanto riguarda la prassi clinica. Infatti, ad esempio, il trattamento d’elezione per la depressione comprende solitamente, soprattutto a livello di assistenza primaria, l’utilizzo di terapie farmacologiche, a volte senza nemmeno un sostegno psicoterapeutico adeguato. In circa la metà dei pazienti trattati, però, questo si rivela essere inefficace ai fini di un miglioramento, sia per resistenza al trattamento a livello fisico sia per mancanza di compliance del paziente stesso.
Conclusioni: l’efficacia dell’agopuntura nel trattamento di dolore cronico e depressione
In conclusione, quanto emerso, per quanto necessiti di ulteriori conferme empiriche, potrebbe considerarsi un significativo passo in avanti per quanto riguarda il trattamento di dolore cronico e depressione, chiarendo, per lo meno in parte, le annose controversie sul tema e permettendo così anche a pazienti e a professionisti della salute di fare scelte più consapevoli circa l’utilizzo dell’agopuntura. Il trattamento tramite agopuntura di dolore cronico e depressione, infatti, risulta essere vantaggioso non solo a livello di bilancio tra costi e benefici, ma anche nella riduzione sostanziale dei livelli di dolore cronico e depressione e nel miglioramento dell’umore, limitando anche la presenza di eventuali effetti collaterali, causati invece frequentemente dai farmaci (NIH, 1997).
Infine, i ricercatori hanno evidenziato come possa risultare estremamente interessante approfondire e studiare in modo più mirato i meccanismi potenzialmente sottostanti l’efficacia dell’agopuntura, in particolar modo a livello neuroendocrino. Ad esempio, Goldman e collaboratori (2010) hanno dimostrato come l’agopuntura sembrerebbe agire a livello cerebrale favorendo il rilascio di adenosina, un neuromodulatore con proprietà anti-nocicettive e analgesiche. Questo tipo di alterazione metabolica sarebbe potenzialmente in grado di spiegare anche perché questa pratica porti a benefici apparentemente stabili nel tempo.
Nel complesso, l’agoupuntura risulta un sostegno valido nel trattamento di dolore cronico e depressione.