La complessa scelta della scuola di specializzazione in psicoterapia: il racconto di un’esperienza personale
Tanti tra i giovani neolaureati psicologi, affrontano la scelta della scuola di specializzazione in psicoterapia con apprensione, ma anche con tante aspettative, essendo per molti fortemente determinante per il proprio futuro lavorativo. Tale scelta è tanto onerosa quanto complessa, soprattutto perché le Scuole riconosciute dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in Italia sono circa 500 e sono oltre 21 i principali approcci terapeutici, diversi per presupposti, metodologie e tecniche.
Dopo la laurea in psicologia: scegliere la scuola di specializzazione in psicoterapia
Il viaggio formativo del giovane psicologo, non finisce con la laurea, anzi forse incomincia veramente dopo. Quando ho finito il mio percorso universitario, avevo abbastanza chiaro in mente che tipo di professionista mi sarebbe piaciuto diventare, quali erano le mie risorse e quali invece le cose su cui dover lavorare, ma tanti erano anche i pregiudizi su molte scuole di specializzazione e i dubbi sulla mia professione primo tra i quali: “Cosa differenzia veramente un professionista da un amico sufficientemente saggio ed empatico?” e ancora :“Oltre all’inquadramento diagnostico COME si costruisce e si attua un percorso terapeutico?”.
Se è vero, come ripetono in tanti, che l’approccio psicoterapeutico che scegliamo è come “un vestito che ci si deve sentire addosso”, il quesito è: come scegliere quel vestito? Questo giustamente nessuno te lo dice, è una cosa che devi scoprire e sentire da solo. E allora leggi, ti informi, ascolti dei consigli, frequenti gli Open Day delle scuole di specializzazione in psicoterapia e speri di fare la scelta giusta per te. Così è successo a me. Ho scelto una scuola, ho fatto il primo anno e l’esame e, nel frattempo, ho preso la difficile decisione, insieme ad altri colleghi, di andare via da una scuola di specializzazione che non rispecchiava l’offerta formativa che ci aspettavamo. Sentivo l’esigenza di trovare infatti una scuola che mi desse uno stabile assetto teorico, che fornisse scientificità e metodo alla mia professione e che utilizzasse la relazione terapeutica, non solo come cornice ma anche come strumento di cura.
Frequentare i corsi per un weekend, per scegliere la scuola di specializzazione in psicoterapia
Così è iniziata la mia avventura alla Scuola Cognitiva di Firenze. Quello che per me è stato fondamentale, inizialmente, per intraprendere la nuova scelta, è stata l’accoglienza autentica che ho trovato nel mio colloquio di ammissione con una didatta e soprattutto la possibilità di poter frequentare un intero week end di lezione tra gli studenti, quelli che hanno poi hanno formato la mia classe. Questo è quello che consiglio a tutti: non fermatevi con gli Open Day delle scuole di specializzazione, chiedete agli studenti che già frequentano ed esplorate con mano l’offerta formativa che vi viene proposta.
Una cosa che posso sottolineare con entusiasmo è che ci è stato fornito prima di tutto uno strumento e un metodo di lavoro, fondato su un buon inquadramento diagnostico, fine formulazione e condivisione di un modello di funzionamento del paziente, indispensabile per la creazione di un progetto terapeutico che sia individualizzato e specifico per il paziente stesso. Tutto questo è stato favorito da un’organizzazione della formazione teorica chiara e ben divisa per anni e argomenti che ha visto, ordinatamente illustrati, la clinica e il trattamento dell’Asse I e dei relativi protocolli, dell’Asse II, fino all’area traumatica e della dissociazione.
L’apprendimento di noi studenti è stato inoltre implementato, dall’alternanza tra parti teoriche di lezione frontale e parti pratiche all’interno di ogni giornata di scuola. Ricordo ancora l’evitamento iniziale di ognuno di noi quando i docenti chiedevano chi si volesse offrire nel simulare il terapeuta che si è poi ben presto trasformato nella consapevolezza dell’importanza di questi momenti. Tali esercitazioni di psicoterapia, sono state infatti indispensabili, non solo per applicare una tecnica, ma soprattutto per imparare a fare restituzioni al paziente in un modo per lui comprensibile, per imparare a gestire i tempi della seduta e ancora di più, per modulare i propri stati interni nel colloquio, capacità che solo le esercitazioni pratiche o l’esperienza ti permettono di implementare. Quello che ci è stato offerto, inoltre, è stato un assetto teorico sempre aggiornato, con la possibilità di frequentare Workshop o piccoli moduli specifici per determinati argomenti o per i vari trattamenti per i Disturbi di Personalità, che appartengono al panorama cognitivo di Terza Ondata.
Una delle cose che ho apprezzato maggiormente è stato il clima di accoglienza apertura e dialogo che si respirava tra studenti e didatti della scuola di psicoterapia e il superamento delle vecchie divisioni ideologiche tra psicologi e psichiatri, che ha visto la creazione di un linguaggio condiviso e di un lavoro di rete con tanti professionisti e tra tanti alunni all’interno della scuola. E’ stato inoltre importante per noi studenti che la Scuola fosse prima di tutto anche un Centro di Psicologia Clinica e di Psicoterapia, attivo sia nella ricerca che nell’attività clinica, caratteristica questa che permette di valorizzare i propri studenti e venire incontro alle loro esigenze di formazione pratica.
Il programma di psicoterapia solidale e la formazione in psicoterapia
Negli anni, è stata infatti attivata la possibilità di offrire agli studenti a partire dal terzo anno, almeno un paziente da prendere in cura a tutti gli effetti, che partecipava al programma di Psicoterapia Solidale (psicoterapia a tariffa agevolata), sotto la supervisione di gruppo settimanale dei didatti esperti della scuola e gratuita per gli psicoterapeuti in formazione, oltre quella offerta durante le lezioni. Questa, a tutti gli effetti è stata un’esperienza incredibile di apprendimento e formazione, parallela al percorso di studio per ognuno di noi.
Quello che più ricorderò di questa mia formazione è la mia classe, il crescere con loro, partecipare ai gruppi di ricerca, collaborare e presentare i lavori creati da noi, ma soprattutto vederci diventare colleghi e poi amici, favorendo così anche un ottimo lavoro di rete. E’ grazie alla costruzione di un gruppo classe supportivo, accogliente e validante, favorito prima di tutto dai didatti e dal codidatta che hanno sempre stimolato la cooperazione e mai la competizione, che si è potuto creare quel clima di sicurezza e fiducia, che ha permesso inoltre, di lavorare anche sui nostri temi dolorosi, con profondo rispetto per i tempi di ognuno. Quanto sottolineato ci ha fatto crescere negli anni come psicoterapeuti e individui con più consapevolezza e ha costituito la parte più importante di questo mio percorso. In tutto questo, è importante dire che non è la Scuola che fa il terapeuta. Ogni scuola ha i suoi meriti e difetti, sta allo psicologo in formazione, realizzare con consapevolezza, perseveranza, amore e personalità il progetto di diventare uno psicoterapeuta sufficientemente aggiornato, preparato e un professionista autentico. Quindi, auguro a tutti gli studenti come me, di trovare il loro “vestito” e un buon gruppo di lavoro e soprattutto di completare il proprio percorso con l’ entusiasmo e la voglia di continuare a imparare a fare in nostro complesso ma appassionante lavoro .
Daniela Biagini
Psicologa, Specializzanda IV Anno Scuola Cognitiva di Firenze
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